Un problema che ha assunto rilevanza europea e che vede per la sua risoluzione il dilemma fondato su due capisaldi dell’economia a cui oggi non si può più rinunciare: l’ambiente (e quindi la salute) e il lavoro. Il ‘caso ILVA’ è ormai al centro delle cronache internazionali con un interrogativo ben preciso, se la politica insieme all’impresa può ancora proporre soluzioni. Si può fare prendendo ad esempio le buone pratiche che ci vengono insegnate dagli altri Paesi comunitari. Ne è convinto l’On. Aldo Patriciello che nel corso del convegno tenutosi a Teramo dal titolo “Taranto è in Europa!” ha sottolineato quanto le normative comunitarie, da recepire a livello nazionale, ci sono e insieme ad un intervento capillare e di rimodulazione degli stabilimenti da un punto di vista di eco-compatibilità si può sostenere il settore siderurgico europeo, e quindi italiano. L’incontro ha voluto mettere a confronto la sentenza della Corte costituzionale del decreto ‘salva-ILVA’ e la Politica ambientale dell’Unione Europea. “In altre parti d’Europa – afferma Patriciello – esistono acciaierie in grado di proseguire la loro attività tutelando la salubrità dell’ambiente circostante, utilizzando delle tecniche all’avanguardia che riescono a garantire una minore quantità di emissioni nocive. Ad esempio l’acciaieria di Linz, in Austria, viene considerata un caso esemplare per la compatibilità ambientale, per la produttività e per la qualità del lavoro all’interno dello stabilimento. Il motivo è molto semplice. L’acciaieria di Linz è virtuosa perché l’azienda è riuscita ad adeguare le sue tecniche produttive alle migliori disponibili attualmente, diventando punto di riferimento normativo e produttivo a livello europeo. L’aspetto straordinario è che l’acciaieria produce e si mantiene concorrenziale sul mercato internazionale in maniera del tutto eco-compatibile. Un’azienda che produce più della metà dell’acciaio prodotto a Taranto, eppure Linz è la seconda città dell’Austria per salubrità dell’aria. Particolari sistemi all’avanguardia di filtraggio impediscono la fuga di polveri e di gas all’estero e ai dipendenti di entrare in contatto con lavorazioni dannose. Un’attività monitorata dalle attività locali che non danneggia le colture e gli allevamenti circostanti tanto che i prodotti riescono ad ottenere certificazioni biologiche. Un esempio dunque da seguire e da applicare grazie ad una buona sinergia tra politica e mondo imprenditoriale che può garantire occupazione e rispetto dell’ambiente anche a Taranto. Solo se si prenderanno a modello realtà come quella austriaca si potrà evitare di fare una scelta dolorosa tra salute e lavoro”. Nel corso degli anni l’Unione ha sviluppato norme ambientali tra le più rigorose al mondo al fine di proteggere il capitale naturale dell’intero territorio comunitario, incoraggiando le imprese a sviluppare un’economia verde e tutelare la salute e il benessere dei cittadini. Altrettanto importante è la salvaguardia dalla crisi di settori, come quello siderurgico, che sono stati e continuano ad essere strategici per l’economia europea. “Lo scorso 13 giugno a Strasburgo – continua Patriciello – è stato presentato il nuovo piano europeo dell’acciaio all’interno del quale è stato evidenziato da un lato persiste la necessità di abbassare i costi energetici completando il mercato interno dell’energia, diversificando l’approvvigionamento energetico ed investendo su una migliore efficienza; dall’altro lato occorre prendere atto che l’Europa ha perso competitività nello scenario economico internazionale e quindi non possiamo più ostinarci a mantenere in vita siti produttivi che oltre ad essere dannosi dal punto di vista ambientale non sono economicamente sostenibili. Per tale ragione l’Ue ha da tempo avviato degli incentivi per la riconversione di siti produttivi e dei lavoratori impiegati in detti siti mediante il Fondo Sociale Europeo (FSE) e il Fondo europeo di adeguamento alla Globalizzazione (FEG). E’ in tale filone che dovrebbe inserirsi anche l’ILVA; rimodulare gli stabilimenti secondo la normativa europea mediante l’utilizzo di fondi comunitari, non ultimi quelli della BEI per la riqualificazione ambientale del sito. Tesi sostenuta con forza dal Commissario Tajani durante una conferenza stampa tenutasi durante l’ultima plenaria di Strasburgo. Per questo credo che ci sia sì il bisogno di soddisfare le due esigenze: diritto alla salute e alla vita e il diritto al lavoro, ma bisogna anche andare oltre e proporre soluzioni concrete immediate evitando altresì che l’ILVA continui a produrre violando i principi sanciti nella direttiva europea 75/EU/2010 sulle emissioni industriali e in materia di responsabilità ambientale”.