Dieci anni fa, insieme a tanti altri, ho contribuito alla fondazione del Partito Democratico.
Sono stati anni di militanza difficili, anni di battaglie quotidiane in un Partito per il quale ho sofferto, gioito, mi sono spesso emozionato ed altrettanto spesso arrabbiato. Anni di vittorie e sconfitte affrontate sempre con umiltà e dignità.
Il mio agire è sempre stato dettato dalla consapevolezza di affermare, nelle sfide che mi hanno visto protagonista, un sistema di valori equo e l’idea di una società più giusta.
Non è un caso se mi ostino ad usare la parola “militanza”. La mia attività politica è cominciata che ancora non ero diciottenne nei Democratici di Sinistra e nella Sinistra Giovanile, da militante per l’appunto.
In questo tempo ho percorso l’Irpinia e l’Italia in lungo e in largo, con qualsiasi condizione atmosferica, affiggendo manifesti, organizzando riunioni con cittadini di ogni età ed estrazione sociale e soprattutto, costruendo centinaia di iniziative. Dopo aver fatto tutta la “gavetta”, sono arrivato a ricoprire ruoli di responsabilità a livello nazionale del PD e di amministratore nella mia realtà, senza avere alle spalle “capicorrente” che mi calassero dall’alto, com’è avvenuto per molti altri, in Italia e anche nella nostra Provincia.
Ho fatto questa premessa semplicemente per far presente a coloro che non mi conoscono e che vorranno leggere questa lettera aperta, che di momenti difficili nel PD ne ho e ne abbiamo vissuti così tanti che è davvero difficile riuscire a tenerne il conto.
Fino a domenica 19 Febbraio, giorno in cui si è svolta l’ultima Assemblea nazionale del PD, ho sempre ritenuto che ci si dovesse spendere energicamente dall’interno per cercare democraticamente di risollevare il Partito nelle idee e nel modo di interpretare e recepire le istanze della società. Ritenevo e ritengo che fosse necessario porre rimedio ad anni di cattiva gestione, che ci hanno visto troppo spesso strizzare l’occhio alle destre se non addirittura compiere scelte contrarie agli interessi degli strati della società storicamente rappresentati dalla sinistra.
Le battaglie fatte per arginare questa deriva sono state tante e portate avanti sempre in direzione ostinata e contraria rispetto a quelle che erano le indicazioni dei vertici del Partito Democratico:
Dalla creazione del comitato provinciale “PD NO triv” per impedire le trivellazioni entro le 15 miglia dalle coste, alle raccolte di firme condotte al fianco della CGIL per smontare riforme dannose ed inutili per i lavoratori, come dimostrano impietosamente i dati di questi giorni relativi al JOBS ACT.
Dalla battaglia contro l’utilizzo selvaggio e vergognoso dei voucher, alla riforma della “buona scuola”, sbagliata nel merito ma soprattutto nel metodo, condotta in contrapposizione a studenti ed insegnanti che nella quasi totalità l’hanno bocciata senza appello, per finire con il tentativo, non riuscito, di peggiorare la nostra Carta Costituzionale attraverso una riforma populista, condotta a colpi di slogan e personalizzazioni.
Nel vuoto cadde anche l’invito che posi in occasione dell’Assemblea nazionale del luglio dell’anno scorso dove, rivolgendomi direttamente al tavolo di presidenza, chiesi interventi concreti a sostegno del Mezzogiorno, un’intensificazione della lotta alla criminalità organizzata e una maggiore attenzione ai casi d’illegalità che si stavano registrando in Campania ad opera di esponenti del Partito Democratico.
Questi e tanti altri sono stati gli atteggiamenti e le politiche neoliberiste portate avanti, in questi anni, da Matteo Renzi in qualità di Segretario del PD e Presidente del Consiglio che, con tutte le mie forze ho contrastato dall’interno del partito, sempre alla luce del sole.
In quest’ultimo appuntamento con l’Assemblea Nazionale, Renzi, ha inscenato una grande performance dimettendosi da Segretario. Le sue dimissioni non posso che definirle “finte”, visto che un secondo più tardi si è candidato alla carica che già stava ricoprendo, con lo scopo di anticipare il Congresso nazionale di circa 8 mesi e riducendo il tutto all’ennesimo “votificio” che si sarebbe consumato in poche settimane. Il suo unico fine?! Quello di rilanciare la sua leadership ormai in affanno non solo a causa delle politiche di destra che ha messo in campo, ma soprattutto per le continue bugie che ha continuato a propinare agli italiani.
Vedersi togliere la possibilità di portare avanti battaglie che da sempre hanno caratterizzato la mia esperienza, attraverso la creazione di una piattaforma programmatica, e vedersi effettivamente negare la possibilità di dar risonanza a tematiche fondamentali affrontate con Enrico Rossi – che non avrei esitato a sostenere in un congresso decente – ha fatto venir meno, dal mio punto di vista, il senso di comunità e le ragioni stesse che mi inducevano a rimanere all’interno del PD nonostante tutto e tutti.
Per questo, con tantissima tristezza ma altrettanta convinzione, ho deciso di lasciare il PD e di farlo al termine dell’ultimo tesseramento farsa, dove ancora una volta la campagna adesioni è durata neanche un mese ed ha riguardato l’anno 2016.
Ho ritenuto quindi opportuno ascoltare personalmente tutti i ragazzi e le ragazze, le donne e gli uomini che in questi anni hanno militato con me e che in tanti casi si sono avvicinati all’impegno politico attraverso il mio operato. Quindi prima di comunicare ufficialmente, attraverso i mass media ed i social network, la mia fuoriuscita dal PD mi sono confrontato e ho deciso insieme a loro cosa era meglio e giusto fare. Nella mia Serino, terra che amo profondamente, la risposta è stata molto ampia. I compagni e le compagne di una vita hanno espresso la volontà, anche attraverso un documento scritto, che dirameremo nei prossimi giorni, non solo di condividere la scelta di non rinnovare la tessera al PD ma di aderire insieme al nuovo soggetto politico di sinistra “Articolo 1 – Movimento democratico e progressista”.
Continuerà quindi l’impegno non solo di un singolo ma di un’intera comunità nel solco che abbiamo tracciato in questi anni con la passione e la determinazione che ci hanno sempre contraddistinto.
In Irpinia ho già avuto modo di confrontarmi con i rifermenti di Roberto Speranza ed i compagni fuoriusciti da SI, ed insieme abbiamo convenuto sulla necessità che si debba partire dalle idee, dai contenuti e da un preciso impegno programmatico prima di lanciarsi in vuote conferenze stampa finalizzate esclusivamente ad ottenere un’effimera visibilità sui media locali o peggio ancora una nuova verginità politica. Per questo motivo, mentre qualche volto, un tempo noto, proverà a fare fughe in avanti oggi pomeriggio al “Centro Sociale Samantha della Porta”, il sottoscritto, insieme a tanti altri, lavorerà sui territori con la consapevolezza che bisogna ripartire dalle istanze e dalle necessità reali delle persone.
Agli amici ed i compagni, che ho conosciuto in questi anni su tutto il territorio nazionale, che hanno deciso invece di continuare a lottare dall’interno del PD dico semplicemente che rispetto profondamente la loro scelta e che sono sicuro che ci ritroveremo ancora, fianco a fianco, nel combattere tante battaglie a favore degli ultimi e di tutti coloro che credono possibile un cambiamento in meglio della società nella quale viviamo.
Marcello Rocco