a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 24 ottobre la chiesa festeggia san Luigi Guanella, nacque a Fraciscio di Campodolcino (Sondrio), il 19 dicembre 1842. A 12 anni studiò nel collegio Gallio di Como e proseguì poi gli studi nei seminari diocesani, dal 1854 al 1866. Quando tornava al paese per le vacanze autunnali si immergeva nella povertà delle valli alpine; si interessava dei bambini e degli anziani e ammalati del paese, passando i mesi nella cura di questi e nei ritagli si appassionava alla questione sociale, raccoglieva e studiava erbe medicinali, si infervorava leggendo la storia della Chiesa. Si lasciò afferrare fin da giovane dalla visione essenziale del Vangelo. In seminario entrò in familiarità con il vescovo di Foggia, Bernardino Frascolla, rinchiuso nel carcere di Como, poi condannato a domicilio forzato in seminario, e si rese conto della ostilità che dominava le relazioni dello stato unitario verso la Chiesa. Fu questo vescovo a ordinarlo sacerdote il 26 maggio 1866. Svolse il suo ministero prima a Prosto, in Valchiavenna, poi a Savogno, dal 1867 al 1875. In tale periodo conobbe don Giovanni Bosco e la sua opera. Fin dagli inizi a Savogno rivelò i suoi interessi pastorali: l’istruzione dei ragazzi e degli adulti, l’elevazione religiosa, morale e sociale dei suoi parrocchiani, con l’attenzione privilegiata ai più poveri. Invitò don Bosco ad aprire un collegio in valle; ma, non potendo realizzare il progetto, don Guanella, ottenne di andare per un certo periodo da don Bosco. Richiamato in diocesi dal vescovo, aprì in Traona un collegio di tipo salesiano; ma anche qui venne ostacolato e ben presto dovette chiuderlo. Si mise a disposizione del vescovo con obbedienza eroica. Mandato a Pianello poté dedicarsi all’attività di assistenza ai poveri, rilevando l’Ospizio fondato dal predecessore don Carlo Coppini, con alcune orsoline fondò la Congregazione delle Figlie di Santa Maria della Divina Provvidenza, e con queste avviò la Casa della Divina Provvidenza in Como, nel 1886. La Casa ebbe subito un rapido sviluppo, allargando l’assistenza dal ramo femminile a quello maschile, con la fondazione della Congregazione dei Servi della Carità (guanelliani). Gli inizi dell’attività di don Guanella furono difficili e spesso segnati dall’incomprensione, dato che intraprendeva molte attività senza preoccuparsi dei mezzi necessari per portarle avanti. Anche i suoi superiori lo consigliavano a stare più tranquillo, a non esporsi in attività pericolose, a non prendere impegni troppo onerosi. Si adoperava perché le Case e le opere dell’Istituto crescessero ad imitazione della Sacra Famiglia di Nazareth e si curassero di operare il bene nel nascondimento della Fede. È un programma fondamentale per ogni Servo della Carità, specialmente per il sacerdote guanelliano, che deve essere innanzitutto padre e fratello e raccomandava non solo di amare la Vergine Maria, ma di diffonderne la devozione. Ai suoi figli lasciò questo testamento: «Pregate e fate il bene sempre». Il 27 settembre 1915 fu colpito da paralisi nella Casa Madre di Como. Il 4 ottobre ricevette la benedizione apostolica da parte di papa Benedetto XV. Morì il 24 ottobre 1915.
24 ottobre: sant’Antonio Maria Claret, nacque a Sallent (Spagna) il 23 dicembre 1807, da una famiglia profondamente cristiana di tessitori catalani. Con la sua mente di bambino pensa all’eternità e alla sorte dei peccatori. Questa idea sarà il pungolo del suo zelo apostolico. Deve interrompere gli studi ed entrare come apprendista nel laboratorio di tessitura della famiglia. Appaiono i primi desideri di essere sacerdote, ma al momento non è possibile seguirli. Si trasferisce a Barcellona per specializzarsi nell’arte tessili. Allo Lonja de la Seda studia disegno, grammatica e francese. È molto portato per la fabbricazione e si fa un nome come tessitore. Gli propongo la direzione di una industria, ma rifiuta. Quando raggiunge la maturità entra in crisi sul senso della vita. La Vergine lo salva da una morte per annegamento. La sua vita si orienta decisamente verso il Signore. Desidera farsi frate nella certosa di Montealegre, ma la mancanza di salute glielo impedisce. Si intensifica la vocazione apostolica grazie alla lettura della Bibbia. Viene ordinato nel 1835, a 28 anni. È nominato vicario nella parrocchia di Sallent. Va a Roma nel 1839 e si rivolge a Propaganda Fide per essere inviato come missionario in terra di missione, ma a causa della sua salute cagionevole, venne rifiutato. Non potendo raggiungere questo obiettivo, entra come novizio tra i Gesuiti, ma dopo pochi mesi deve tornare in patria perché malato. Per sette anni predica numerosissime missioni popolari in tutta la Catalogna e le isole Canarie conquistando un’immensa popolarità. Il 16 luglio 1849, fondò a Vich (Spagna), con cinque giovani sacerdoti la Congregazione dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria (clarettiani). Nominato, da Pio IX, il 20 maggio 1850 arcivescovo di Santiago di Cuba, arriva in diocesi nel febbraio di 1851. Claret si dedicò subito alla riforma del clero, lottando contro il concubinato e promuovendo una formazione più attuale dei sacerdoti in seminario. Fondò la Congregazione delle Religiose di Maria Immacolata (clarettiane). La sua strenua fortezza nel difendere i diritti della Chiesa e i diritti umani gli crea numerosi nemici tra i politici e i corrotti. E così subisce minacce e attentati, tra i quali uno ad Holguin il 1 febbraio 1856, dove viene gravemente ferito al volto. Al suo ritorno in Spagna venne trasferito alla diocesi della sede titolare di Traianopoli di Rodope e, nel 1857, divenne confessore personale della regina Isabella II di Spagna. In questo periodo continua ad annunziare il Vangelo nella capitale, con la regina viaggia per tutta la penisola e predica nelle città e villaggi che visita. Ha uno sguardo critico sul suo tempo e ne indica i mali, per questo è oggetto di calunnie sulla stampa. In seguito all’insurrezione del 1869, seguì, in Francia, nel suo esilio la regina. Poi partecipa a Roma al Concilio Vaticano I, dove fu tra i principali sostenitori della proclamazione del dogma dell’infallibilità del Romano Pontefice. Interrotto il Concilio, parte per Prades (Francia) e vive con i suoi missionari. Perseguitato ancora dalla rivoluzione, si rifugia nel monastero cistercense di Fontfroide presso Narbona, dove morì il 24 ottobre del 1870.