In tanti anni di lavoro ci siamo prodigati in nome e favore della civiltà di Somma che affonda le sue radici nella cultura tradizionale contadina. Quella, distillata attraverso innumerevoli generazioni, affratellate, per Tradizione, nel culto del Lavoro. Lo hanno santificato allo stesso modo di quello della Fede che ha sempre fortificato, confortato e sostenuto, in dignità di ruoli, il senso del Dovere, della Famiglia e dell’appartenenza. Per noi cultura è spazio che comunica e tradizione è aria che si respira. Già eravamo in azione, ma più decisamente siamo scesi in campo,quando cominciava a prevalere la supponenza compiaciuta di confondere l’euforia della festa con la consapevolezza del comportamento richiesto dalla partecipazione devozionale. Abbiamo preso atto che, come accade per effetto dell’analfabetismo di ritorno, all’evidenza e con progressivo incremento, ormai per incuria, smemoratezza e disamorata sciatteria nella formalità, predominava l’assuefazione a ripetere, per inerzia, moltissima parte del cerimoniale dei canti e dei balli sacri alla Montagna e a Mamma Schiavona. Mancava la voglia di chiedersi donde nascessero tante meraviglie e, soprattutto,poco importava se si lasciavano transitare nel dimenticatoio, all’uscita dal mondo, quegli eroi che, per creatività e passione sempre più innamorata delle cose patrie, erano stati insuperati protagonisti nella pratica del canto, del ballo e nell’esaltazione dei Beni di una Cultura plurimillenaria. Patria altro non è che la somma dei valori che ci sono stati tramandati nella terra di cui dovremmo essere gelosi custodi; la ricchezza che ci viene dai Padri va documentata, tutelata, divulgata, proposta alle nuove generazioni come disciplina aggiuntiva a quelle previste nei vari indirizzi scolastici, perché significativa della certezza di avere le radici nel futuro. Appassionato cultore della civiltà contadina sommese, Biagio Esposito giovane operatore culturale, fondatore del gruppo folkloristico La Tamorra, aveva già intuito che le tradizioni popolari non potevano essere rappresentate da protagonisti e repertori fissi. Agli elementi del suo gruppo aggiungeva di volta in volta, nei momenti competitivi, i più autorevoli rappresentati del canto e del ballo tradizionale. Ecco perché negli anni si è avvalso della collaborazione di maestre del canto, come Francesca Esposito Abate (Chicchina), insuperabile danzatrice, meravigliosa nella gestualità e nella modulazione delle note in pura lingua sommese, siglata dalla sonora cadenza delle nacchere e Giuseppina Giuliana (‘A Camilla). Tra i maestri d’eccellenza si accompagnavano a La Tamorra,Vincenzo Rea(Tarantella), Giuseppe Iovino (Pino Jove), Franco Angri (‘OPalatone), Fioravante Marotta (Fiore). Già l’attenzione agli approfondimenti dei valori culturali e alla conoscenza di antologie di canti popolari, come quella di Pasolini e della incomparabile lezione di Dario Fo, veniva allora proposta da Angelo Calabrese, che segue le sorti dell’Accademia e dell’annesso Museo da oltre un trentennio. Preziosissimo per le nostre attività è stato l’apporto del Chiar.mo Prof. Aurelio Rigoli, fondatore dell’Etnostoria, che propone una metodologia di ricerca più avanzata di quella dell’Antropologia culturale.Collaborare con il Centro Internazionale di Etnostoria di Palermo, evoluto poi nella Fondazione Rigoli, è stato un privilegio superiore ai nostri sforzi e meriti. Si sono ridotte, nel tempo, le presenze nell’ambito della FITP, mentre si sono allargati gli orizzonti operativi attraverso quelle competenze che attestano una maturata attenzione scientifica ai settori delle Lettere e delle Arti (Biennali Internazionali“Ritualia”, dedicate ai giovani studenti dell’ultimo delle Accademie e Università d’Arte). Il nostro impegno diventa ancora più rilevante con l’ottenuta concessione dell’ex Chiesa di S. Maria di Costantinopoli “Rione Trieste”, che deve essere riscattata dall’attuale fatiscenza e destinata ad un’impegnata attività Culturale – Didattico- Aggregativa, aperta alla cittadinanza. Quel luogo di culto, ereditato dagli antichi padri della civiltà contadina del territorio vesuviano, verrà restaurato, fornito di biblioteca e documenti di consultazione. Sarà centro di incontri, vi si terranno laboratori in nome di quel “sapere e saper fare” che indirizza, suggerisce e contribuisce all’emancipazione del territorio.L’impegno dell’Accademia viene verificato già dalla messa in sicurezza dell’ex luogo di culto con Vivi la Città che Guarda al Futuro. Gli Interscambi Socio – Culturali Formativi con Italia la Russia e il Brasile affrontano tematiche relative a Paesaggio – Ambiente- Architettura e Beni Culturali. Lo spettacolo ‘A VOCE D‘ ‘A GGENTE, è un momento in cui il sentimento popolare ritrova la sua più genuina interpretazione, senza separarsi dal contributo della eterna canzone di Napoli. In occasione dell’evento le pareti della Chiesa sono state arricchite da particolari documenti relativi alla cerimonialità rituale del territorio e agli incontri internazionali dell’Accademia e del Museo. Clemente Marco Desiato e Marco Noviello, giovani ricercatori, che curano l’Archivio Etnografico Regionale, hanno scelto e assemblato,con gusto e competenza, varie immagini di repertorio, relative alle feste, ai culti e commemorative di protagoniste della vita non solo di Somma, ma anche di altre terre, dove possono mutare le coordinate geografiche, ma non cambiano i contenuti umani,cui si riferiscono le voci del popolo, quelle che sono testimoni del vero della storia. Si sono privilegiate le immagini al femminile per un omaggio alle donne di somma fedeli al culto di Maria e custodi della sacralità familiare.
Accademia Vesuviana di Tradizioni Etnostoriche
Museo Etnostorico delle Genti campane