La vicenda di Franco Caccavale venne alla ribalta alcuni anni fa quando, dopo che l’uomo insieme alla sua famiglia occupava abusivamente un alloggio dell’edilizia popolare di Nola, a seguito di una sentenza di sfratto emessa dal Tribunale di Nola fu cacciato con la forza dall’abitazione. Le sue proteste in quegli anni furono eclatanti, come lo stesso ci racconta nell’intervista allegata, addirittura legandosi al balcone della casa comunale per chiedere l’assegnazione di quel alloggio che invece gli era stato negato. Lo stesso Caccavale, sposato con una moglie e 4 figli, di cui uno malato poi morto proprio all’indomani dello sfratto, riesce a trovare una sistemazione provvisoria presso un vecchio edificio scolastico abbandonato sempre nel rione Gescal di Nola, dove tutt’ora abita. Da allora sono trascorsi 5 anni e l’uomo non si arrende, vuole ritornare nella stessa casa in cui ha abitato per 11 anni abusavamente, cosa che a suo dire avrebbero fatto altre 27 famiglie. La sua domanda è perché su 28 famiglie che hanno occupato abusivamente quegli alloggi solo io sono stato messo fuori? Lo stesso Caccavale ci ha poi confermato che l’abitazione dove ha vissuto per un decennio attualmente non è abitata da nessun nucleo familiare, anzi lo stesso ha murato con calce la serratura per impedire a chiunque di entrarvi. Una vicenda, di sicuro complessa e delicata, ma che però potrebbe trovare il buon senso per una soluzione definitiva, aiutando l’uomo, ma in particolare i figli ad avere una vita più dignitosa.