Il testo era stato approvato alla Camera, ma con la bocciatura del Senato non potrà essere ridiscusso prima di un anno
In Argentina il Senato ha bocciato la legge che avrebbe legalizzato l’aborto: 38 senatori si sono espressi contro la proposta, 31 a favore e due si sono astenuti. Lo scorso giugno, il provvedimento era stato approvato dalla Camera, ma con la mancata ratifica dell’altro ramo del parlamento non potrà essere convertito in legge.
Il voto è arrivato dopo un dibattito in aula di 16 ore.
La legge avrebbe reso legale l’aborto entro le prime 14 settimane di gravidanza. Attualmente in Argentina l’interruzione di gravidanza è consentita solo in caso di stupro o di pericolo di vita per la donna.
Sulla base delle leggi argentine, un provvedimento, una volta bocciato, non può essere riproposta prima di un anno. Nel 2019 terminerà l’attuale legislatura e il paese sudamericano andrà a nuove elezioni.
La proposta di legge, oltre a consentire l’aborto nelle prime 14 settimane, lo avrebbe reso legale anche oltre questo termine in caso di stupro, malformazioni del feto e pericolo di vita per la donna.
Nelle scorse settimane ci sono state moltissime manifestazioni delle associazioni che si battono per il riconoscimento del diritto ad abortire, non solo in Argentina ma anche in altri paesi come Messico e Costa Rica.
L’ex presidente Kristina Cristina Fernandez de Kirchner si era schierata a favore della proposta di legge. Il presidente Mauricio Macri, invece, pur essendo contrario alla legalizzazione dell’aborto, aveva comunque spinto affinché si avviasse una discussione sul tema.
Negli scorsi anni, infatti, altre sette proposte di legge analoghe erano state ignorate dal parlamento argentino.
“Qualunque dovesse essere l’esito del voto – aveva twittatoMacri prima che il Senato si esprimesse – sarà comunque una vittoria della democrazia”.
Nel corso degli anni, nel paese, ci sono stati numerosi decessi dovuti a complicazioni in seguito ad aborti clandestini.
Lo scorso 26 maggio, l’aborto è diventato legale in Irlanda, un paese dalla fortissima tradizione cattolica. In quel caso a far passare la legge è stato un referendum popolare, in cui i sì alla legalizzazione dell’interruzione di gravidanza hanno vinto con il 66,4 per cento.