Principio più che noto e di comun buon senso, ancorché caricato di contenuti, che attengono la sfera della speculazione filosofica “alta e sottile” di varie scuole di pensiero, con modulazioni di tesi ed analisi, ammantate da elaborati e complessi profili sovra-strutturali . Un principio elementare, che, applicato al recupero, con ri-uso, dei rifiuti domestici ed in genere urbani, purché non catalogabili nelle tipologie codificate della tossicità e della pericolosità per la comun salute dell’ambiente e di tutte le forme viventi, li rende “seconde materie ” per i più disparati utilizzi. E così, tanto per rappresentare, uno degli infiniti esempi proponibili, la plastica di comuni contenitori di bibite, si trasforma in fiocchi, che compongono la parte “artificiale” di un capo d’abbigliamento o di un comune maglione o pullover di lana, a sua volta molto parzialmente di origine e natura…ovina. Un sistema, che genera congrui ritorni economici e minor sfruttamento selvaggio di materie “prime“, la cui disponibilità su quella navicella di piccolo cabotaggio, qual é la Terra, orbitante tra le tante Galassie dello spazio, non é illimitata Il rifiuto come risorsa, che si rigenera, innesca e sollecita anche la sobrietà dei consumi, ma senza sconfinare negli “elitari” ed ideologizzati orizzonti della decrescita tout-court ed ideologizzata, disegnati e propugnati, generalmente, da chi ha già tutto ed é annoiato del…superfluo, in cui sguazza da sempre. Ed é quanto avviene nei Paesi dell’Europa del Nord, ad alto e conclamato tasso di educazione civica praticata, grazie alla tecnica della differenziazione, a ciclo domestico ed industriale. La vivibilità e la qualità ambientale sono così garantite, con la responsabile partecipazione dei cittadini, al di là e a prescindere delle leggi e di coloro che sono preposto a farle ossservare. Una presenza, quella di questi ultimi, che risulta del tutto minimale, socialmente non particolarmente richiesta né strutturale. Ma le ” seconde materie” possono diventare ingredienti e…materiali d’arte plastica e figurativa, per linguaggi concettuali, che si proiettano nel surreale. Un piano, su cui si muove Aniello Martiniello con freschezza ed originalità d’inventiva ed ispirazione, componendo nelle più variegate ed insolite forme gli oggetti, che, generalmente, finiscono tra le carabattole dell’abbandono e del “rifiuto” generalizzato per obsolescenza o perché venuti a…noia, per eccesso di consumo\utilizzo. E, del resto, nella fregola del consumismo, “l’usa e getta” é obbligato stile di comportamento. L’artista, nel suo ingegnoso laboratorio, in quel di Cicciano, restituisce vita e nuovo linguaggio agli oggetti–abbandonati e che appartengono alla quotidianità, con una manipolazione mai banalizzante, ma che esalta i pregi della duttilità dei materiali. Ne ricompone gli aspetti, li colora per espressività difformi da quelle originarie. Ed ecco spuntare composizioni interessanti da osservare ed anche da ammirare. Sono composizioni “parlanti”, in mostra nell’aula consiliare del palazzo di città. Inaugurata il 27 luglio, con la presentazione di Armando Sodano e prologo introduttivo di Carmine Montella, Franco Scotto e Michele Campanelli, resterà aperta al pubblico fino a sabato, 10 agosto. Ultimi giorni di esposizione per un’opportunità da non lasciarsi sfuggire, per l’ approccio con un modello di arte–artigianale, che ha già incontrato il largo favore ed interesse dei visitatori.