Il ceppo di Xylella fastidiosa che ha colpito gli olivi in Salento è alle porte del Marocco. E sebbene il territorio africano oggi risulti libero dal parassita, le autorità del Marocco non hanno ancora inviato alcuna comunicazione ufficiale all’Europa né preso iniziative specifiche. Lo rendono noto fonti ufficiali anche se al momento tutte le ispezioni e tutte le analisi di laboratorio sono risultate negative. Alla luce di questo timore, è scattata alta la guardia in Marocco, dove il servizio fitosanitario ha effettuato già nei mesi passati attività di monitoraggio. L’Ufficio nazionale per la sicurezza sanitaria dei prodotti alimentari (ONSSA) già da alcuni mesi ha lavorato per formare adeguatamente gli agricoltori per identificare rapidamente i sintomi della Xylella fastidiosa. Questa formazione culminerà nella giornata di Lunedi 20 febbraio all’ IAV Hassan II e sarà dedicata ad un accrescimento delle conoscenze e di sensibilizzazione. Ma a oggi, non risultano comunicazione ufficiali delle autorità marocchine all’Europa sul ritrovamento di pauca ST53, né provvedimenti specifici. La presenza del batterio killer Xylella Fastidiosa anche alle porte del Marocco, dimostra che è una situazione complicata che fa riflettere sul cambio di prospettiva di una storia che abbiamo considerato fin dall’inizio molto locale, legata al solo territorio pugliese, ma che sta pian piano diventando di interesse nazionale e internazionale. Adesso dobbiamo aggiungere alla lista di cause anche le difficoltà di comunicazione fra gli Stati membri e l’assenza di un laboratorio di riferimento comune a tutta l’Unione Europea e all’Africa o, perlomeno, di protocolli condivisi che evitino il ripetersi di errori gravi come quelli sino ad oggi riscontrati. Ricordiamo che Xylella fastidiosa è un batterio agente patogeno che determina un disseccamento rapido dell’olivo ma anche di altri fruttiferi quali il pesco il mandorlo, la vite e molte varietà di agrumi. A seconda della specie della pianta, i sintomi possono non essere immediatamente visibili al momento del contagio e manifestarsi dopo alcune settimane e in alcuni casi anche dopo anni.