Oggi, 27 dicembre, alle 19 al Godot Art Bistrot in iva Mazas ad Avellino, Francesco Brusco presenta il suo ultimo libro «Estetica di Sgt. Pepper. Genesi, linguaggi e ricezione del capolavoro dei Beatles»(Arcana, 2017, pag. 285, 22 euro).
Brusco, che è docente di Storia dell’Arte, musicista e cultore dell’opera dei Beatles, ha compiuto studi sull’iconografia musicale nell’arte del Seicento e scrive di Popular Music per riviste di settore e blog. Come musicista ha pubblicato due cd con il trio «Là Nua».
Nel saggio, già in testa alle classifiche di settore nei maggiori store on line, l’auore si interroga su cosa resta di «Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” a mezzo secolo dalla sua uscita? In che modo la Cloud Generation fruisce di questo capolavoro? Qual è il suo vero contenuto musicale? E ancora, se questo è davvero l’apice della carriera dei Beatles e il disco più influente della storia?
In occasione del suo cinquantesimo anniversario queste domande sono tornate alla ribalta, fra celebrazioni e riesami che spesso tuttavia cedono il passo al mito e alla nostalgia.
Il lavoro di Brusco nasce proprio per rispondere a tali quesiti attraverso un’approfondita analisi dell’album: i componenti elementari del linguaggio musicale (armonia, melodia, ritmo, ecc.) e quelli specifici della Popular Music (arrangiamento, registrazione, editing, produzione), le forme e gli stili, i testi. Il contributo dei singoli membri del gruppo e quello di George Martin; gli ingredienti realmente innovativi e quelli di continuità con il periodo precedente; il confronto con la musica del biennio 1966-’67; la Swinging London, l’Lsd, l’India, e il loro vero impatto su Sgt. Pepper.
Uno sguardo – e un ascolto – in profondità, al di là del mito, per comprendere e apprezzare l’essenza del più celebre disco di tutti i tempi, e capire quanto del suo messaggio arrivi ancora a noi: dal vinile a Spotify, dalla Summer of Love all’epoca dello streaming.