a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 7 ottobre la chiesa celebra la Beata Vergine Maria del Rosario, l’origine della Madonna del Rosario è stata attribuita a san Domenico di Guzman, nel 1212 a Prouille, nel primo convento da lui fondato, vide la Vergine Maria che gli consegnò il Rosario, come risposta ad una sua preghiera, a Lei rivolta, per sapere come combattere l’eresia albigese. Fu così che il Santo Rosario divenne l’orazione più diffusa per contrastare le eresie e fu l’arma determinante per vincere i musulmani a Lepanto. La Chiesa cattolica celebra la festa della Madonna del Rosario il 7 ottobre di ogni anno. Questa festa fu istituita con il nome di “Madonna della Vittoria” dal papa Pio V a perenne ricordo della battaglia di Lepanto, svoltasi appunto il 7 ottobre del 1571, nella quale la flotta della Lega Santa (formata da Spagna, Repubblica di Venezia e Stato della Chiesa) sconfisse quella dell’Impero ottomano. Come già per Poitiers (ottobre 732) e poi sarà per Vienna (settembre 1683), la battaglia di Lepanto fu fondamentale per arrestare l’avanzata dei musulmani in Europa. E tutte e tre le vittorie vennero imputate, oltre al valore dei combattenti, anche e soprattutto all’intervento divino. La battaglia navale di Lepanto si svolse nel corso della guerra di Cipro. Prima della partenza della Lega Santa per gli scenari di guerra, san Pio V benedisse lo stendardo raffigurante, su fondo rosso, il Crocifisso posto fra gli apostoli Pietro e Paolo e sormontato dal motto costantiniano In hoc signo vinces. Tale simbolo, insieme con l’immagine della Madonna e la scritta Sancta Maria succurre miseris, issato sulla nave ammiraglia Real, sarà l’unico a sventolare in tutto lo schieramento cristiano quando, alle grida di guerra e ai primi attacchi turchi, i militi si uniranno in una preghiera accorata. Mentre si moriva per Cristo, per la Chiesa e per la Patria, si recitava il Santo Rosario e i prigionieri remavano ritmando il tempo con le decine dei misteri. L’annuncio della vittoria giungerà a Roma 23 giorni dopo, portato da messaggeri del Principe Colonna. Il trionfo fu attribuito all’intercessione della Vergine Maria, tanto che san Pio V, nel 1572, istituì la festa di Santa Maria della Vittoria, trasformata da Gregorio XIII in «Madonna del Rosario»: i cristiani attribuirono il merito della vittoria alla protezione di Maria, che avevano invocato recitando il Rosario prima della battaglia. La celebrazione venne estesa nel 1716 alla Chiesa universale e fissata definitivamente al 7 ottobre da papa Pio X nel 1913. La «festa del santissimo Rosario», com’era chiamata prima della riforma del calendario del 1960, compendia in certo senso tutte le feste della Madonna e insieme i misteri di Gesù, ai quali Maria fu associata, con la meditazione di quindici momenti della vita di Maria e di Gesù. Il Rosario è nato dall’amore dei cristiani per Maria in epoca medioevale, forse al tempo delle crociate in Terrasanta. L’oggetto che serve alla recita di questa preghiera, cioè la corona, è di origine molto antica. Gli anacoreti orientali usavano pietruzze per contare il numero delle preghiere vocali. Nei conventi medioevali i fratelli laici, dispensati dalla recita del salterio per la scarsa familiarità col latino, integravano le loro pratiche di pietà con la recita dei «Paternostri», per il cui conteggio san Beda il Venerabile aveva suggerito l’adozione di una collana di grani infilati a uno spago. Nacque così la devozione alla corona del rosario, che ha il significato di una ghirlanda di rose offerta alla Madonna. Promotori di questa devozione sono stati infatti i domenicani, ai quali va anche la paternità delle confraternita del Santo Rosario. Fu un papa domenicano, appunto san Pio V, il primo a incoraggiare e a raccomandare ufficialmente la recita del Rosario, che in breve tempo divenne la preghiera popolare per eccellenza, una specie di «breviario del popolo», da recitarsi la sera, in famiglia, poiché si presta benissimo a dare un orientamento spirituale alla liturgia familiare.
