di Antonio Fusco
In un clima di rinascita civile e di fervore religioso Sant’Alfonso nel dicembre del 1754, si trovò a svolgere a Nola la sua prima missione, sollecitato dal Vescovo Trojano Caracciolo del Sole, per predicare durante la Novena dell’Immacolata.
Allora fu ospitato dalla famiglia Zamparelli, composta dai fratelli sacerdoti, Giuseppe, Michele e Felice, e da due sorelle, Fortunata e Antonia, tutti dimoranti “in una casa di più membri censuata dalla Venerabile Chiesa di San Giovanni dei Fustiganti di questa città”, come è documentato nel Catasto Onciario della città di Nola 1753/1754. Nella discussa del 20 maggio 1754, firmata dagli Eletti della città, si precisa che gli Zamparelli abitavano in una “Casa propria sita in detta città nel luogo detto fuori al Forno che attacca col Palazzo del signor Ottavio Cesarini.” Nel Settecento il sito urbano “For’ ‘o Furno”, indicava la confluenza di Via Morelli e Silvati (‘A scesa ‘e San Giuseppe) nel tratto settentrionale di corso Tommaso Vitale. L’ubicazione del Palazzo Cesarini ci è fornita da Carlo Guadagni, il quale riporta che si trovava “ di rimpetto alla Chiesa di San Giuseppe” Poiché il palazzo abitato dagli Zamparelli, era ubicato al Forno Vecchio, vale a dire la confluenza di Via Morelli e Silvati e corso T.Vitale, ed era attaccato a quello dei Cesarini, sito di fronte alla Chiesa di San Giuseppe, (attuale n. civ. 8 ), se ne deve necessariamente dedurre che il palazzo in cui Sant’Alfonso ne scrisse i versi e musicò “Tu scendi dalle stelle” è quello segnato con il n. civico 14 di corso Tommaso Vitale. La struttura dell’edificio è stata oggetto di qualche modifica estetica e funzionale nel corso dell’Ottocento e del Novecento.
In proposito Oreste Gregorio riporta che Sant’Alfonso compose e musicò a Nola nel 1754 “Tu scendi dalle stelle”, che diede alle stampe nel 1755. Egli riferisce: “L’originale pastorale, che incantava il filosofo Cardinale Mercier, è ormai cantata dappertutto.”
Marcello Stanzione annota che nella casa dei canonici Michele, Felice e Giuseppe Zamparelli Sant’Alfonso compose la celebre pastorale proposta per la prima volta nella Cattedrale di Nola durante le festività natalizie. Lo storico scrive che il Santo “Dopo aver fissato su un pezzo di carta le note del canto, le eseguì al clavicordo. Il primo ad essere entusiasta di quel canto natalizio fu don Michele Zamparelli, che lo ospitava per la missione popolare. Il sacerdote chiese al Santo di poter copiare la canzone. Ma Sant’alfonso disse di no! Don Michele, allora, approfittando che in Santo stava in chiesa per fare la predica, entrò nella sua stanza, copiò il manoscritto, e se lo mise in tasca. A sera, mentre Alfonso in chiesa insegnava la canzone al popolo, fece finta di aver dimenticato la successione dei versi. Si rivolse allora ad un seminarista dicendogli: “Va’ da don Michele, in coro, e fatti dare la mia canzoncina che ha in tasca:così potrò continuare”.
Il testo della pastorale si articola in sette strofe, con metro differente (tre endecasillabi, due ottonari, un quinario). Di essa Giuseppe Verdi ebbe a dire che “Senza questa pastorale di Sant’Alfonso, Natale non sarebbe più Natale.
(Note tratte da: AAVV “Nola… Armonia celeste. S. Alfonso de’ Liguori a Nola, pubblicato dalla Pro Loco di Nola nella collana Genius Loci nel 2010)
Testo di “Tu scendi dalle stelle”
Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo
E vieni in una grotta al freddo e al gelo.
O Bambino mio Divino,
io ti vedo qui tremar.
O Dio beato,
E quanto ti costò l’avermi amato
A Te, che sei del mondo il Creatore
Mancano panni e fuoco, o mio Signore.
Caro eletto Pargoletto,
Quanto questa povertà
Più m’innamora,
Giacché ti fece Amore povero ancora.
Tu che godi il gioir nel Divin Seno,
Come vieni a penar su questo fieno?
Dolce amore del mio core,
Dove Amor ti Trasportò?
O Gesù mio,
Per chi tanto patir, per amor mio!
Ma se fu tuo volere il tuo patire,
Perché vuoi pianger poi, perché vagire?
Sposo mio, Amato Dio,
mio Gesù, t’intendo sì:
Ah mio Signore,
Tu piangi non per duol, ma per amore.
Tu piangi per vederti da me ingrato
Dopo si grande Amor, sì poco amato.
O Diletto del mio petto,
Se già un tempo fu così,
Or Te sol bramo.
Caro, non pianger più, ch’io t’amo, io t’amo.
Tu dormi, o Ninno mio, ma intanto il Core,
Non dorme no, ma veglia a tutte l’ore:
Deh, mio bello e puro Agnello,
A che pensi dimmi Tu?
O Amore immenso,
A morire per te, rispondi, Io penso.
Dunque a morir per me tu pensi, o Dio,
E ch’altro amar fuori di Te poss’io?
O Maria, Speranza mia,
S’io poc’amo il tuo Gesù,
Non ti sdegnare,
AmaloTu per me, s’io non so amare.
Palazzo al n.14 di Corso T.Vitale in cui S. Alfonso compose e musicò “Tu Scendi dalle stelle”
La struttura dell’edificio è stata oggetto di qualche modifica estetica e funzionale nel corso dell’Ottocento e del Novecento