” Il processo a Nerone” ed il concerto di Ludovico Einaudi, nel tour del Pomigliano Jazz festival, hanno segnato il punto di avvio, con cui la città si riappropria del patrimonio storico-archeologico e monumentale, che le appartiene. Si aprono interessanti prospettive per le politiche di promozione e sviluppo culturale delle comunità del territorio. Un percorso, da potenziare e ampliare, con iniziative di qualità. L’azione delle associazioni di volontariato e la valenza della convenzione, siglata dall’amministrazione e dalla Soprintendenza dei beni artistici, architettonici, ambientali e storici di Avellino e Salerno. Una scelta di legalità e trasparenza per la gestione dei beni pubblici. (di Gianni Amodeo)
Suggestioni visive, con luci che rischiarano la sera e la notte di mezza luna, incrociandosi e facendo da guida per i varchi d ‘accesso all’arena-platea e per gli spalti, proiettando l’intensità dei loro lunghi fasci. Dialoghi e recitazioni a più voci, narranti una delle tante tragedie di violenza, morte della Roma imperiale. Tragedia di potere, come le infinite tragedie, con cui si consumano sotto tutte le latitudini le lotte di conquista del potere con la forza bruta e cinica. Ed ancora, sonorità, tonalità, vibrazioni di chitarra e violino, ritmi frenetici, percussioni cadenzate e veloci, nel segno della musica classica, riccamente pervasa dalle contaminazioni del pop e del folk, in spettacolare diffusione dall’imponente palco allestito per l’evento. Sono i registri della splendida combinazione – teatro e musica– con cui l’Anfiteatro romano di Avella, l’italica Abella degli osci, si é rianimato- il 10 ed il 15 settembre- come d’incanto di vita propria e nella contemporaneità del Terzo millennio. Un palcoscenico straordinario, caratterizzato dalle integre atmosfere naturalistiche di sempre, “disegnate” dalla cornice dei luoghi e dai boscosi declivi dei monti circostanti. E senza dire del vivido climax, aleggiante sull’intero storico sito ed animato da un pubblico partecipe e coinvolto, oltre che eterogeneo per provenienza geografica, per lo più dell’area metropolitana di Napoli e di Caserta, e…nostrano. Un pubblico, connotato da sensibilità di gusto e tendenze estetizzanti, ben distinte e diverse da quelle del pubblico, che, due mila…anni fa, era solito frequentare gli spettacoli e i duri combattimenti, in scena nell’Anfiteatro. Un pubblico, la cui presenza- circa quattro mila spettatori in complesso, per i due eventi in “cartellone”- che si é rivelato superiore ad ogni più rosea aspettativa d’afflusso, così com’era stato stimato dagli organizzatori. Un autentico successo, per un pubblico, ritrovatosi, attraverso le segrete ed imperscrutabili strade dell’empatia, che sgorga spontanea da pensieri ed emozioni, nella comune riscoperta di uno dei simboli più rappresentativi della città e della storia del territorio. Una riscoperta, affidata, in prima battuta, alla rappresentazione de “Il processo di Nerone“, sull’ottimo testo di Massimo D‘ Antonio, con la regia di Salvatore Totaro, e l’interpretazione della prestigiosa Compagnia dei narratori dell’arte dei Mani e dei Vulcani, impegnata nella promozione culturale dell’area flegrea, alla luce del sua notevole patrimonio storico, artistico ed archeologico. Un cammino a ritroso, per rivisitare le trame del potere e della violenza, che lo innerva e costituisce, segnato dal matricidio, posto in atto da Nerone, decretando l’uccisione della madre Agrippina, che, a sua volta, ne aveva favorito l’ascesa al trono imperiale, con sotterfugi, inganni e stratagemmi di morte. Il processo, con cui si conclude la narrazione recitata sulla spoglia arena, é il sigillo significativo dell’opera.
