“La probabilità di impatto si è ridotta drasticamente; l‘orario di impatto in atmosfera è subito dopo la mezzanotte; ovviamente più ci avviciniamo al momento della caduta più si riduce lo spazio di incertezza. Se sarà avvistato dai radar, potremo sapere 40 minuti prima dove cade il satellite”. Così il capo del Dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli, al punto stampa convocato al Dipartimento con il direttore dell’ufficio Emergenze Luigi D’Angelo e il referente dell’Agenzia spaziale italiana, Claudio Portelli. “Abbiamo dettato norme di cautela diffuse alla cittadinanza. Il Comitato è stato convocato per seguire le attività dell’eventuale recupero di porzioni di satellite o fronteggiare eventuali situazioni di danni che i frammenti potrebbero provocare. I detriti non vanno assolutamente toccati”, ha concluso Borrelli.
“La percentuale di colpire il nostro territorio è scesa allo 0,1% e di qui alle prossime ore avremo la possibilità di escludere che il territorio italiano venga colpito da frammenti della stazione spaziale cinese”, ha detto ancora Angelo Borrelli.
La stazione spaziale cinese Tiangong 1 non cadrà su America settentrionale e centrale né su gran parte dell’Australia: sono queste le prime aree escluse dai possibili luoghi sui quali potrà avvenire il rientro del veicolo spaziale, insieme a parte della Nuova Zelanda e al Madagascar. Lo indicano i calcoli fatti da Carmen Pardini, dell’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione ‘A. Faedo’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). Comincia così a restringersi la vasta area di rischio compresa compresa fra 43 gradi di latitudine Sud e 43 gradi di latitudine Nord, ma secondo gli esperti il nuovo scenario lascia invariato, ossia molto ridotto, il rischio di un eventuale rientro sull’Italia.