a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 6 novembre si celebra san Leonardo di Noblac, nacque tra il 491 e il 496, nel castello di Vandôme (Francia), fu battezzato con rito solenne dal vescovo di Reìms, san Remigio, che in seguito si interessò moltissimo della sua educazione cristiana. Leonardo trascorse la sua infanzia nella serenità della sua famiglia, educato ad essere un buon cristiano, un valoroso soldato, un perfetto uomo di corte. Mentre Leonardo pensava solo a crescere, giocando con i suoi coetanei, i genitori riponevano in lui grandi speranze per la gloria della famiglia. Faceva grandi progressi nello studio e dimostrava grande interesse per le funzioni che si facevano nella cappella di corte o nella chiesa del villaggio. Sentiva grande attrazione per la preghiera e spesso chiedeva al sacerdote di parlargli di Gesù, di Maria e dei Santi. Mentre si nutriva, anche, di racconti leggendari delle gesta dei suoi antenati, si sviluppavano in lui i germi di quella bontà che avrebbero fatto vibrare le corde del suo cuore, per tutte le miserie della vita: i sofferenti, gli sfortunati, gli oppressi, i poveri, i mendicanti, i prigionieri. Continuava la sua severa educazione ad essere uomo di corte, ma nel suo cuore si faceva forte il desiderio di una vita umile, anziché una carriera che gli avrebbe garantito ricchezza ed onori come i suoi antenati. Leonardo pregò, meditò, si consigliò e dopo lunga riflessione decise di dedicarsi al servizio di Dio e del prossimo bisognoso. San Remigio fu scelto da lui come suo maestro e lo guidò nella scelta e lo seguì per fare di lui un degno ministro del Signore. Teodorico, figlio e successore di re Clodoveo, mostrò disappunto per le scelte fatte da Leonardo. Però gli assicurò aiuti materiali e morali per il proseguimento del suo apostolato, ma solo se rimanesse a corte, ma Leonardo non si lasciò lusingare da questa offerta. II re, preso d’ammirazione per così grande umiltà, gli concesse il privilegio di visitare le carceri. Leonardo ne fu entusiasta, finalmente poteva accedere ai luoghi dove si soffriva tanto ingiustamente. Rinunciò alle ricchezze, agli onori, alla sicura carriera civile, politica e scelse la vita monastica per essere più unito a Gesù. Leonardo e il fratello Lipardo bussarono alle porte dell’abbazia di Micy. Gli fu proposto di diventare sacerdote, anche vescovo, ma rifiutò. Accettò di essere diacono per essere servire la comunità. Lasciò il monastero di Micy per cercare nella foresta un ritiro solitario più adatto al suo ideale religioso. Con una bisaccia e un bastone Leonardo s’allontanò e si diresse nelle foreste di Pauvain e qui fissò la sua dimora. Una capanna, sotto un albero fu la sua prima abitazione, qui iniziò la sua vita eroica. Eresse vicino alla capanna una cappella dedicata alla Madonna “Notre Dame de sous arbres” e vi costruì un altare dedicato a San Remigio, suo maestro. Altri scelsero di vivere come Leonardo e la comunità si allargò e altre capanne, altra parte di foresta da disboscare, altra terra da dissodare e da far fruttificare, ma mancava l’acqua. Leonardo iniziò a pregare e l’acqua zampillò limpida e fresca. Alla foresta di Pauvain accorrevano prigionieri, schiavi, ammalati, poveri. Leonardo accoglieva tutti. Deponevano ai suoi piedi le catene, i flagelli, i ceppi delle prigioni in segno di gratitudine. Onestà, lavoro, carità, pietà furono le leggi fondamentali sulle quali poggiava la collettività che si trasformò via, via in libera colonia agricola. Leonardo aveva fatto della Carità la ragione della sua vita e ci teneva a lasciarlo come supremo ricordo a coloro che ne avevano sperimentato i frutti. Morì sulla nuda terra il 6 novembre 559; patrono dei carcerati.