A completare la riscoperta, il concerto di Ludovico Einaudi, con il suo Ensemble. Uno spettacolo, di buona musica, secondo lo stile ed il linguaggio espressivo, che sono le cifre inconfondibili del famoso pianista e compositore. Due eventi, che consegnano un bilancio socio-culturale di segno positivo, netto e chiaro. Un bilancio, che non scaturisce dal caso, ma dall’impegno delle associazioni di volontariato civico, operanti sul territorio, e dalla volontà dell’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Domenico Biancardi, nell’aprire un percorso innovativo per la valorizzazione del patrimonio storico-archeologico della città, a cominciare proprio dall’Anfiteatro, non più inteso e vissuto quale monumento di sé stesso, ancorché sia da anni polo attrattivo per le cosiddette visite guidate delle scuole, bensì come location, che dia spazio ad eventi ed iniziative di livello qualitativo pari e, magari, superiore a quelle che hanno calamitato il pubblico di qualche settimana fa, secondo una programmazione congrua ed organica, da proporre annualmente entro febbraio al vaglio della Soprintendenza; programmazione, da conciliare con la tutela e salvaguardia del monumento. E’- questo- l’input per il discorso pubblico da sviluppare ed articolare, di cui l’istituzione della Fondazione Avella Città d‘ arte, voluta dall’Ente di piazza Municipio, costituisce l’organismo di servizio e di proposta; una funzione, ch’é configurata dalle disposizioni e dalle clausole del protocollo d’intesa, sottoscritto a giugno scorso, dal sindaco Domenico Biancardi, in rappresentanza dell’amministrazione comunale, e dalla dott.ssa Adele Campanelli, in rappresentanza della Soprintendenza per i beni archeologici, architettonici, ambientali e storici di Avellino e Salerno. Un protocollo, che riflette nelle linee generali la ratio di analoghe “convenzioni”, per le quali gli Enti locali si rapportano alle Soprintendenze territoriali, per la valorizzazione dei beni culturali e monumentali, sia nel creare occasioni di attrazione, sia nel porre le condizioni, che ne favoriscano i ritorni di redditività in chiave turistica. Un processo- quest’ultimo- multifattoriale, che non si realizza dalla sera al mattino, ma che richiede impegno serio, per fornire servizi di accoglienza e ricettività adeguati. Ed Avella dispone di potenzialità notevoli di ordine storico ed archeologico, al di là dell’Anfiteatro, anche e soprattutto in connessione con il patrimonio paesaggistico e naturalistico, con la sentieristica dei suoi monti e dell’intero Parco del Partenio; potenzialità, da tradurre in valorizzazione, puntando anche sulle produzioni casearie tipiche, segnatamente la ricotta ed il caratteristico formaggio ” case muscio“, il cacio di pasta molle, secondo il rigoroso disciplinare ottocentesco, decretato da Murat, alla luce degli eccellenti pascoli e delle acque del territorio, che assicuravano il buon allevamento dei greggi ovini. Terzo fattore costitutivo per cammino intrapreso, il partenariato, con l’amministrazione comunale di Casamarciano, nell’ambito del Festival del Teatro, e con l’amministrazione comunale di Pomigliano d‘ Arco, per l’omonimo Festival Jazz, approdato alla diciottesima edizione e considerato uno de maggiori e migliori eventi, stabilmente- e meritatamente- inserito nel panorama nazionale della promozione e diffusione della cultura musicale.. Il partenariato é funzionale alla realizzazione di attività di sistema ed integrate, con cui i territori si valorizzano nelle vocazioni e nelle potenzialità, di cui dispongono, secondo quei criteri di coesione, che costituiscono l’indirizzo costante delle politiche comunitarie europee, recepito dalla Regione–Campania, alla luce del Por 2007\2013, con proiezione nel Por 2014\2020.
Né va dimenticato che Avella, quale Comune capo-fila del Pit degli itinerari culturali della Valle dell’Antico Clanis, ha già sperimentato – nel decorso decennio- la congruità e l’efficacia delle correlazioni intercomunali con l’area di riferimento, con quella nolano-acerrana ed il Vallo di Lauro; correlazioni, in virtù delle quali cui ha preso forma, tanto per dire, l’intervento di recupero della Cavallerizza all’interno del Castello, che fu allestito nell’alto medio-evo dai longobardi, per essere sottoposto ad interventi di ampliamento e potenziamento nelle funzioni logistiche e strategiche dai normanni, dopo il Mille. Un Castello-Fortezza, caratterizzato dalla rarità dell’impianto, che occhieggia sulla pianura nolana e sul Golfo di Napoli. Sono tanti tasselli, che si sono venuti componendo, attraverso le amministrazioni, le cui consiliature recenti sono state guidate dai sindaci Pietro Vittoria, Salvatore Guerriero e Nico Salvi. Ma se si va a ritroso nel tempo, si ricorderà che solo tra gli anni ‘ 50 e gli anni ‘ 60 del secolo scorso, in città si aprì il discorso pubblico sulla valorizzazione del patrimonio archeologico del territorio. Erano i primi fermenti di cultura civica, di cui si rendevano interpreti giovani professionisti e studenti universitari, mentre la platea dell’Anfiteatro, come avveniva da secoli, era interamente coltivata a granoturco ed ortaggi vari, con alberi da frutta e un modesto noccioleto. Gli ambienti della struttura muraria perimetrale del monumento erano…utilizzati come stalle per mucche, asini e muli e…depositi. I fermenti lievitarono e produssero gli auspicati effetti, con l’acquisizione al patrimonio pubblico della storica struttura, in virtù dell’operato delle amministrazioni, guidate dal sindaco Domenico Biancardi, zio dell’attuale “primo cittadino”, e dal sindaco Benito Sepe, che sarà anche presidente della provincia di Avellino. Un filo rosso di continuità, su cui s’innesteranno l’istituzione dell’Ufficio zonale per i beni culturali e l’allestimento dell’ Antiquarium di via De Sanctis, tra i più attraenti della Campania, propedeutico al Museo, che verrà. Con l’attuale amministrazione, la linea – faticosamente tracciata finora- appare meglio orientata e con obiettivi definiti, che fanno premio sui rapporti tra le istituzioni. Una scelta di legalità e di trasparenza.