Il lavoro delle Organizzazioni Umanitarie nelle zone di guerra

Il lavoro delle Organizzazioni Umanitarie nelle zone di guerra

Lo scoppio di una guerra provoca sempre tantissimi sfollati, feriti e morti tra le popolazioni coinvolte. Queste vittime rappresentano un’emergenza a cui è cruciale dedicare i propri sforzi in modo immediato ed efficace.

Qui entrano in gioco le organizzazioni umanitarie, che operano in unione con gli Stati e senza schierarsi con nessuna delle parti in conflitto, per far fronte ai bisogni determinati dalle devastazioni della guerra.

Lo fanno tramite attività di soccorso che comprendono fornitura di cibo, acqua e servizi igienico-sanitari, sostegno alimentare, rifugio, protezione dalla violenza o, come nel caso di Medici Senza Frontiere, assicurando assistenza medica e psicologica alle persone colpite dai conflitti.

Assistenza medica nelle zone di guerra

Uno dei principali e più importanti interventi a carico delle organizzazioni umanitarie durante i conflitti, come quello in corso a Gaza, in Palestina, è la fornitura di cure mediche essenziali alle persone colpite.

Queste possono comprendere interventi chirurgici, fisioterapia ed educazione sanitaria, oltre alla gestione di ospedali da campo e cliniche mobili e a servizi di pronto soccorso. Inoltre, organizzazioni come MSF supportano anche i centri sanitari comunitari che curano le vittime di improvvisi scoppi di violenza, supportano i laboratori che lavorano per identificare e trattare le infezioni resistenti agli antibiotici e offrono supporto psicologico come parte integrante della risposta fornita in caso di emergenze.

Fornitura di cibo e acqua

La fornitura di cibo e il sostegno alimentare rappresentano attività cruciali ad opera delle organizzazioni umanitarie. Si tratta di interventi fondamentali per combattere la malnutrizione, soprattutto tra i bambini che vivono in aree colpite da conflitti e guerre spesso anche molto lunghe e per dare un aiuto concreto alle popolazioni obbligate a vivere in situazione di malnutrizione e carestia.

Anche garantire l’accesso all’acqua potabile e a strutture igieniche adeguate è fondamentale per prevenire malattie e far funzionare scuole e ospedali. Durante le guerre infatti spesso i bombardamenti vanno a distruggere le infrastrutture idriche presenti. In questi casi le azioni prevedono l’installazione di pozzi e latrine e la fornitura di filtri per l’acqua.

Fornitura di rifugi e alloggi

Una delle conseguenze primarie dei conflitti è l’aumento delle persone che vengono sfollate dalle loro case. Tra queste ci sono anche tantissimi bambini, disabili e anziani, che si trovano così a vivere in condizioni precarie non sostenibili nel medio e lungo periodo.

Le organizzazioni umanitarie hanno quindi il compito di fornire tende e rifugi temporanei che aiutano a migliorare le condizioni degli insediamenti di sfollati interni e dei campi per rifugiati.

Le sfide principali delle organizzazioni umanitarie nelle zone di guerra

Le organizzazioni umanitarie che operano in zone di guerra sono costantemente esposte a pericoli di attacchi e devono affrontare numerose minacce quotidiane per compiere la propria missione.

La prima difficoltà è rappresentata dall’accesso limitato alle popolazioni bisognose, che spesso viene ostacolato dai conflitti in corso, dalle restrizioni imposte e dalla distruzione delle infrastrutture di base, come strade o ponti.

Inoltre, la capacità di mantenere costante il flusso delle risorse è messa a dura prova dalle conseguenze della guerra (come ad esempio la chiusura dei punti di passaggio per gli aiuti umanitari) e rappresenta una sfida continua a cui dover rispondere per garantire l’approvvigionamento a beni essenziali per la sopravvivenza.

Anche la mancanza di piani di evacuazione praticabili rende gli interventi rischiosi praticamente in ogni momento. Per permettere alle organizzazioni umanitarie di portare l’aiuto necessario e di operare nel migliore dei modi è necessario che le forze politiche in causa si impegnino a promuovere il rispetto del Diritto Internazionale Umanitario (DIU) per limitare gli effetti dei conflitti armati sui combattenti e sulle popolazioni civili.