6 novembre: beata Cristina di Stommeln, 6 novembre: beata Cristina di Stommeln, è stata posseduta dal demonio per tutta la vita. Il suo destino le fu annunciato nel corso di 3 visioni ricevute durante l’infanzia: prima un serafino, poi la Madonna e poi Gesù le predissero che la sua vita sarebbe stata costellata di sofferenze, se voleva davvero essere la sposa di Cristo. E proprio lì cominciarono i suoi tormenti. Il demonio la sottopose ad ogni genere di tortura, Cristina perdeva continuamente sangue dalla bocca e dalle narici, il demonio la flagellava con fruste di spine, le inondò il letto di 4000 pulci, la costrinse al mutismo per 15 giorni, e per altri 14 la privò del sonno coprendola di pustole ogni volta che tentava d’addormentarsi, la picchiava con martelli roventi. Il padre era un prospero agricoltore che si preoccupò che la figlia ricevesse una certa educazione; sebbene Cristina non sapesse scrivere, riusciva tuttavia a leggere il salterio. Nel breve racconto della sua gioventù, Cristina afferma che la Vergine Maria in persona all’età di 9 anni le apparve e le insegnò la sequenza allo Spirito Santo. A 13 anni scappò a Colonia per diventare una “beghina” (donne che facevano voto di povertà, castità e obbedienza). Visse la sua vita ecclesiastica nel più assoluto e totale nascondimento, indossando un cilicio, dormendo sulle panche o sulle pietre e digiunando sempre a pane e acqua. Il venerdì restava ore ed ore distesa a braccia aperte, raccolta in preghiera per il suo Sposo. Una notte mentre invece di dormire era raccolta in preghiera, le apparvero come angeli splendenti, tanti demoni che suonavano le trombe, essi però travestiti di angeli, sembravano fossero venuti per renderle omaggio, e Cristina, illuminata dallo Spirito Santo, non si distrasse. Un giorno in chiesa, cadde in un riposo che durò tre giorni. Tutte le sue consorelle credettero si trattasse di problemi fisici, infatti la portarono in ospedale. In seguito, spaventate e forse indispettite dalla sua devozione e austerità eccessiva, cominciarono a pensare che fosse isterica e Cristina fu costretta a tornare a casa. A 25 anni, incontrò un giovane domenicano, padre Pietro di Dacia, e diventarono amici; durante il loro primo incontro alla presenza di altri, Cristina fu scaraventata qua e là nella stanza, e sentì i piedi trafitti da un’entità invisibile. Nei due anni successivi, padre Pietro trascrisse accuratamente tutto ciò di cui fu testimone, dall’estasi ad altre manifestazioni. Padre Pietro lasciò Colonia nel 1269, di conseguenza Cristina iniziò a corrispondere con lui attraverso il parroco che talvolta aggiungeva dei commenti personali; da queste lettere sembra che le visioni bizzarre e talvolta violente continuassero (non erano limitate a Cristina, ma colpivano anche coloro che le stavano vicini, e lei stessa le attribuiva a Satana). La grande mistica ebbe estasi ed apparizioni e proprio nel 1269 ricevette le stimmate, che divenivano visibili in certi periodi dell’anno, sulle mani e sui piedi; provata per tutta la vita da molte sofferenze, sopportate guardando sempre al valore della Croce. Non esiste alcuna prova evidente dagli avvenimenti narrati nelle lettere, tuttavia due brani importanti suggeriscono che, a meno che il maestro non abbia inventato queste assurdità, cosa improbabile date le circostanze, Cristina le aveva in ogni caso riferite mentre era in stato di trance o in qualche altro stato anormale, e poi il maestro aveva colmato le lacune. Cristina si liberò del demonio solo in punto di morte, il 6 novembre 1312, a 70 anni, quando Gesù le concesse una morte dolcissima, contornata di un soave profumo di fiori freschi.