a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 20 agosto la chiesa cattolica celebra san Bernardo di Chiaravalle, nacque nel 1090 a Fontaine-lès-Dijon (Francia), nella nobile famiglia dei Tezelin, destinato sin dalla nascita alla vita ecclesiastica, la sua prima educazione si svolse in famiglia in un’atmosfera di viva pietà, verso i 5 anni fu affidato ai canonici regolari di Saint-Vorles, a Châtillon-sur-Seine, affinché lo istruissero e maturò la decisione di entrare nella vita religiosa. Con quattro dei suoi fratelli e altri trenta giovani Bernardo entrò a 20 anni nel monastero cistercense di Cîteaux, che era stato fondato nel 1098 da san Roberto di Molesme. Il 25 giugno 1115 santo Stefano Harding, terzo abate di Cîteaux, che non sfuggì il valore spirituale e umano di Bernardo, lo inviò a fondare un nuovo monastero, con dodici monaci, come sarà consuetudine cisterciense, si mosse a cercar la sede, la trovò nella Valle dell’assenzio (così chiamata dalle erbe che vi crescevano), chiamata poi, Clairvaux (Chiaravalle). Qui, il giovane aveva solo 25 anni, poté affinare la propria concezione della vita monastica e impegnarsi nel tradurla in pratica. I primi tempi della nuova abbazia non furono facili per l’indifferenza dei signori locali, e Bernardo, per trovare appoggio nella gerarchia ecclesiastica si rivolse al vescovo di Châlons-sur-Marne, Guglielmo di Champeaux, uomo d’alta spiritualità, fondatore dei Canonici Regolari della Congregazione di San Vittore (vittorini). Da questi ebbe la benedizione abbaziale e consigli pratici di grande valore, iniziando così un’amicizia profonda, rinsaldata da stima reciproca. Ritornato a Cîteaux, spossato dalle fatiche per l’erezione del nuovo monastero, dalle penitenze e dalla cattiva nutrizione, conseguente alla povertà, fu colpito da una grave malattia. Di nuovo l’aiutò Guglielmo di Champeaux, che si recò a Cîteaux per prospettare le difficoltà nelle quali si trovavano a vivere Bernardo e i suoi confratelli. Raggiunta, ormai, una salda stabilità a Clairvaux, il santo cominciò a intervenire attivamente nella vita del suo tempo in difesa degl’ideali di austera vita per la Chiesa contro ogni prepotenza delle autorità laiche e di rigoroso ascetismo per gli ordini monastici. Nel 1128 interviene al concilio di Troyes, dove consiglia la formazione della Militia Templi, i cosiddetti Templari, per combattere gl’infedeli in Terra Santa, scrivendo il De Laudibus novae militiae. La crociata, però, aveva avuto una triste fine, anche per le discordie tra i capi: venne perciò prospettata una nuova spedizione di cui Bernardo avrebbe dovuto essere addirittura il capo; ma, dopo qualche tentativo, si finirà col rinunciare a questo progetto, anche per la morte di uno dei sostenitori, Sugero di Saint-Denis, potente collaboratore del re di Francia. Se il monachesimo cisterciense continuava la sua ascesa e la sua diffusione, se la fama del santo era universale, sebbene spesso duramente e chiaramente contrastata da chi considerava ingerente la sua azione di tutela della Chiesa, se le sue opere erano richieste, diffuse e lette con fervida attenzione, gli ultimi anni di Bernardo furono rattristati dalla morte dei suoi parenti e amici più cari, dall’insuccesso della “sua” crociata, rinfacciatogli da molti, e infine dalla consapevolezza, sempre più chiara e precisa, della trasformazione del suo mondo nelle direzioni e negli indirizzi che in gran parte aveva avversato. Dopo una vita così santa e attiva, spirò il 20 agosto 1153 a 62 anni a Clairvaux, per un tumore allo stomaco