a cura di don Riccardo Pecchia.
Oggi 30 dicembre la chiesa ricorda san Felice I, 26º papa della Chiesa cattolica e martire, era romano di nascita, figlio di un certo Costantino; eletto al sommo pontificato il 5 gennaio 269, succedendo a papa Dionigi I. Durante il suo pontificato decretò che si celebrasse una messa annuale sulle tombe dei martiri, si trattava di celebrare privatamente l’Eucaristia, presso le tombe dei martiri nelle cripte delle catacombe (missa ad corpus), mentre la celebrazione solenne, aveva sempre luogo nelle basiliche costruite sulle catacombe, risale al IV secolo, epoca in cui furono edificate le grandi basiliche cimiteriali romane. Morì, sotto l’imperatore Aureliano, il 30 dicembre 274.
30 dicembre: san Ruggero di Canne, nacque a Canne (Barletta) nel 1060, di vita onesta, caritatevole, amante della preghiera il giovane Ruggero era tenuto in grande stima dai suoi concittadini i quali, alla morte del loro vescovo, dovendo eleggere il successore, non esitarono a posare lo sguardo su di lui ritenendolo il più idoneo ad assumere l’ufficio pastorale. Ruggero, nella sua umiltà, unita a prudenza, reputandosi indegno e inadatto cercò di sfuggire, ma constatata l’insistenza del clero e del popolo, scorse in essa la volontà di Dio accettando l’episcopato. La tradizione vuole avesse 30 anni ed era diacono. Assunse l’onere di guidare le sorti spirituali di Canne che, a quell’epoca, veniva fuori da una grande e dolorosa prostrazione causata nel 1083 dalla distruzione della città per una rissa tra il conte Ermanno di Canne e il duca di Puglia, Roberto il Guiscardo. Siamo nell’XI secolo, periodo cruciale per la storia della Chiesa: da una parte si avvertiva il peso dell’influenza dello strapotere civile, che condizionava negativamente la vita di essa, causando corruzione e contro testimonianze nell’ambito ecclesiastico; dall’altro si assisteva ad una grande fioritura di santità che faceva ben sperare in una rinascita spirituale. L’esigenza di riforma, ormai diffusa un pò dovunque, di ritornare cioè alla primitiva vita evangelica, di riottenere l’autonomia della Chiesa dal potere temporale, fu fatta propria dal santo pontefice Gregorio VII, Ildebrando di Soana, per la cui causa pagò di persona morendo esule a Salerno. In quell’arco di storia brillarono figure quali san Pier Damiani, san Bernardo di Chiaravalle, san Norberto. Ruggero s’inserisce su questa scia, in quanto concepì l’episcopato non come onore, ma come servizio. Visse per il gregge che gli era stato affidato, senza mai spadroneggiare su di esso, facendosi, secondo il programma dell’apostolo Paolo, tutto a tutti. Contribuì alla ricostruzione morale e materiale della città; con instancabile ardore esortò i fedeli e li sostenne spezzando loro il Pane eucaristico e la Parola divina. Per le sue doti, fu stimato perfino dai due pontefici contemporanei: Pasquale Il e Gelasio Il, i quali gli affidarono incarichi delicati. La gente vide in lui il vero padre per questo non fa meraviglia sapere che alla sua morte fu acclamato santo e le sue spoglie adagiate nella Cattedrale di Canne, presso l’altare maggiore, quasi a sentirlo ancora vicino come quand’era in vita, per godere della sua immediata protezione. Povero di beni terreni, Ruggero morì il 30 dicembre 1129, all’età di 60 anni.
30 dicembre: beato Giovanni Maria Boccardo, nacque a Moncalieri (Torino) il 20 novembre 1848, in una famiglia che fu la prima e più autentica scuola per la sua formazione cristiana. Nel 1861 frequentò a Moncalieri il ginnasio dei padri Barnabiti, già da ragazzo prese ad interessarsi dei poveri, aiutando un cieco solo e bisognoso, a cui tutti i giorni prestava aiuto nel suo passare per andare a scuola. Al termine del ginnasio, rispondendo alla vocazione che sentiva in sé, entrò in seminario l’8 settembre 1864, con il progredire degli studi aumentò di pari passo in lui la ricerca della santità, il cui pensiero è frequente nei suoi scritti. Fu ordinato sacerdote il 3 giugno 1871, a Torino, e dopo qualche mese entrava come assistente nel seminario di Chieri; nel 1873 ne divenne direttore spirituale e nel 1881 con lo stesso incarico fu trasferito nel seminario diocesano di Torino; intanto il 1 febbraio 1877 era divenuto Dottore in teologia. A Torino, Giovanni e il fratello Luigi strinsero amicizia con i grandi santi del tempo: Giovanni Bosco, Leonardo Murialdo, Giuseppe Allamano. Proprio l’Allamano è il rettore del Santuario della Consolata prima che ne prenda il posto, nel 1880, Giovanni Maria. Nel 1882, venne nominato parroco di Pancalieri, dove fino alla morte fu pastore buono, padre dei poveri. Nel 1884 vi fu una tremenda epidemia di colera e Giovanni Maria con alcune giovani della parrocchia, fu tra i primi a portare aiuto ai colpiti dal morbo e quando cessata l’epidemia, si contavano orfani e vedove senza aiuto, anziani soli ed abbandonati, il parroco consultatosi con san Giovanni Bosco e con san Giuseppe Benedetto Cottolengo. Proprio loro gli ispirarono l’apertura di un ospizio a Pancalieri per le persone rimaste prive di aiuto e il 6 novembre 1884 arrivarono i primi malati. Dopo qualche giorno accolse la prima giovane, proveniente dalla Pia Unione della parrocchia, per gettare le basi di una nuova istituzione religiosa femminile, in cui trasfuse lo spirito di carità di san Gaetano da Thiene, che nel maggio 1886 prese il nome di “Povere Figlie di San Gaetano”; il 7 dicembre 1886, una delle migliori fedeli della parrocchia Carlotta Fontana, si consacrava al Signore prendendo il nome suor Gaetana del Santissimo Sacramento, divenendo poi la prima superiora generale della nuova Congregazione. L’approvazione definitiva, quella pontificia, arrivò nel 1958; le religiose servirono e servono infermi cronici ed abbandonati, orfani ed anziani, bambini, sacerdoti malati. Nel 1911, Giovanni Maria, fu colpito da paralisi, costretto all’immobilità e alla dolorosa rinuncia al ministero; gli era di conforto il farsi portare all’ospizio fra i ricoverati e le suore. Morì il 30 dicembre 1913 a Pancalieri