di Gianni Amodeo
Non è ancora emergenza. Ma lampeggiano in modo preoccupante i segnali di “disco verde” per la corsia aperta verso criticità senza ritorno, in Campania, e, in modo particolare, nell’area metropolitana di Napoli.
I capannoni e piazzali degli impianti di trito– vagliatura sono da tempo ingombri dei materiali trattati, destinati allo smaltimento negli impianti di termovalorizzazione, operanti fuori-regione. Una destinazione certa che per i rifiuti della Campania finora non c’è ed appare sempre più improbabile che si determini in tempi brevi, essendo andate deserte tutte le gare d’appalto finora indette dall’amministrazione regionale, per attuare la non più differibile missione-sgombero, con il trasporto fuori-regione dei rifiuti trattati. Una situazione sconcertante e, nello stesso tempo, di eclatante gravità,che fa risaltare inadeguatezza di programmazione e gestione dell’intero comparto e che rischia di riportare i territori alle nefaste condizioni di dieci anni fa, quando l’emergenza–rifiuti raggiunse l’apice.
Due le gare di appalto andate deserte di recente, seguendo la sorte di altre precedenti. E si riferivano agli impianti super-saturi di Paenzano di Tufino e Battipaglia. E valevano, in totale, oltre 21 milioni di euro. Una base d’asta, ripartita in importi da 5 e 16 milioni, risultata inferiore ai prezzi di mercato corrente. Un mercato, in cui la concorrenza tra le amministrazioni regionali del Sud è particolarmente forte, per acquisire gli accessi negli impianti di termovalorizzazione allocati per lo più nelle regioni settentrionali e dell’Europa centro-settentrionale o in Portogallo. Una concorrenza, per la quale la Regione–Campania è chiamata bandire le prossime gare d’appalto, allineando gli importi d’asta ai prezzi correnti, confidando nello svolgimento favorevole delle gare d’appalto con regolare aggiudicazione. Singolare è, tuttavia, la situazione della Regione– Campania, gravata dal divieto, una volta esperite le gare, di smaltire i rifiuti negli impianti di termovalorizzazione- sono tredici– attivi in Lombardia. Lo stop è anche l’effetto delle polemiche di qualche mese fa, innescate dalle dichiarazioni del Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che proprio a Napoli evidenziò le ragioni di realizzare un altro impianto di termovalorizzazione da realizzare in Campania, affiancando quello di Acerra, Una proposta respinta al mittente dai “vertici” della Regione – Campania e del Movimento 5 Stelle, essendo i termovalorizzatori altamente inquinanti. Un diniego netto, per sostenere che la soluzione alla problematica-rifiuti risiede nella realizzazione di un’efficiente ed efficace raccolta differenziata. Un quadro di giudizi, per sottolineare che i termovalorizzatori sono pericolosi perché inquinanti; ed in linea di principio, si può certamente accettare l’assunto. Ma il principio dovrebbe valere in assoluto. Ed allora perché ritenere opportuno- restando alla realtà della Campania– che sia opportuno e “giusto” utilizzare i termovalorizzatori fuori-regione, come quelli della Lombardia? E’ davvero un banale, ma significativo esercizio di … doppia morale, all’insegna del criterio – Nimby praticato da pubbliche amministrazione. E va rilevato che sono off–limits per rifiuti del Sud i termovalorizzatori dei Paesi del Nord Europa.
In realtà, la Campania come le altre regini del Sud, scontano i gravi ritardi e le superficialità dei ceti politici e amministrativi di governo, del tutto incapaci di allestire almeno la rete degli impianti di compostaggio sui territori. E sarebbe l’unica soluzione di buon senso da adottare, per dare normalità di gestione al trattamento dei rifiuti. Evidentemente, il giro di affari e profitti continua ad essere di tale portata che si preferisce conservare lo stato di cose esistenti, rendendo quella dei rifiuti …. una questione di rango ontologico. Di risoluzione impossibile. Dalle parto dell’ Italia “altra”. E dire che fin dagli iniziali anni del 2000, l’Unione europea ha disposto rilevanti investimenti a favore delle Regioni per realizzare gli impianti di compostaggio, leva di risoluzione sicura oltre il 60% per le criticità esistenti. Sono restati- gli investimenti- nelle agende programmatiche. E per la Regione–Campania erano spendibili risorse per realizzare 14 impianti- in pratica a costo zero– e l’assessore regionale all’ambiente pro tempore, Walter Ganapini, attuò un encomiabile tour nelle città medie, incontrando sindaci e amministratori locali, per sollecitarne l’interesse verso le opportunità in atto, dotando i territori di riferimento di moderne strutture di compostaggio. Incamerò promesse d’impegno fattivo. E una sola realizzazione: a Salerno. Troppo poco,e la realtà attuale conferma.