L’attacco scattato nella notte. È durato poche ore e avrebbe colpito tre obiettivi, a Damasco e a Homs: tre i feriti civili. Nel mirino l’arsenale chimico del regime.
«Ho ordinato l’attacco alla Siria». L’annuncio di Donald Trump è arrivato intorno alle 22, ora di Washington (in Italia erano le tre di notte), mentre i missili stavano già colpendo gli obiettivi ritenuti collegati alla produzione di armi chimiche. A una settimana di distanza dal controverso attacco chimico contro la città siriana di Duma attribuito dagli Usa alle truppe governative siriane, il presidente statunitense è dunque passato all’azione. L’operazione, arrivata un po’ a sorpresa dopo che nelle ultime ore erano giunti segnali di distensione, è stata portata avanti da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, che hanno utilizzato unità navali e forze aeree. Dalle prime informazioni ci sarebbero almeno tre civili rimasti feriti in uno dei punti colpiti, la base di Homs. Nessuna vittima, né tra i militari né tra i civili: lo annuncia il capo del dipartimento generale operativo dello Stato maggiore russo, Serghiei Rudskoi, durante un incontro con la stampa.
Gli obiettivi
Sono tre gli obiettivi colpiti nel corso dell’attacco, durato circa un’ora: un centro di ricerca a Damasco, un deposito per lo stoccaggio delle armi chimiche e un centro di comando a Homs, dove tre persone sarebbero rimaste ferite. Sarebbero stati lanciati tra i 100 e i 120 missili da crociera. Così ha lasciato intendere James Mattis, capo del Pentagono, che ha rivelato che è stata utilizzata una quantità doppia di razzi rispetto ai 59 dell’attacco alla Siria del 2017. Più preciso è il generale russo Serjey, il quale dichiara che 71 dei 103 missili lanciati sono stati intercettati. Secondo quanto annunciato dallo stesso Trump, gli attacchi coordinati con i due Paesi alleati puntano a colpire i siti per la produzione di armi chimiche. «Siamo pronti a sostenere questa risposta fino a quando il regime siriano non cesserà l’uso di agenti chimici proibiti» ha detto. «Non vogliamo rovesciare Assad, ma fermare l’uso di armi chimiche» ha sottolineato invece Theresa May, premier della Gran Bretagna. «La linea rossa fissata dalla Francia nel maggio del 2017 è stata superata. Quindi ho ordinato alle forze armate francesi di intervenire questa notte, nell’ambito di un’operazione internazionale congiunta con gli Stati Uniti d’America e il Regno Unito e diretta contro arsenali chimici clandestini del regime siriano» ha poi twittato il presidente francese, Emmanuel Macron. La Francia ha annunciato che le sue forze militari sono riuscite a colpire «il principale centro di ricerca di armi chimiche e altri due siti di produzione del programma chimico clandestino» del regime di Damasco. «Questo è un chiaro messaggio per Assad», ha spiegato il segretario americano alla Difesa, l’ex generale James Mattis, assicurando come al momento non si registrino perdite tra le forze Usa.
Putin condanna l’attacco: «Intervenga l’Onu»
Dura la risposta della Russia, prima attraverso l’ambasciatore negli Stati Uniti: «L’attacco è un inammissibile schiaffo al nostro presidente Putin e non resterà senza conseguenze». E ha poi aggiunto che un numero «considerevole» dei missili lanciati è stato «intercettato o abbattuto» dai sistemi di «difesa siriani». Poi è il presidente del Cremlino a replicare con parole dure. In una nota Putin ha condannato fortemente l’attacco — «un atto di aggressione» contro un Paese che sta combattendo il terrorismo — che essendo stato portato avanti senza mandato dell’Onu, ha violato secondo lui il diritto internazionale: «La Russia ha intenzione di chiedere una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu per discutere l’attacco della coalizione occidentale in Siria». Francia e Regno Unito assicurano che «la Russia è stata avvertita in anticipo degli attacchi», mentre Mosca nega.
Le altre reazioni
Arriva poi il commento dal ministero degli Esteri siriano: «un’aggressione barbara e brutale». Toni duri anche dal ministro degli Esteri iraniano: «Ci saranno conseguenze regionali». Mosca ha comunque precisato che i missili non hanno colpito né le basi, né uomini o mezzi russi. Arriva anche il commento di Israele, che definisce l’attacco «giustificato». Sostegno anche da Canada e Giappone. La coalizione incassa l’appoggio anche della Turchia e della Nato. Il segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg sottolinea come il raid «ridurrà la capacità del regime di condurre ulteriori attacchi contro il popolo siriano con armi chimiche», il cui utilizzo è «inaccettabile».Il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk si schiera dalla parte della coalizione: «Il regime siriano, e la Russia e l’Iran non possono andare avanti con questa tragedia, non senza costi. L’Unione europea è a fianco agli alleati dalla parte della giustizia». Theresa May si scaglia contro l’uso di armi chimiche, «nel passato le ha usate più volte e questo deve essere fermato» e dice che l’attacco a cui ha collaborato è «giusto e legale» (qui tutte le altre dichiarazioni dal mondo). Poco dopo le 10.30 parla anche Paolo Gentiloni, primo ministro dimissionario, che dà la posizione dell’Italia: Non è il momento dell’escalation, è il momento di mettere al bando le armi chimiche, della diplomazia e del lavoro per dare stabilità e pluralismo alla Siria dopo sette anni di un conflitto tormentato e terribile» (qui tutte le dichiarazioni dei politici italiani).
Cosa succede ora
Secondo alcuni osservatori, Usa, Francia e Gran Bretagna potrebbero comunque aver concordato gli obiettivi con la Russia per evitare un’incontrollabile escalation di guerra. L’azione dovrebbe per adesso essere limitata a una sola notte e avrebbe dunque il senso di un avvertimento al governo di Assad, anche se successivamente fonti dell’amministrazione Usa hanno spiegato che «l’operazione non è finita. Quella che avete visto stanotte non è la fine della risposta degli Stati Uniti, il piano prevede molta flessibilità che permette di procedere a ulteriori bombardamenti sulla base di quello che è stato colpito stanotte». «I danni sono limitati» ha replicato Damasco. Centinaia di persone sono scese in strada sventolando bandiere siriane, russe e iraniane: «Siamo i tuoi uomini, Bashar», hanno urlato molti di loro.
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Le accuse alla Russia
Annunciando l’attacco in Siria il presidente Usa Donald Trump ha comunque puntato il dito contro Russia e Iran. «All’Iran e alla Russia chiedo: quale tipo di nazione vuole essere associata all’omicidio di massa di uomini innocenti, donne e bambini?». E ha proseguito: «La Russia deve decidere se continuare lungo questo sentiero buio o se si unirà alle nazioni civilizzate quale forza di stabilità e pace. Magari un giorno andremo d’accordo con la Russia, e forse perfino l’Iran, ma forse no». «Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno realizzato l’attacco contro la Siria nel momento in cui il Paese aveva la possibilità di un futuro pacifico» ha replicato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova su Facebook. «Quelli dietro il raid rivendicano la leadership morale in questo mondo e sbandierano la loro esclusività e unicità». Al momento non ci sono segnati di una possibile risposta all’attacco da parte di Damasco o Mosca.