È morto mentre puliva l’ascensore di un palazzo. Salvatore, 21 anni aveva accettato di pulire quel lucernario per soli 35 euro. La mancanza di esperienza unita alla superficialità non lo hanno risparmiato. Salvatore lavorava al Bar Tico in via Duomo e nell’ora di spacco si era recato al palazzo accanto al bar per «fare il lavoro», ovvero pulire un lucernaio che gli avevano commissionato alcuni condomini.
Per poterlo pulire accuratamente, il ragazzo si era posto proprio sopra la vetrata che però non ha retto. Salvatore è caduto dal quarto piano. Un tonfo, poi le grida della gente. I condomini ed i residenti del rione hanno chiamato insistentemente ambulanza e polizia sperando che qualcosa si potesse ancora fare. «È rimasto a terra per lungo tempo – racconta una residente – lo abbiamo caricato sull’ambulanza dopo insistenti telefonate, lo abbiamo visto lì a terra ed abbiamo capito che la situazione era davvero critica». Tutti i residenti definiscono Salvatore «premuroso e gentile», «non sapeva dire di no» dice un esercente della zona, un «no» che probabilmente lo avrebbe tenuto ancora vivo agli occhi dei suoi cari.
«Tragedie come questa non si devono ripetere», sentenzia Valeria De Lorenzo, deputato del Movimento 5 Stelle e componente della Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati a Roma. «Al sud come nel nord del paese – continua – queste tragedie devono essere evitate a ogni costo. Il tasso di mortalità è oggi paragonabile a quello di un secolo fa: fermiamo la precarietà che costringe i giovani ad accontentarsi di lavoretti in nero, senza alcuna forma di sicurezza. Il reddito di cittadinanza costituisce uno strumento di sostegno al reddito e allo stesso tempo una opportunità per imparare un mestiere, con le sue regole e le sue insidie. Di lavoro si deve vivere e non morire».