Carissimi fedeli, quest’anno la nostra Festa Patronale cade nel Giubileo straordinario della Misericordia. “Misericordia” vuol dire “dare il cuore”, per alleviare i disagi fisici e spirituali dei nostri fratelli. Papa Francesco ha scelto come motto del Giubileo: “misericordiosi come il padre”. Il nostro modello è S. Stefano. Si è preoccupato della conversione dei giudei a Cristo, ha soccorso le vedove e gli orfani, ha perdonato i suoi lapidatori. Tanti di noi hanno fatto il pellegrinaggio; hanno varcato la “Porta Santa”. Che cosa è cambiato nella nostra vita? Stimiamo “ogni” fratello per il valore che possiede, in quanto è una “persona”, o ci lasciamo condizionare dal suo ruolo, dalla sua immagine? Sentiamo solo un vago sentimento di pietà per le condizioni precarie di tante persone o ci impegniamo perché si faccia giustizia ed abbiano ciò che è indispensabile per una vita dignitosa? Siamo pronti a giudicare e a condannare quando qualcuno sbaglia, oppure manifestiamo comprensione, per sostenere, incoraggiare, risanare? Alle offese subite rispondiamo negando la relazione, vendicandoci oppure disponendoci al perdono? Consentiamo agli altri di esprimere liberamente le loro idee, le loro opinioni, per poi convergere, insieme, verso ciò che è più giusto? Ci limitiamo a criticare ciò che non va nel nostro territorio, oppure ci rimbocchiamo le maniche, e, in prima persona, offriamo il nostro contributo, per rinnovare, promuovere il nostro tessuto socio – culturale e religioso? Non è facile dare una impostazione nuova alla nostra esistenza. Ma ce lo dobbiamo augurare. È necessario, per assicurare un futuro di valori alle generazioni che crescono, il Signore benedica i nostri propositi. Con affetto. Vostro Don Fiorelmo Cennamo