Lucio Ianniciello
Una serata emozionante, quella di ieri all’Hotel de la Ville. Nella presentazione del libro enciclopedico “Lupi per Sempre” si ripercorre la storia dell’U.s. Avellino 1912, raccontata da giornalisti e non solo. Dai tempi del “Piazza d’Armi” a quelli di oggi, i ritratti di tanti calciatori che hanno vestito biancoverde. L’opera e l’idea di Felice D’Aliasi hanno entusiasmato la platea numerosa presente, ma soprattutto emozionato.
Ci ha creduto Felice D’Aliasi, da sempre attaccato ai colori biancoverdi, innamorato, meticoloso nelle analisi, con un debole per la squadra del 1972. L’Avellino come una seconda pelle, questo il diktat per trasformare un’ “armata brancaleone”, così simpaticamente definita dai protagonisti, in Regina che centrò la promozione in Serie A. Fraccapani, Pantani, Galasso, i gemelli Piga, Reali, Ive, Di Somma, Cattaneo, Vignola, Colomba, Di Leo, Fresta, presenze ieri al De la Ville, fino ai più recenti Cecere, Puleo, Molino, Biancolino che hanno reso l’Avellino una terribile provinciale. La legge del Partenio era nota, i lupi famelici in campo la rinsaldavano. Dove non si arrivava con la tecnica, si arrivava con l’abnegazione, lo spirito di migliorarsi, la coesione di gruppo.
Momenti veramente toccanti come quando sono saliti sul palco i familiari dei compianti Lombardi (moglie e figlie) e Tagliaferri (figlio), simpatici, di riflessione, con aneddoti a testimoniare un calcio che non c’è più. Una rispolverata che ha fatto tanto bene, soprattutto ora che i lupi non stanno vivendo un periodo felicissimo. Gli eroi di allora l’hanno fatta una capatina, prima dell’evento, agli allenamenti del team di Novellino. Chissà che non sortisca gli effetti sperati. Felice D’Aliasi ha richiamato l’attenzione anche di giornalisti di fama nazionale come Salvatore Lo Presti, Gianni Mura, Roberto Beccantini. L’Avellino non è stata una squadra qualunque ma “Una squadra che gioca come il Brasile, che profuma di cibo genuino e campi in fiore. Una squadra che, però, non è brasiliana: si chiama Avellino. Questa squadra gioca al calcio magistralmente, senza sentirsi inferiore a nessuno e senza mostrare nessun borioso senso di superiorità. Umile ed operaia, e nello stesso tempo nobile, come solo i veri aristocratici sanno essere. Questa squadra, l’Avellino, è la più bella realtà del calcio di provincia della storia italiana”. Così scriveva Gianni Brera, il più grande giornalista sportivo italiano, nel 1980″. Brividi da riprovare…