7 ottobre: san Marco papa, 34° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica; Secondo il Liber pontificalis era romano, figlio di un Prisco, e fu il successore di papa Silvestro. Il suo pontificato durò solo otto mesi, dal 18 gennaio al 7 ottobre 336, come risulta dal Catalogo Liberiano (la lista dei papi fino a Liberio contenuta nel Cronografo del 354 e utilizzata dal Liber pontificalis) ed è confermato dal Chronicon di san Girolamo. Il Liber pontificalis attribuisce a papa Marco l’uso di concedere il pallio, insegna liturgica costituita da una fascia di lana bianca riservata al vescovo di Roma e da questi concessa ad altri arcivescovi metropoliti almeno dagli inizi del VI secolo. Nella notizia del Liber pontificalis la concessione appare rivolta al vescovo di Ostia insieme alla particolarità di consacrare il vescovo di Roma, consuetudine attestata già agli inizi del V secolo. Il testo attribuisce poi a Marco un provvedimento per tutta la Chiesa non meglio specificato e altrimenti ignoto. Nessuna traccia di interventi di Marco, forse anche per la brevità del suo pontificato, si riscontra peraltro nella documentazione relativa a questo periodo, denso di avvenimenti per quanto riguarda la storia ecclesiastica e contrassegnato soprattutto dalla reazione della parte ariana condannata nel 325 dal concilio di Nicea. Il Liber pontificalis afferma poi che Marco fece costruire due basiliche, una sulla via Ardeatina e l’altra “iuxta Pallacinis”, nel cuore di Roma, e di queste indica dettagliatamente le rendite, provenienti da fondi nei dintorni della città (per la basilica della via Ardeatina l’assegnazione è attribuita a Costantino), e per la basilica “iuxta Pallacinis” anche la dotazione di suppellettili liturgiche, minutamente descritte. Della basilica sulla via Ardeatina il testo specifica che si trattava di una basilica eretta presso una zona cimiteriale, denominata di Balbina e predisposta dallo stesso Marco, e che qui papa Marco venne sepolto, come conferma la Depositio episcoporum, il 7 ottobre. Marco morì di morte naturale.
7 ottobre: santa Giustina di Padova, nacque tra la fine del III e gli inizi del IV secolo, da genitori cristiani, durante il periodo delle persecuzioni cristiane di Diocleziano. Giustina fu battezzata da Prosdocimo, primo vescovo di Padova, discepolo di san Pietro. Figlia di Vitaliano, persona ragguardevole della città di Padova, e di Perpedigne, erano buoni cristiani che praticavano le migliori virtù. Crescendo la fanciulla fu istruita dal santo vescovo, facendo voto a Dio di conservare immacolato il candido giglio della sua verginità. Proveniente da Milano, l’imperatore Massimiano, era conosciuto per la sua crudeltà: fece creare nel Campo Marzio il tribunale per uccidere i santi di Dio. Allora Giustina dal suo podere, salita su una carrozza, si affrettava per andare a visitare e confortare i fratelli di fede perseguitati, quando, fu sorpresa dai soldati, che con la forza fu portata al cospetto di Massimiano. Questi le chiese: «Come ti chiami e la tua condizione sociale». Allora Giustina serena in volto rispose: «Sono cristiana e mi chiamo Giustina». L’imperatore l’invitò a sacrificare al dio Marte se voleva salvarsi, ma la giovane disse che era pronta ad offrirsi in sacrificio solo al suo Signore Gesù Cristo. Allora il crudele imperatore, accecato dall’ira, emanò la sentenza: doveva essere uccisa di spada. Udendo ciò, Giustina iniziò a pregare al suo Dio, ringraziandolo di essersi degnato di iscrivere il suo nome nel libro dei confessori e dei martiri. Terminata la preghiera, piegate a terra le ginocchia, il sicario le immerse la spada nel fianco. Così trafitta per un’ora intera, gli occhi fissi al cielo e le mani levate, fattosi il segno della santa croce, serenamente spirò. Morì il 7 ottobre 304 d.C.; patrona di Padova insieme a sant’Antonio, san Prosdocimo e san Daniele di Padova.
