La società contemporanea risulta essere sempre più ‘interconnessa’; sempre più persone di ogni fascia d’età usano le tecnologie digitali e, soprattutto nel mondo del lavoro, la mancanza di tale competenza specifica costituisce motivo di emarginazione. Tra i settori che ancora non riescono ad adeguarsi alle nuove tecnologie e che non riflettono la realtà ci sono proprio le scuole, il primo luogo in cui i bambini, futuri lavoratori, formano le proprie competenze. Da un recente sondaggio sull’impiego delle TCI nelle scuole è emerso che solo un bambino di 9 anni su quattro frequenta un “istituto scolastico altamente digitalizzato” – vale a dire dotato di attrezzature moderne, banda larga veloce (10mbps e oltre) ed elevata “connettività” (sito web, posta elettronica per insegnanti e scolari, LAN, ambiente di apprendimento virtuale). Soltanto la metà dei giovani di 16 anni frequenta tali “istituti scolastici altamente digitalizzati” e il 20% degli studenti della scuola secondaria non ha mai o quasi mai utilizzato un PC durante le lezioni.
“L’universo online sta cambiando, – afferma l’On. Aldo Patriciello – si prevede che nel corso dei prossimi dieci anni il mercato dell’e-learning aumenterà di quindici volte, rappresentando così il 30% dell’intero mercato dell’istruzione. Per questo la Commissione europea lancia il piano d’azione denominato ‘Opening up Education’, volto ad incentivare l’innovazione e le competenze digitali nelle scuole e nelle università”. Per contribuire all’avvio dell’iniziativa la Commissione lancia oggi un nuovo sito web, Open Education Europa, che consentirà agli studenti, agli operatori del settore e agli istituti di istruzione di condividere risorse educative aperte e liberamente utilizzabili. L’istruzione superiore deve, inoltre, far fronte ad una sfida digitale: dato che il numero di studenti dell’UE è destinato a crescere in misura considerevole nel prossimo decennio, le università devono necessariamente adeguare a tale situazione i metodi d’insegnamento tradizionali, offrendo una combinazione di corsi ‘face to face’ ed opportunità di formazione online; ma molte università non sono pronte per un tale cambiamento. Il piano d’azione ‘Opening up Education’ è incentrato su tre aree principali: creare opportunità di innovazione per le organizzazioni, i docenti e i discenti; favorire il ricorso alle risorse educative aperte garantendo che il materiale didattico sia accessibile a tutti; migliorare le infrastrutture TIC e la connettività nelle scuole. “Il mutamento della società, dal punto di vista tecnologico, cambia inevitabilmente anche quello dell’apprendimento e dell’istruzione, – continua Patriciello – a breve l’istruzione per le nuove generazioni basata sulle nuove tecnologie sarà necessaria. L’Europa prevede tutto questo, anche in base ai dati e alle condizioni degli Stati membri più avanzati, e intende sostenere tale sviluppo che deve essere uguale per tutto il continente. La discriminazione tecnologica produce un rallentamento dell’economia e soprattutto l’Italia non può permettersi di perdere tale opportunità. Tutti devono avere le medesime possibilità di trovare lavoro”. Le iniziative connesse al piano d’azione in oggetto verranno finanziate grazie al sostegno di Erasmus+, il nuovo programma dell’UE per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport, e Horizon 2020, il nuovo programma quadro di ricerca e innovazione, nonché con i fondi strutturali dell’UE. Gli effetti verranno amplificati dalle raccomandazioni che saranno pubblicate l’estate prossima dal ‘gruppo di alto livello sulla modernizzazione dell’istruzione superiore’. Il gruppo, istituito dalla commissaria Vassiliou e presieduto dall’ex presidente dell’Irlanda, Mary McAleese, sta attualmente valutando come l’istruzione superiore possa ottimizzare l’impiego delle nuove modalità di insegnamento ed apprendimento.