a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 8 agosto la Chiesa festeggia san Domenico di Guzmán, nacque a Caleruega, nel 1170, dalla nobile famiglia dei Guzmán, all’età di 14 anni, fu indirizzato agli studi di filosofia e teologia nella scuola della cattedrale di Palencia. Terminati gli studi, all’età di 24 anni, seguì la sua vocazione ed entrò tra i canonici regolari della cattedrale di El Burgo de Osma, qui venne ordinato sacerdote dal vescovo Martino di Bazan, che stava riformando il capitolo secondo la regola agostiniana, con l’aiuto di Diego de Azevedo. Diego fu eletto vescovo nel 1201 e nominò Domenico sottopriore; quando il vescovo Diego, nel 1203, fu inviato in missione diplomatica in Danimarca dal re Alfonso VIII di Castiglia per accompagnare una principessa promessa sposa di un principe di Spagna, Domenico fu invitato ad accompagnare il vescovo Diego. Il contatto vivo con i fedeli della Francia meridionale costituirono per Diego e Domenico una rivelazione. Nel 1206 di ritorno da un secondo viaggio in Danimarca scesero a Roma e chiesero al papa Innocenzo III di potersi dedicare all’evangelizzazione dei pagani, ma il papa orientò il loro zelo missionario verso quella predicazione nella Francia meridionale, la regione dove erano più attivi i càtari. I due accettarono e, nel 1206, Diego e Domenico furono inviati missionari in Linguadoca e Domenico continuò anche quando si dissolse la legazione pontificia e anche dopo l’improvvisa morte di Diego (30 dicembre 1207). Nel 1212 Domenico, durante la sua permanenza a Tolosa ebbe una visione della Vergine Maria e la consegna del rosario, come richiesta ad una sua preghiera per combattere l’eresia albigese senza violenza, da allora il rosario divenne la preghiera più diffusa per combattere le eresie e nel tempo una delle più tradizionali preghiere cattoliche. L’apostolo della fede e i suoi compagni andavano di giorno in giorno per paesi e città, umili e modesti, pronti a soccorrere la popolazione e riconquistare i fedeli alle dottrine eretiche, il tutto compiuto dalle ardenti prediche tenute da Domenico e dai suoi compagni. Erano i primi germi dell’ordine che avrebbe fondato Domenico. In occasione di un viaggio a Roma, nell’ottobre 1215, per accompagnare il vescovo Folchetto, che doveva partecipare al Concilio Laterano IV, Domenico avanzò la proposta a papa Innocenzo III di un nuovo ordine monastico dedicato alla predicazione, egli trovò grande disponibilità nel papa che l’approvò verbalmente, solo il 22 dicembre 1216 papa Onorio III conferì l’approvazione ufficiale e definitiva dell’Ordine dei Frati Predicatori; sfinito dal lavoro apostolico (stava preparando una missione) ed estenuato dalle grandi penitenze, Domenico morì il 6 agosto 1221, nel suo amatissimo convento di Bologna.
8 agosto: san Ciriaco di Roma, nativo di Roma, fu ucciso, sotto l’imperatore Massimiano, assieme ai suoi compagni: Largo, Memmia, Crescenziano, Giuliana e Smaragdo, furono decapitati il 16 marzo del 306 sulla Via Salaria La tradizione presenta Ciriaco come un ricco romano che convertitosi al Cristianesimo lasciò tutti i suoi beni ai poveri e si mise al servizio della Chiesa. Diventò diacono sotto papa Marcello I. In queste vesti assieme a Sissinnio, Smaragdo e Largo si dedicò all’assistenza dei cristiani e degli schiavi che erano addetti alla costruzione delle terme di Diocleziano. Il gruppo venne scoperto e condannato ai lavori forzati della costruzione delle terme. Ciriaco nei lavori ed in carcere si distinse per la sua carità ed il servizio. Poi, essendo Artemia, figlia di Diocleziano, ammalata e l’imperatore avendo saputo che solo Ciriaco potesse guarirla, lo fece liberare dal carcere e dai lavori e lo pregò di guarirgli la figlia. Ciriaco, commosso, guarì Artemia e ne cacciò il demonio che la affliggeva. In seguito a questo fatto Artemia volle il Battesimo e Diocleziano donò al diacono Ciriaco una casa a Roma. La leggenda racconta che in seguito Ciriaco si recò in Persia dove ebbe modo di operare un analogo prodigio con la figlia del re Sapore, Giovia liberandola dal demonio. Tornò a Roma con i suoi compagni nella casa, che l’imperatore gli aveva donato, creò un fonte battesimale dove venivano battezzati i molti convertiti. Diocleziano abdicò nel 305, l’altro imperatore Massimiano, geloso e adirato per la conversione della sorella Artemia, fece togliere la casa a Ciriaco e lo fece incarcerare e inasprì le persecuzioni contro i cristiani e fece di nuovo arrestare Ciriaco e i suoi compagni. Il pretore Carpazio non riuscì a far cedere nell’idolatria Ciriaco e i suoi compagni e dopo averlo legato sul cavalletto torturatore e versato pece bollente sul corpo lo fece decapitate insieme a Largo, Smaragdo ed altri compagni che vennero giustiziati per decapitazione sulla via Salaria il 16 marzo dell’anno seguente