Molti fedeli della città archeologica, che si trova in un comprensorio di sei comuni con circa trentamila abitanti, hanno da sempre frequentato e sostenuto il Convento, e dopo tantissimi anni o meglio dire secoli, non si spiegano il motivo per cui debba essere, tra i sedici Conventi gestiti dall’ordine dei frati del Sannio e dell’Irpinia, proprio quello a dover chiudere definitivamente le porte della Chiesa. Dall’ordine provinciale fanno sapere che questa decisione è scaturita dal fatto che sono poche le vocazioni e sono pochi i frati nei Conventi,con un età media superiore ai 70 anni, inoltre pare che ci sia anche un problema di carattere amministrativo-burocratico che non permetterebbe all’ordine dei frati i trasferimenti dalle vicine province di Salerno e Napoli. Il popolo però non ci sta e in questi giorni, dopo il rincorrersi di voci sull’imminente provvedimento di chiusura definitiva, che sarebbe previsto a maggio, si sono attivati sollecitando alcune figure importanti che orbitano intorno al Convento: scout, ex scout, politici e uomini di cultura affinchè chiedessero spiegazioni ai frati e proponessero valide soluzioni al problema. Anche don Giuseppe Parisi parroco, si è mobilitato affinché fosse sempre aperta la Chiesa, difatti pare che in accordo con la diocesi nolana, saranno celebrate al Convento alcune funzioni religiose quali la Giornata Eucaristica ogni giovedì e dei riti: battesimi,cresime e matrimoni. Un contributo gradito da tutti ma poco sufficiente a garantire la presenza costante del “frate guardiano” che da sempre è stata una figura importante per tutti, come quella dell’ultimo frate Federico d’Andrea che ha terminato, per sua volontà, il percorso di fede ad Avella, difatti la prima decisione di chiusura del Convento risale a qualche anno fa. Il Gruppo Scout da quasi un secolo custodisce e gestisce al meglio alcuni locali del Convento a piano terra, potendo contare su circa duecento giovani disposti a tutto per evitare le chiusura anche della Chiesa con la conseguente cessazione dell’attività religiosa domenicale. Un vero e proprio pugno nello stomaco della città d’arte che vanta un patrimonio importante e che deve essere salvaguardato anche in termini di funzionalità oltre che strutturali. Anche il Comune di Avella, negli anni, ha sempre contribuito al sostentamento dell’intero plesso religioso che è ben conservato anche grazie alle opere di beneficenza degli avellani e naturalmente dei frati sannitico-irpini . L’azione del popolo avellano,nel tramite dei suoi autorevoli rappresentanti scelti, sarà decisa e nelle prossime settimane saranno formulate le dovute richieste e interrogazioni con la speranza che “il capitolato” ovvero il consiglio dei frati provinciali cambi idea subito e chieda inoltre al Ministero Generale di rivedere alcune regole in modo che possano giungere ad Avella frati anche dalle altre province: napoletana e salernitana, o se necessario da qualsiasi altra parte del mondo. (Michele Amato)