Ormai il suo nome è entrato nel vocabolario come sinonimo di ammaliatrice, di spietata seduttrice. Persino alcune perturbazioni meteorologiche sono state ribattezzate come lei, per evocarne la fama di “portatrice di danni”. Ma qual è la sua storia?
Viveva in una “bella abitazione fatta di marmi puliti” nell’isola di Eea (identificata dai geografi con il Circeo di oggi, il promontorio laziale che probabilmente nell’antichita era circondato dal mare) e lì esercitava l’attività che la consegnò alla leggenda. Circe, il cui aspetto – secondo l’Odissea di Omero – era impreziosito da una chioma riccia, raccolta in lunghe trecce, attirava gli uomini col suo canto melodioso, li accoglieva alla mensa seducendoli con cibo in quantità oltre che con bevande avvelenate. Dopo averli colpiti con un bastone, li trasformava in maiali.
LE SUE VITTIME ILLUSTRI. La maga, semidea (figlia nella mitologia greca di Elio, il Sole, e della ninfa Perseide), divenne col suo nome sinonimo di ammaliatrice, seduttrice, mangiatrice di uomini. Tra le sue vittime illustri vi furono alcuni compagni di Ulisse. I poveretti erano appena scampati alla furia dei Lestrigoni (i giganti che avevano decimato il resto della flotta) e al mare in tempesta; sfiniti, approdarono sull’isola, dove la maga ebbe gioco facile nell’intrappolarli. Tutti tranne Ulisse che, come sempre gli capitava quando le cose si mettevano male, ricevette un aiutino dall’alto: un’erba magica, il “moly”, offertagli dal dio Mercurio in persona, che lo avrebbe reso immune alle seduzioni della maga.
Davanti a una tale resistenza, fu Circe a finire per innamorarsi del re di Itaca. Restitui l’aspetto umano ai compagni di Ulisse e questi, per ricambiare, visse con la maga una storia d’amore dalla quale nacque anche un figlio, Telegono. Ma dopo un anno, gli ex porci non ne potevano più: convinsero Ulisse a salutare Circe, lasciarono l’isola e puntarono verso casa.