a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 24 agosto la chiesa celebra san Bartolomeo apostolo, è stato uno dei dodici apostoli che seguirono Gesù; originario di Cana in Galilea, ma non vi sono indicazioni sulle date di nascita e di morte, tutto quello che si conosce di questo Apostolo proviene dai vangeli. Secondo il Vangelo di Giovanni egli era amico di Filippo, fu, infatti, questo a parlargli con fervore del Messia. Il suo nome compare poi nell’elenco dei dodici inviati da Cristo a predicare e, ancora, negli Atti degli Apostoli, dove viene elencato insieme con gli altri apostoli dopo la resurrezione di Cristo. Da questo momento più nulla, solo la tradizione che racconta della sua vita missionaria in varie regioni del Medio Oriente tra cui la Mesopotamia Secondo alcuni, forse, si spinse fino all’Atropatene e all’India. Anche la morte è affidata alla tradizione che lo vuole ucciso, scuoiato della pelle, secondo alcune fonti da parte del re dei Medi nella regione della Siria, mentre altre fonti parlano dell’Atropatene. Tradizionalmente, a cominciare dal IX secolo, egli viene identificato con Natanaele, nome che significa “Dio ha dato”. Questo Natanaele proveniva da Cana (Gv 21,2) ed è quindi possibile che sia stato testimone del grande “segno” compiuto da Gesù in quel luogo (Gv 2,1-11). L’apostolato di Bartolomeo dopo la pentecoste fu attivissimo, perché la tradizione successiva gli attribuisce lunghi viaggi missionari. A Bartolomeo toccò la Licaonia, regione all’interno dell’Asia Minore, dove predicò e convertì molta gente alla fede. In seguito, portando con sé il Vangelo di Matteo, passò nell’India e in altre regioni del Medio Oriente, tra queste l’Armenia dove fu coronato con il martirio ad Albanopolis. Sulla morte dell’Apostolo vi sono opinioni diverse, Ippolito scrive che fu crocifisso con il capo all’ingiù e sotto il capo furono bruciate erbe maleodoranti per soffocarlo con il fumo, mentre sant’Agostino e sant’Isidoro di Siviglia affermano che Bartolomeo fu scorticato vivo. L’Armenia fu il campo più fecondo della sua missione, qui liberò numerosi posseduti, guarì malati e diede la vista ai ciechi. Si racconta che Bartolomeo portò alla fede cristiana il re Polimio e la sua sposa. Queste conversioni suscitarono l’invidia dei sacerdoti delle locali divinità, i quali riuscirono ad aizzare contro di lui in tal modo Astiage, fratello del re, che costui decretò per lui il raccapricciante martirio di essere scorticare dalla testa ai piedi, due sole membra rimasero illese, gli occhi e la lingua e furono i due organi di cui si servì l’Apostolo per proclamare ancora la fede in Gesù. Il feroce supplizio terminò con la decapitazione per ordine dello stesso Astiage. Morì probabilmente in Siria tra il 60 e il 68 d.C.; patrono di Benevento e protettore dei macellai, dei conciatori e dei rilegatori.
24 agosto: (Micaela Desmaisières y López Dicastillo y Olmeda), nacque a Madrid (Spagna) il 1 gennaio1809, ricevette un’educazione conforme alla sua condizione aristocratica, ma molto presto conobbe, insieme alla fede, il dolore e l’umiliazione. Sin dalla giovine età si dedicò ad opere caritatevoli, soprattutto verso i malati, si distinse particolarmente durante un’epidemia di colera scoppiata nel 1834 a Guadalajara (Messico). Sotto la direzione del padre gesuita Carasa fece la sua esperienza più significativa all’ospedale di San Giovanni di Dio a Madrid, entrando in contatto per la prima volta con donne di strada, malate per ripugnanti malattie veneree. Quella visita fu tanto decisiva che la spinse ad aprire una casa di accoglienza per quelle sventurate. Questo, che fu il germe della sua grande opera, le procurò una tempesta di incomprensioni. Tutte le sue vecchie conoscenze le negarono l’aiuto e l’amicizia. Il 21 aprile del 1845, in calle de Dos Amigos (Madrid), in compagnia di alcune persone conosciute, aprì un collegio per queste maltrattate per prepararle ad un lavoro dignitoso: l’istituto in breve tempo crebbe notevolmente, tanto che Micaela, consigliata dal suo direttore spirituale, il gesuita Eduardo José Rodriguez, ebbe l’idea di istituire una nuova congregazione religiosa, dedita esclusivamente alla gestione dell’opera. Nel 1850 lasciò definitivamente la sua casa in un ricco quartiere e andò a vivere con loro in una casetta miserabile, recuperando la loro dignità di persone e di figlie di Dio. Dopo anni molto duri, pieni di calunnie e di grossi problemi economici, e avendo come unica risorsa l’Eucaristia, il 1 marzo del 1856 diede ufficialmente vita alla congregazione delle Adoratrici Ancelle del Santissimo e della Carità, ed il 27 aprile del 1858 ne venne eletta superiora generale, grazie all’aiuto e al consiglio di sant’Antonio Maria Claret, suo confessore. Così smise di essere Michela per diventare Madre Sacramento. Il 6 gennaio 1859, festa dell’Epifania del Signore, fecero i voti semplici Michela e le sue sette prime compagne. Il 15 giugno 1860 emise i suoi voti perpetui. Così ebbe inizio la lenta espansione dell’istituto. Il padre Claret conobbe Madre Sacramento essendo già confessore alla corte della regina Isabella II. Il santo favorì lei e il suo istituto spiritualmente e materialmente. Revisionò anche le sue Costituzioni per ottenerne l’approvazione. Entrambi i santi subirono anche grottesche calunnie diffuse con la propaganda più infame. Colpita mortalmente dal colera a Valencia, il 24 agosto 1865, la Madre Sacramento morì a Valencia, dove aveva lavorato per aiutare e portare consolazione durante l’epidemia