Lui si chiama Alfonso Fiorentino ed un giovane universitario tufinese, con la passione per la comicità, un cabarettista… un’artista emergente che sta facendo carriera seguendo la sua passione per il teatro. All’inizio le sue esibizioni erano puramente amatoriale, si esibiva per gli amici e durante le vacanze estive con la famiglia, nei villaggi turistici. Poi ha creato dei personaggi immaginari (il più seguito è la “Signora Fonza di Ponza), con un solo scopo: “strappare una risata a chi guarda i miei sketch, tra monologhi e parodie”. Da poco ha pubblicato uno dei suoi ultimi monologhi che vi proponiamo a seguire:
… e tic tic tic tic . È questo il suono che sento 24h al giorno tutti i giorni! Ci avete mai fatto caso? Ogni volta che qualcuno prende il telefono e schiaccia un tasto, si sente un rumore. Non è assordante all’inizio posso assicurarvelo… ma a lungo andare sì. Eh sì! Io ce l’ho messa tutta per cercare di non sentirlo più, ma… è impossibile! Anche la notte ad esempio, non riesco a capire la differenza tra il tic del telefono, i tic dell’orologio e i tic che tengo io. Comincio a preoccuparmi seriamente, la tecnologia ci sta rovinando. Pensate un po’, sono così fesso da preferire una bella chiacchierata davanti ad un caffè… quando me lo offrono però, perché io, sapete, non sto sempre sotto ad un tetto. Sono quello che voi chiamate “barbone”. Eh sì perché in realtà io sono un uomo libero. E così come io ho i tic anche voi avete i vostri tic… non ci credete? Quante volte al giorno vi collegate su Facebook? E non ditemi bugie. Prima di diventare così io ero un ingegnere… ingegnere meccanico. Poi ho dovuto cancellare ingegnere per fare il meccanico. Nessuna esperienza dicevano… eppure io avevo studiato… e così ebbi la fortuna di ricevere il titolo di “operaio qualificato”. Dovevo ritenermi fortunato, il cartellino che dovevo timbrare ogni mattina mi dava quel pizzico di importanza in più. Come facevo a dire a qualcuno di timbrarlo per me? Eppure lo facevano i miei colleghi. Avevo una famiglia, anche se ora è rimasta solo mia mamma con me. Sapete? C’ero anch’io una volta su quella piattaforma infernale. Al mio primo colloquio di lavoro dovevo avere un account su Linkedin o su Facebook. Prima di allora non mi era mai passato per la testa di iscrivermi su quel social… ero fidanzato, avevo 20 anni… e già me lo immaginavo. Ripetevo tra me e me: “Una cosa del genere ti può solo ipnotizzare”. Ed è vero… è vero! Voi quante volte al giorno vi collegate su Facebook? Scommetto tante. Forse anche in questo momento state facendo qualche diretta… forse anche mentre studiate. E parlo di voi giovani. Se continuate così tra qualche anno rimpiangerete di non aver preferito carta e penna. Ricordate che non tutto si può cancellare con un pennino o con un semplice click… la vita è adesso! Dovremmo alzare di più il collo per guardare meglio il cielo… e non tenerlo sempre abbassato. Non tanto per i dolori perché prima o poi arrivano sempre, quanto per la bellezza delle cose che ci circondano. E non dovremmo andare contro la natura. La natura ci risponde. E’ un po’ come una mamma sapete… se noi sbagliamo non ci sgrida subito, ma ci fa prima capire che abbiamo sbagliato, perché è soltanto dopo che riusciamo a capire perché non dobbiamo farlo più. Mi chiamo Nicola. I miei amici mi chiamavano Nic. Adesso… adesso forse mi chiamerebbero Tic. Mi sono laureato alla Federico II e… e adesso devo andare. E’ quasi ora di pranzo e le persone che si occupano di me mi hanno detto di arrivare puntuale… ma prima di andarmene voglio finire il discorso. Sono sicuro che molti di voi si stanno chiedendo perché ho scelto di studiare ingegneria se critico la tecnologia. Una volta non ero così! Mi son trovato di fronte a delle scelte. Non per fare un gioco di parole ma è stato lo Stato a ridurmi in questo stato. I miei genitori volevano una laurea e io l’ho presa… la mia ragazza voleva essere amata ed io l’ho amata… i miei amici volevano uscire la sera ed io ero sempre disponibile. Un giorno, leggendo un messaggio su Facebook, ho scoperto che la mia fidanzata usciva con il mio migliore amico. Quando ho chiesto spiegazioni lui non mi ha risposto, ma lei una cosa me l’ha detta: “Ti ho lasciato perché mi amavi troppo”. A quel punto mi son messo l’anima in pace… certo, ho sofferto, ma doveva andare così. Poi un giorno trovo una mia foto su Facebook. Che bello direte voi! Purtroppo era condivisa da una pagina chiamata: “Nic l’asociale”… c’erano tutte le mie foto, da quando ero bambino fino ai 18 anni. Il mio amico le teneva conservate perché mi aveva promesso l’amicizia eterna… diceva che il suo bene non era calcolabile e voleva avere un ricordo di me in ogni momento. Il solo piccolo problema era nelle foto. Tutte modificate. Alla loro età avevano trovato il modo per prendermi in giro. Ora voi lo sapete, in una piccola comunità reale basta un niente per far girare voci false ed effimere… ma immaginate in una piattaforma sociale mondiale. In una sola settimana 100.000 click solo perché faceva ridere, solo perché facevo ridere. Non do la colpa all’amicizia perché… un amico non si comporterebbe mai così… e nemmeno alla fidanzata, perché l’amore vero esiste, e si vede che non era quello… ma sapete perché la tecnologia ci porterà alla rovina? Perché preferivo le chiacchiere del paese, perché tra un like e un commento preferisco fare colazione con un amico… e magari bisticciare amichevolmente per capire chi pagherà il conto, perché piuttosto che perdere tempo con i siti online preferisco trovare un lavoro e sudare… e perché tra chiedere l’amicizia o bloccare qualcuno preferisco l’abbraccio dei miei genitori, dei miei amici e della ragazza che amerò… per sempre. Magari tutte queste cose in questo momento non posso averle… ma ho voi. Vi prego, accompagnatemi con un applauso. Ne ho bisogno!