Cantiere aperto per l’installazione della raffigurazione in acciaio inossidabile agli agenti atmosferici, per rendere omaggio alle vittime d’incidenti sul lavoro e a coloro che- giovani, donne e uomini- sono caduti sui luoghi di lavoro costituendo l’ampio e drammatico fenomeno delle ”morti bianche“ senza che sia stata resa giustizia alle famiglie, delle quali quasi sempre costituivano l’unica fonte di sostentamento. Storie di umanità negata, la cui casistica non conosce freni e limiti. L’iniziativa di un cittadino, che si fa carico di tutti gli oneri di allestimento e di manutenzione della struttura, con delibera di approvazione della civica amministrazione, secondo il principio per il quale i cittadini sono chiamati a concorrere responsabilmente e in modo fattivo…..”alla trasformazione creativa e positiva degli spazi della quotidianità”, per elevare i livelli qualitativi della vita sociale e della spirito comunitario.
di Gianni Amodeo
La stilizzazione raffigura un albero spezzato, metafora della vita violata, sfigurata e annullata. E’ la simbologia dell’installazione, realizzata in duttile acciaio–corten, inossidabile agli agenti atmosferici, con cui si rende onore e il doveroso tributo di memoria a quanti sono restati vittime di incidenti sul lavoro in fabbrica o in cantieri allestiti magari per realizzare opere abusive e a quanti sono morti sui luoghi di lavoro, quasi sempre per il mancato rispetto delle norme di sicurezza o per carenza manutentiva dei macchinari utilizzati, costituendo quella drammatica scia che si allunga- sempre più- delle “morti bianche”; “morti” dette “bianche”, perchè sfuggono- con l’impronta proprio della neutralità passiva espressa dall’uniforme colore bianco- ad ogni possibilità di accertamento di responsabilità, spesso perdendosi nei labirinti dell’amministrazione della giustizia che non viene resa o, se viene resa, conosce tempi biblici. E si pensi, tanto per stare nei contesti nostrani ai nebulosi processi sulle responsabilità private e pubbliche verso i lavoratori aggrediti e uccisi dall’amianto all’ Isochimica di Avellino o alle Montefibre di Acerra o alla Viscosa di Bagnoli di Napoli; processi di cui l’opinione pubblica ha perduto il bandolo, finiti dopo decenni nel tunnel dell’oblio e delle…prescrizioni.
Si deve al senso estetico degli ingegneri Giovanni, Giuseppe e Paolino La Manna Ambrosino l’elaborazione progettuale dell’installazione, per la quale dal 14 scorso è operativo il cantiere di lavoro, con localizzazione in un’aiuola di piazza Guglielmo Marconi e chiusura fissata per martedì prossimo.L’iniziativa, in dirittura d’arrivo, è stata concepita e voluta da un privato cittadino, Gennaro Di Lorenzo, impegnato nelle attività dell’Associazione nazionale tra mutilati e invalidi del lavoro, finalizzate alla diffusione della cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro. E lo stesso promotore del progetto ha vissuto- dieci anni fa– la tragedia della “morte bianca” del fratello Giovanni, poco più che trentenne, restato schiacciato dal peso della difettosa pala meccanica che guidava e che si era rovesciata lungo la rampa di un cantiere per lavori di sbancamento, a Baiano. Lasciava la moglie e la piccola figlia.
Il percorso dell’iniziativa è stato aperto da Gennaro Di Lorenzo lo scorso anno con la specifica istanza rivolta alla civica amministrazione, rendendo noti gli obiettivi del progetto, con l’impegno ad assumere tutti gli oneri economici per le opere da realizzare per l’installazione e di manutenzione della simbolica scultura in acciaio. Un percorso segnato dalla richiesta alla civica amministrazione della concessione di un sito idoneo all’installazione, seguendo tutte le prassi procedurali, amministrative e regolamentari, alla luce dei pareri espressi dalle dirigenze di settore competenti dell’Ente di piazza Duomo. La conclusione è nella delibera di approvazione per il valore dell’iniziativa, “licenziata” dalla Giunta il 16 giugno scorso, su proposta dell’assessore al decoro e all’arredo urbano, l’architetto Cinzia Trinchese.
E la valenza di stretto senso politico del deliberato è nell’incipit, che evidenzia l’importanza della …”partecipazione attiva dei cittadini alla manutenzione degli spazi pubblici, con l’intento di contribuire alla trasformazione creativa e positiva degli spazi della quotidianità…” Una partecipazione che già coinvolge associazioni, imprese e cittadini privati per la cura di strade, viali e le aree di verde cittadino.
L’ “Albero spezzato” nella plastica scultura in acciaio si colloca in simmetria con il Monumento dedicato a Michele Morelli e Giuseppe Silvati, che con l’abate Minichini formano la triade di pensiero e azione ispiratrice dei Moti liberali che presero impulso proprio nella città bruniana neella notte tra l’ 1 e il 2 luglio del ’20, alba e matrice fondativa del Risorgimento nazionale. Un modello di architettura sociale, quello del Monumento, con lineari tracce di visione razionalista che si deve a Sirio Giametta, progettista di alto profilo che ha operato in tutt’Italia con importanti realizzazioni nella prima parte del ‘900 e negli anni dell’immediato secondo dopo-guerra. La rappresentazione memoriale è costituita da un blocco di marmo- sul quale sono incise le generalità di Morelli e Silvati con la quadrata scrittura capitale romana- sormontato dal doppio arco a forcina in cemento armato. E’ la duplicità che esprime i valori dell’ Italianità nell’Unità nazionale, tenendo presente che l’opera fu realizzata dall’amministrazione provinciale di Napoli d’intesa con l’ Ente di piazza Duomo, nell’ambito delle celebrazioni di Italia ’61. Si compiva il primo secolo di Unità politica.
Ma , per comprendere il linguaggio della simmetria e l’insieme che assumerà la piazza- interessata da un eccellente intervento di riqualificazione qualche anno fa con la messa a dimora di alberi di ulivo che incorniciano e ombreggiano aiuole, panchine e la caratteristica fontanina – bisognerà attendere lo scoprimento dell’installazione dell’ “Albero spezzato”. Allo stato, c’è il significato civico e etico dell’iniziativa. Un messaggio da far vivere nella normalità dei luoghi e ambienti dedicati al lavoro. E non è poca cosa con i tempi correnti di sovrana indifferenza allo spirito del comune buon senso che fa lievitare la solidarietà con i principi della responsabilità.