7 ottobre: santi Sergio e Bacco, nacquero nel III secolo d.C., ed erano, secondo l’agiografia cristiana, due soldati dell’esercito romano di religione cristiana, stanziati in Oriente e che avevano un’alta posizione presso la corte di Massimino Daia, divenuto Cesare nel 305 con il governo dell’Oriente; i due furono denunciati da nemici invidiosi, perché non prendevano parte alle feste degli idoli, furono condotti al tempio di Giove ed invitati a sacrificare, ma essi rifiutarono. Chiamati a dare spiegazione della loro condotta confessarono la loro fede nell’unico Dio. Per indurli a cambiare idea vennero vestiti con abiti femminili e fatti sfilare per le strade della città. Lo stesso imperatore fece un tentativo di farli apostatare, essi poi furono inviati da Antioco, prefetto della Provincia Siro-Eufratese, perché fossero uccisi. Nel castrum (accampamento) di Barbalisso, Bacco fu sottoposto ad una cruenta flagellazione, tanto spietata che sotto i colpi morì; il suo corpo fu lasciato insepolto, ma di notte i cristiani lo raccolsero seppellendolo in una grotta vicina. Sergio invece fu costretto a camminare con dei chiodi conficcati nei piedi, attraverso i ‘castra’ di Saura, Tetrapirgio e Rosapha, finché in quest’ultima città fortificata venne decapitato. Il culto per Sergio fu certamente più diffuso, lasciando talvolta in ombra quello di Bacco; a testimonianza che essi furono uccisi a pochi giorni l’uno dall’altro, in Siria venivano celebrati il 1 ottobre (Bacco) e il 7 ottobre (Sergio) ma poi la celebrazione venne unificata al 7 ottobre, sia in Oriente che in Occidente.
7 ottobre: beato Giuseppe Toniolo, nacque a Treviso il 7 marzo 1845, da una famiglia della buona borghesia veneta. Laureato in giurisprudenza all’Università di Padova nel 1867, rimane nello stesso Ateneo in qualità di assistente, sino al 1872, trasferendosi successivamente a Venezia, a Modena e, infine, a Pisa, dove rimane come professore fino alla morte. Nel 1873 conseguì la libera docenza in Economia politica. Nel 1878 venne nominato professore straordinario di economia politica a Modena, ma già nel gennaio 1879 si trasferì a Pisa, dove divenne ordinario nel 1882 e rimase a insegnare fino al 1917. Il 4 settembre 1878, sposa Maria Schiratti, dalla quale ha sette figli, tre dei quali morti in tenera età. La sua è un’esperienza di famiglia ricca di tenerezza e di preghiera, una famiglia dove la Parola di Dio è di casa. Comincia a interessarsi attivamente all’Opera dei Congressi, fondata nel 1874. Nel clima culturale del tempo, si impegna perché i cattolici siano presenti nella società civile. In quel momento essi cominciano a formare associazioni a tale scopo. Il 29 giugno 1867, nasce la Società della Gioventù Cattolica Italiana, primo nucleo dell’Azione Cattolica Italiana e, dopo la parentesi per la presa di Roma del 1870, si giunge al settembre 1875, quando, durante il II Congresso generale dei cattolici italiani, si stabilisce di promuovere, come organizzazione stabile, l’Opera dei Congressi e dei Comitati cattolici, il cui primo presidente è Giovanni Acquaderni, fondatore, con il conte Mario Fani, dell’Azione Cattolica. Sulla scia di questa organizzazione, il 29 dicembre 1889, a Padova, viene costituita l’Unione cattolica per gli studi sociali, il cui presidente e fondatore è proprio Giuseppe Toniolo il quale, nel 1893, dà vita alla “Rivista internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie”. Toniolo elabora una sua teoria sociologica, che afferma il prevalere dell’etica e dello spirito cristiano sulle dure leggi dell’economia. Nei suoi numerosi scritti, propone varie innovazioni: il riposo festivo, la limitazione delle ore lavorative, la difesa della piccola proprietà, la tutela del lavoro delle donne e dei ragazzi. Dal punto di vista religioso, è fautore di un’azione più incisiva dei cattolici in campo sociale. Dal 1894 in poi, diviene uno degli animatori del movimento della “Democrazia cristiana”. Difende il valore economico-sociale della religione, conciliando così fede e scienza. Nel 1908, pubblica il Trattato di economia sociale. Dopo lo scioglimento dell’Opera dei Congressi, Toniolo è incaricato di redigere i nuovi statuti del movimento cattolico. Nel 1906 è nominato presidente dell’Unione Popolare, che ha il compito di coordinamento generale delle attività in campo cattolico. Su suo impulso, nel 1907 iniziano le Settimane sociali. Fu tra i fondatori della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) e contribuì all’organizzazione delle donne cattoliche d’Italia, compilando il primo statuto della loro Unione, che fu approvato da Pio X nel 1908. Si adoperò per la costituzione di un’università cattolica, che vide la luce dopo la sua morte. Porta avanti il suo servizio ecclesiale con fedeltà alla Chiesa, stimato dai pontefici del suo tempo. Preoccupato della guerra in corso, elabora uno statuto di diritto internazionale della pace che affida al Papa. Morì il 7 ottobre 1918.