Presentata la riforma che regola l’ingresso alle facoltà. Una soluzione promessa in campagna elettorale per combattere il sovraffollamento. Studenti in rivolta, il 16 novembre manifestazione contro il governo.
PARIGI – Emmanuel Macron vuole far cadere un altro tabù francese: il libero accesso all’università. Il governo ha presentato l’attesa riforma che stabilirà nuove regole di iscrizione negli atenei. La Francia è uno degli ultimi paesi occidentali a non prevedere numero chiuso o test di ammissione per gran parte degli atenei, anche se si tratta di un’ipocrisia. In realtà, i migliori alunni vanno spesso nelle Grande Écoles, dall’Ena a Normale Sup a Polytechnique, con criteri iper-selettivi e destinati a pochi eletti, tra cui buona parte dell’élite del Paese e lo stesso capo dello Stato.
Il resto degli studenti finisce in un sistema universitario intasato. D’altro canto il sistema aperto vede alcune facoltà – come psicologia, medicina, giurisprudenza – talmente sovraffollate che negli ultimi anni hanno dovuto stabilire una lotteria per stabilire chi può entrare e chi no.
Un’assurdità secondo Macron che aveva promesso in campagna elettorale di cambiare una situazione nella quale sulla carta tutti possono ambire a fare studi superiori ma poi oltre 70 per cento degli studenti abbandona gli studi durante il ciclo triennale. “L’università non può essere la soluzione per tutti”, ha detto il leader francese che vorrebbe incoraggiare anche altri percorsi, come gli istituti tecnici.
È un dibattito che va avanti da tempo. Una riforma era stata presentata già a metà degli anni Ottanta, ma il governo era stato costretto a fare retromarcia davanti alle proteste in piazza. Oggi tutti riconoscono il problema del sovraffollamento e l’assurdità della lotteria per procedere all’iscrizione ma, secondo alcuni docenti, la soluzione non chiudere gli atenei, bensì investire di più, aumentando i posti e continuando a garantire il libero accesso a tutti. Il governo ha annunciato di voler stanziare un miliardo di euro per i prossimi cinque anni, mentre i rettori ne chiedevano cinque volte tanto per migliorare l’insegnamento e poter accogliere gli studenti in migliori condizioni.
Il baby-boom della generazione nata a cavallo degli anni Duemila mette in sofferenza le università che prevedono 40mila nuovi studenti in più l’anno prossimo e ben 200mila nei prossimi cinque anni. La riforma presentata dal premier Edouard Philippe e la ministra dell’Istruzione Frédérique Vidal non cita mai la parola “selezione”, né “prerequisiti”, ma instaura una serie di criteri “attesi” per poter accedere a determinate facoltà. Già al liceo gli alunni dovrebbero essere meglio orientati da professori e presidi per essere indirizzati verso studi superiori compatibili con i risultati. Se poi gli alunni senza i criteri “attesi” tenteranno lo stesso di iscriversi alle facoltà più sovraffollate dovranno seguire dei corsi di perfezionamento che potrebbero durare fino a un anno.
La maggior parte delle associazioni di studenti critica la nuova riforma. “È un modo di fare una selezione senza ammetterlo”,
sostiene la presidente dell’Unef, Lila le Bas. Per Macron, già accusato di essere il “Presidente dei ricchi” per via dei tagli sulla patrimoniale, si apre un nuovo fronte con i giovani. Una manifestazione contro il governo è prevista il 16 novembre.