Gli uccelli sono il simbolo che conduce verso il sentiero della elevazione spirituale e della trasformazione di quell’ individuo che aspira all’arricchimento della propria visione del mondo, nonché all’ampliamento di quei confini angusti nei quali potrebbe essere intrappolata la vita di colui che si accontenta e che si abitua assuefacendosi anche a situazioni povere di nuove aspirazioni. Da al-Gazz…li ad Ibn S†n…, da Farid-uddin Attar ad Ikhw…n al-øaf…’, famosi filosofi della tradizione persiana, i quali con i loro scritti sugli uccelli – The Recital of the Bird (Ris…lat al-¦ayr) -, hanno dato spazio ad immagini che, attraverso forti metafore, avviano al cambiamento e al rinnovamento dell’animo umano, infondendo in esso la speranza di una vita migliore, fino ad autori occidentali del calibro di Fredrich Nietzsche e del nostro contemporaneo Sergio Piro, la trasformazione avviene attraverso il viaggio. La metafora degli uccelli è una immagine forte, poiché questi esseri, famosi per l’armonia del loro canto, librandosi in volo nell’infinità dei cieli, mettono bene in evidenza l’equilibrio del creato, quella sintonia che si sprigiona nei nostri animi quando osserviamo stormi di uccelli che volteggiano in aria. Gli uccelli dei filosofi persiani seguono una traccia che li ricongiungerà con Dio, ma anche questa potrebbe essere una metafora, che conduce verso la trasformazione individuale di ciascun individuo. Il loro Dio ha un nome (Simurg) che, comunque, significa anima, la loro stessa anima appena purificata dai desideri materiali di questo mondo. Il percorso verso la purificazione di questi uccelli sarà completato solo quando essi avranno terminato un periodo di meditazione, la così detta pausa cronodetica di Sergio Piro. Quella pausa che ci permette di riflettere sulle nuove esperienze, di amalgamarle nel nostro vissuto e nel vissuto dell’altro e degli altri. Un periodo di meditazione, durante il quale gli uccelli si sentiranno molto tristi e depressi. Solo in questo modo potranno comprendere i vari passaggi della vita. Il cammino verso la salvezza ci offre la possibilità di modificare il nostro comportamento in modo da dare una nuova spinta alla nostra vita inondandola di nuova luce, ma soprattutto offrendoci una visione più ampia del mondo, che proprio attraverso il viaggio o il volo ci appare senza orizzonti. La poesia di Maria Rosaria Di Rienzo ripropone questo tema profondo; uno stormo di rondini che disegnano ‘angoli di bellezza’ e nel loro volteggiare, mentre si lasciano alle spalle trascinanti e struggenti ricordi, nello stesso tempo vanno incontro al nuovo, allo sconosciuto con animo senza peccato, senza rimorsi, senza colpa, poiché il loro volo è pieno di nuovi colori, i colori propri della gioia della scoperta. Le loro ali robuste non sono altro che una metafora per mettere in rilievo che tutto è possibile a tutti, basta avere il coraggio di affrontare il pericolo con animo sereno, variopinto e leggero, un animo alimentato dalla speranza e da nuovi traguardi. Tutto questo la nostra sincera, profonda, acuta, incorporea e spirituale poetessa ce lo trasmette attraverso le sue poesie ed in particolar modo con la ‘Partenza delle rondini, presentata in occasione del Convegno organizzato dalla presidente dell’Associazione Italo Britannica Prof.ssa Lina Nigro sullo scrittore John Fante con una relazione tenuta dalla prof.ssa Maria Rosaria D’Acierno ad Avellino a Salerno presso l’Associazione SODALIDAS presidente Proe.ssa Virginia De Filippo.
La partenza delle rondini
Non è che non ti ami
Anche se parto.
Non dirlo più
Non senti
Che anche a te suona falso?
Non partono le gru
Disegnando nell’aria
Angoli di bellezza?
E quante volte insieme
Abbiamo visto all’alba
Le rondini a convegno
Sui cornicioni?
Decidono, dicevi,
se l’ora è questa di andare.
Ed è peccato il volo delle gru?
E’ colpa la partenza delle rondini?
Ma devi avere ali robuste e belle,
capaci di planare con dolcezza,
e sul tuo petto, piume variegate
di colori di gioia.
Maria Rosaria D’Acierno Professore di Linguistica e Linguistica Inglese Università di Napoli