a cura di don Riccardo Pecchia
Si celebra oggi 18 giugno: San Gregorio Barbarigo, nacque inuna ricca famiglia veneziana, fu educato cristianamente; ordinato sacerdote e laureatosi a Padova in utroque iure, venne eletto vescovo di Bergamo, giunto a Bergamo chiese che si desse ai poveri ciò che si sarebbe speso per i festeggiamenti del suo ricevimento. In seguito vendette tutti i suoi averi e li distribuì ai bisognosi, suo desiderio era imitare in tutto il grande arcivescovo di Milano san Carlo Borromeo, nelle sue visite missionarie alloggiava in casa di gente povera e mangiava con loro adattandosi a uno stile austero e dimesso. Di giorno si dedicava all’insegnamento del catechismo, e di notte passava lunghe ore in preghiera; eletto vescovo di Padova, diocesi che guiderà per trentatré anni fino alla morte e successivamente consacrato cardinale, morì all’età di settantadue anni.
18 giugno: Santa Marina di Bitinia, nacque in Bitinia (antica regione dell’Asia Minore) da genitori cristiani, dopo la morte della madre, il padre Eugenio, addolorato per la perdita della moglie, decise di ritirarsi in un convento, Marina era molto triste per la lontananza del padre, allora un giorno, recatosi dall’abate disse che a casa aveva un figlio, il quale aveva espresso il desiderio di poter entrare nel convento, l’abate commosso, consentì all’uomo di poter portare il figlio, Eugenio partì e prese con sé la figlia, nella giovane età di 14 anni, parve a tutti un angelo di monaco e nessuno si accorse che “fra Marino” era una donna, ed essa, incominciata la vita di monaco si dedicò con pienezza a Dio e ai poveri, restò in convento anche dopo la morte del padre, conducendo vita monastica e seguendo gli insegnamenti dell’amato padre; i monaci erano soliti andare una volta al mese al mercato di un paese vicino al mare, dove compravano tutto ciò ch’era necessario ai loro bisogni, se li avesse sorpresi la notte, si fermavano presso un albergatore devoto del convento, l’uomo aveva una figlia, la quale di nascosto dei genitori amoreggiando con un soldato e rimase incinta, i suoi genitori si accorsero del suo stato e le domandarono il nome del suo seduttore. La ragazza d’accordo con il soldato per salvarlo, disse ch’era stata sedotta da fra Marino, che era stato lui a violarle la verginità, a questa rivelazione i genitori pieni d’ira, corsero al monastero e con parole aspre riferirono all’abate l’oscena ingiuria; stupito l’abate di questa accusa, non volle crederle; per discolparlo dagl’insolenti accusatori, chiamò Marino, il quale, sentendo di che veniva accusato, mentre avrebbe potuto difendersi, non rispose, a quel silenzio l’abate lo cacciò dal monastero. Marina, trovò rifugio in una grotta. Dopo un anno il frutto dell’impuro amore della figlia dell’albergatore, viene portato da Marina, gettandolo ai suoi piedi; Marina accolse il bambino, come se fosse stato suo figlio, e per lui ebbe tutte le cure più affettuose. Si narra che il bambino si chiamasse Fortunato. Dopo cinque anni i monaci, che intanto avevano ammirato la perseveranza di Marino, commossi per tanta virtù, si prostrarono dall’abate, affinché si degnasse di riammettere fra Marino in mezzo a loro, ma dopo tante domande sul perdono dei propri fratelli, l’abate cedette, al rientro in convento le viene dato il compito della pulizia del monastero. Poco tempo dopo il rientro in convento, Marina, vissuta sempre fra le fatiche, i disagi e i patimenti, consumata dalla straordinaria penitenza, sofferta per cinque anni e dopo le fatiche dei lavori affidatogli al rientro in monastero, si trovò prossima al termine dei suoi giorni. Un mattino i suoi confratelli, non vedendola, si preoccuparono per la sua salute e si accorsero e che era prossima alla morte; accanto a lei c’era il piccolo Fortunato, che mai l’abbandonava credendo che fosse il padre. Era usanza per i frati lavare il corpo di colui che moriva, ma improvvisamente indietreggiano e dopo essersi guardati l’un l’altro gridarono stupiti che fra Marino era una donna e non un uomo, a questo grido accorre l’abate che verificando l’accaduto si prostra ai piedi di santa Marina e chiede perdono al Signore per la punizione che aveva inflitto a Marina, così pregò a lungo; nel frattempo la notizia arrivo anche alle orecchie della calunniatrice che per la vergogna si chiuse in casa e confessò il suo peccato; patrona della parrocchia di Avella.
18 giugno: beata Osanna Andreasi, religiosa mantovana dell’Ordine della Penitenza di San Domenico, nobile imparentata con i marchesi Gonzaga; la sua vita, sin dalla più giovane età improntata a rigoroso ascetismo e da visioni mistiche, a soli quindici anni ottiene, dopo molte insistenze e vincendo l’opposizione del padre che la voleva sposata, di vestire l’abito delle terziarie domenicane secolari, dedita tutta ad opere di carità verso i bisognosi ed i derelitti, le sue mani, il costato, i piedi e la fronte vengono segnati dalle stigmate; la beata visse una vita esemplare di preghiera e contemplazione secondo la tradizione della regola domenicana, nel rispetto delle sue abitudini riservate e di penitenza la beata partecipò alla vita della corte dei Gonzaga diventando consigliera di Francesco II e della moglie Isabella d’Este, ed è alla loro presenza che Osanna esalò l’ultimo respiro a Mantova, nella sua casa.