di Sara Angrisani
“Scrivere per tramandare la memoria della propria esistenza” questo il tema della serata tenutasi il 14 luglio 2016 presso una gremita piazza di Casamarciano (Na).
“Davai Bistrè, le memorie di un nostro compaesano prigioniero di guerra”, fa parte del cartellone di eventi “Notti d’estate”, un ciclo di serate organizzate dall’Amministrazione di Casamarciano, grazie all’impegno dell’Assessore agli eventi e alle associazioni, Arcangelo Piscitelli. L’evento è stato organizzato dal Gruppo Archeologico Orale e dalla Pro Loco Hyria.
La serata è stata dedicata a Francesco Stefanile ed Antonio Barone, due cittadini di Casamarciano che, tornati dalla guerra, hanno sentito il bisogno di condividere la loro esperienza di vita attraverso la scrittura di due libri: “Davai Bistrè” di Stefanile, Ciccio per gli amici del paese, e “Come eravamo” di Barone, autore anche di libri sulla vita nei cortili di Casamarciano e sulle tradizioni locali. A presentare la serata il figlio di Ciccio, Pasquale Stefanile, e il presidente della Pro Loco, Francesco Notaro: “Davai Bistré, avanti! presto! è il grido con cui i soldati russi intimavano ai prigionieri italiani di proseguire la marcia nel freddo, nonostante le sofferenze. Questo grido riecheggia, dentro di se, come un incubo, e arriva dalla Russia fino al suo paese natio, Casamarciano. Antonio e Francesco hanno vissuto entrambi la guerra: il primo in Africa, poi prigioniero in Inghilterra, il secondo in Siberia. Questa manifestazione sarà l’inizio di un percorso incentrato sulla memoria storica che è anche e soprattutto una mappa sensoriale. Antonio parla di suoni e profumi, Ciccio invece vuole tornare alla famiglia e alla sua campagna. La memoria è legata quindi alle sensazioni e ai luoghi più che al tempo. I romani dicevano che non bisogna dimenticare il passato perché senza la comprensione della storia è inevitabile che si ripetano gli stessi errori. Una volta ho letto da qualche parte che la guerra sarebbe tornata solo quando le nuove generazioni non avrebbero più ricordato l’immane tragedia vissuta dai propri antenati. Sta succedendo proprio questo oggi: attentati, stragi, terrorismo, gente che scappa dai propri Paesi e viene scacciata da quelli che dovrebbero accogliere. Questo accade perché si è persa la memoria storica. Io ho letto il libro e l’insegnamento che se ne ricava è che bisogna sempre restare umani, che è quello che i nostri compaesani hanno fatto”. Il libro “Davai Bistre” nel 1998 vince il “Premio Pieve – Fondazione Archivio Diaristico Nazionale”. Dalle pagine di questo diario di guerra la Sacher Film di Nanni Moretti ha tratto un documentario, girato in parte a Casamarciano e in parte a Trecase (Na) dove Ciccio mette su famiglia, raccontando in prima persona gli episodi e gli orrori della guerra, senza però tralasciare l’ironia e la simpatia tipica di un partenopeo.
Il film, mostrato durante la serata, ha commosso ed emozionato il pubblico, soprattutto i più anziani, che hanno seguito la proiezione con le lacrime agli occhi. “Non è stato solo il ricordo di mio padre a portarmi qui stasera” Afferma Pasquale Stefanile “c’è un altro motivo: Antonio Barone. Dopo la scomparsa di mio padre, riordinando le sue carte, mi sono capitati sotto mano questi due libri, “Come eravamo” e una biografia, con una dedica: all’amico Ciccio. Così scopro che Ciccio e Antonio sono nati a pochi mesi di distanza nello stesso cortile, tra il 1921 e il ’22, la classe della vittoria, come si diceva allora. Ma l’essere nati in quegli anni significava avere il propri destino segnato perché all’entrata in guerra dell’Italia, nel giugno 1940, i due giovani compiono 18 anni e vengono chiamati alle armi. Torneranno nel ‘45 ma la dura prigionia li ha segnati oltre che nel fisico soprattutto nel carattere. Sono ormai due uomini profondamente cambiati come testimoniano le memorie che ci hanno lasciato: «ho appena 23 anni e già sono vecchio» afferma mio padre quando, appena tornato a casa sua e dopo aver riabbracciato la famiglia, si guarda allo specchio”. Ad intervenire dopo la proiezione del documentario è il sindaco di Casamarciano, Andrea Manzi, che confessa di aver conosciuto Ciccio e di incontrare ancora oggi Antonio, che a causa dell’età avanzata non ha potuto presenziare alla serata in suo onore: “è incredibile che due persone con appena un avviamento alla professione siano state capaci di scrivere due libri così belli ed intensi tramandando così ai posteri la loro umanità” dichiara il sindaco “leggendo entrambi i libri ho riscontrato due elementi fondamentali della scrittura: la certezza del racconto e il pathos, la profonda sensibilità con cui entrambi raccontano scene così cruente. I nostri concittadini sono stati capaci di tramandare tutti i loro sentimenti nero su bianco insieme ad una grande lezione storica e umana: anche coloro che vincono diventano poveri e non è con la prevaricazione che si raggiunge la vittoria”.