Teatro aperto con pubblico itinerante lungo via Raffaele Napolitano per seguire le scene recitate del racconto della nascita di Gesu’ con l’annuncio di un mondo nuovo. Il filo conduttore della narrazione affidato alle voci di figuranti nelle vesti di Virgilio, Pullecenella e del vesuvio, con l’intervento del cantastorie. La lezione di Lina Wertmuller chiave ispiratrice della recitazione su “copione” intenso di contaminazioni derivate dai testi della migliore tradizione napoletana. I giovani protagonisti dell’iniziativa organizzata dalla pro loco, presieduta da Teresa Tortora.
di Gianni Amodeo
Sono state due giornate d’intensa e grande animazione per la piccola comunità di Gallo di Comiziano, con tanti spettatori-visitatori giunti dall’area nolana, per assistere alla rappresentazione della Natività vivente, sulla scia delle belle performance realizzate nelle precedenti edizioni. Una rappresentazione che si è dipanata nello scenario del teatro all’aperto, che corre lungo via Raffaele Napolitano, per vivere nelle spaziose corti e negli ampi cortili di palazzi che conservano gli impianti originari di costruzione,per lo più otto-novecentesca, con i caratteristici bei e alti portali in travertino e pietra vulcanica. E in alcuni palazzi si preservano e sono ben mantenute cantine che si raggiungono in alcuni casi attraverso cento gradini e un tempo destinate alla eccellente conservazione del vino. Una modalità costruttiva, quelle delle cantine di servizio alle cosiddette “case palazziate”, presente sia a Comiziano centro che a Tufino e Cicciano.
Otto i quadri della scenografia realizzata con architettura ottocentesca, per raccontare l’edizione 2017 della Natività vivente, nel segno di quello è per i giovani della Pro Loco è “‘O presepe ‘e Pullecenella”, la stimolante opportunità per legge e rappresentare di anno in anno il Natale, in modo sempre nuovo. Un racconto dettato da un intelligente copione, composto con la contaminazione dei linguaggi di molteplici testi della migliore tradizione napoletana, con il fantasmagorico intreccio di poesie, filastrocche, canti e balli come l’elettrizzante e divertente rumba degli scugnizzi ad aprire nella corte di palazzo Napolitano il percorso del Teatro itinerante. Una modalità di regia scelta accuratamente, per rendere i visitatori partecipi diretti dell’azione interpretata dai figuranti, in sgargianti costumi popolani d’epoca; visitatori introdotti negli spazi di scena a scaglioni da 20 a 30 persone.
Articolata con effetti coinvolgenti la sequenza delle studiate ambientazioni dell’ osteria, r’’o cafè e del banco dei pizzaioli, luoghi d’incontro e di prolungate frequentazioni specie nelle giornate invernali, con la celebrazione delle virtù e dei pregi del caffè e della pizza che solo “ ‘a Napule sanno fa”. Una sequenza ravvivata dalla sinuosa e conturbante zingara con la luminosa sfera di cristallo, dalla folla di contadini e pastori con il dispensatore d’incenso contro il malocchio, fino alla scena della Natività con l’arrivo dei Re magi, in un ampio corte, con il fondale d’intenso azzurro.
Il tutto per un tracciato di un chilometro,poco più o poco meno, ricco di animazione, con quattro figuranti speciali, ad illustrare aspetti e situazioni del racconto. Figuranti speciali come Sergio Spampanato – regista della rappresentazione- con la voce e i panni di Pullecenella; Ferdinando Mascolo, nella raffigurazione del sonnolento Vesuvio che di tanto in tanto dà in escandescenze; Angelo Aliperti, nei panni del poetante Virgilio evocatore degli incantamenti magici di cui era gratificato nelle leggende popolari e somma guida di Dante, per chiudere la quadratura con Gennaro Sposito, il cantastorie, avvilito e intristito per lo snaturamento del Natale sempre più beffato e tradito dai rituali omologanti della frenetica commercializzazione e del piatto consumismo, sognando, invece, il Natale della religiosità e della devozione del tempo andato che non ritorna più, a fronte della secolarizzazione .
Una rappresentazione con vari tocchi di novità, come avviene per ogni edizione. E le novità dell’edizione 2017– sostituendo i quadri della prostituta e delle laboriose lavandare– hanno dato spazio e voce,tra le altre, alla figura della zingara, alla rumba degli scugnizzi e al … Vesuvio, lo “sterminator Vesevo” che costituisce il ben noto fulcro iconico e metaforico de “ La Ginestra”, la summa poetica, se si vuole, in cui si dispiega in compiuta autenticità il disincanto del pensiero di Giacomo Leopardi.
“E’ stato realizzato un racconto recitato di buona fattura-spiega Teresa Tortora, la dinamica presidente della Pro Loco, organizzatrice della manifestazione fin dal 2005 con una continuità degna di lode-e la chiave ispiratrice dell’intera scenografia come dei testi con il correlato sonoro si collega alla visione della Natività così come fu raccontata, a Posillipo, oltre dieci anni fa dall’allestimento che fu curato da Lina Wertmuller, grande scrittrice e regista di cinema e teatro. Un racconto rispettoso dei valori della popolarità della nobile tradizione del Presepe napoletano. E devo dire che si è rinnovato il successo di partecipazione degli altri anni. Un successo- conclude- che premia tutti i giovani e ragazzi che hanno interpretato la Natività vivente e tutti coloro che hanno sostenuto-e sostengono – il progetto della Pro Loco, quale concreta testimonianza di spirito comunitario e di supporto alle relazioni interpersonali, in linea con l’idealità del Natale, festa di pace, amore e concordia da rinnovare giorno dopo giorno”.