Tessera sanitaria spedita a un morto, fin qui potrebbe anche starci, ma che sia inviata ad una persona deceduta circa 18 anni fa e per di più già negli anni passati recapitata al suo indirizzo e veramente troppo. Tutto questo accade ad Avellino alla famiglia di Vittorio Esposito, deceduto nel 1995, a causa di una patologia correlata alla esposizione all’amianto. L’operaio lavorava al rifacimento della stazione ferroviaria di Avellino vicino ai binari dove avveniva la “scoibentazione” delle carrozze ferroviarie, che in questi giorni è venuto alla ribalta per i rifiuti tossici abbandonati e sotterrati un po in tutta la provincia irpina. La vedova, Rosetta Capobianco, che tuttora abita a Borgo Ferrovia, a poca distanza dal sito dell’Isochimica, posto sotto sequestro dalla Procura di Avellino, ha inutilmente tentato di comunicare agli organi competenti la avvenuta morte del marito. “Quando mio marito si è ammalato, le autorità si sono defilate, oggi vorrebbero garantirci quei diritti che ci hanno negato per anni”, afferma la signora Rosetta.