di Gianni Amodeo
“ Vogliamo dedicare un premio internazionale a Luigi De Sena per non disperdere né la memoria né l’opera del Prefetto. Il premio a lui intitolato vuole essere un premio non banale, estivo, ma carico di contenuti. Deve avere un valore culturale, intendendo la cultura quale esempio di una figura guida qual era De Sena. Il premio è articolato in tre categorie: una dedicata agli studenti, una dedicata ai calabresi che si sono caratterizzati per la lotta alla criminalità organizzata e infine una dedicata a persone e Istituzione che a livello nazionale abbia inciso nel contrasto alla criminalità organizzata”.
Sono le parole pronunciate da Vincenzo Olita, presidente di Società libera ed autore del prezioso saggio intitolato “Illusione della libertà. Certezza della solitudine. Senza bisogno di voler sembrare nuovo” pubblicato da Rubbettino editore, nel cui filo tematico si dipana la lucida e attenta anamnesi della società italiana segnata dal precario senso dello Stato; anamnesi che prospetta le ragioni della riaffermazione e del rinnovamento dello spirito e delle funzioni di guida, che spettano alle Istituzioni repubblicane, coniugando la concreta diffusione e la reale osservanza delle libertà democratiche e della giustizia garantite e propugnate dalla Costituzione, anticorpi strutturali e di contrasto mirato sia sulla pervasiva ramificazione sociale della criminalità economica organizzata che sulle inadeguatezze degli apparati della pubblica amministrazione e dei servizi collettivi verso le istanze dei cittadini.
Le pregnanti affermazioni di Vincenzo Olita vogliono connotare- e certamente connotano- quella particolare valenza testimoniale che mira a conservare e propagare il senso degli ideali e dell’impegno civico professati e praticati da Luigi De Sena, il Super–poliziotto e il Super–prefetto di Reggio Calabria, senatore della Repubblica. Ma soprattutto “il meridionalista dal volto gentile”. E’ la valenza affidata al Memorial premiale istituito in onore di Luigi De Sena– a due anni dalla scomparsa avvenuta il 31 agosto del 2015– e celebrato per la prima edizione proprio il 31 agosto del 2017 e con la successiva, nella stessa giornata del 2018, mentre è in cantiere la terza edizione di agosto 2019. Eventi, che sono stati già vissuti- e ancora lo saranno- con intensa coralità di partecipazione popolare e di giovani nell’ambientazione del Parco di San Giovannello che la città di Reggio Calabria ha dedicato e intitolato, con la sobria e pregevole stele, alla Memoria del Meridionalista dal volto gentile.
Esemplarità civica e istituzionale da affidare ai giovani
Un’ambientazione simbolica ed eloquente in sé e per sé, dal momento che il Parco è stato allestito- nel bello che lo connota con le aiuole in fiore e il prato ben curato- quale rappresentazione e metafora della rigenerazione civile e culturale di quella Reggio Calabria, di cui è stato autorevole prefetto dal 2005 al 2007, anzi il Super–Prefetto. Ed era giunto a Reggio, all’indomani dell’assassinio di Francesco Fortugno, vice presidente della Regione-Calabria. Un delitto politico per opera della ‘ndrangheta ed inscenato il 16 ottobre a Locri all’interno del seggio elettorale, in cui erano in corso le “Primarie” del centro-sinistra. E la mission istituzionale e socio-politica conferitagli contemplava l’esercizio dei più ampi poteri praticabili per l’attuazione del programma straordinario di sicurezza dei territori e del contrasto alle ‘ndrine che formano la fitta ragnatela della ‘ndrangheta violenta e pericolosa per quanto potente nella struttura economica per la vastità gestionale dell’ampio ventaglio delle attività illecite che controlla in ambito territoriale, con crescenti proiezioni e insediamenti criminali negli scenari nazionali e internazionali. Una mission che De Sena assolse con la professionalità che gli era peculiare e con capillari risultati nella repressione delle ‘ndrine attive nella Locride, così come già aveva avuto modo di operare nel contrasto ai clan di mafia, operanti in Sicilia. Poi l’impegno politico, con l’elezione a senatore della Repubblica nel 2008, in rappresentanza dell’Unione di centro-sinistra.
Luigi De Sena era nato a Nola nel 1943 e si colloca in quella lunga, larga e fitta schiera di giovani laureati del Sud, che, una volta superati i rigorosi e selettivi concorsi per accedere nelle articolazioni dell’amministrazione pubblica, sono stati- e sono- la colonna portante dell’apparato dello Stato. Ed aveva superato nel 1968 in modo brillante le prove d’esame, per accedere agli organici della Polizia di Stato, frequentandone il 68.mo corso. E con lui superò le stesse prove, anche il dottor Giuseppe Podda– anch’egli nato nella città bruniana dove vive e risiede- che, tuttavia, svilupperà la sua carriera di civil servant prima a Roma nell’allora Ministero del Turismo e, successivamente, nei vertici dirigenziali dell’amministrazione della Regione–Campania.
I progressivi passaggi di carriera di Luigi De Sena nella PolStato coincidono con le complesse e drammatiche vicende che hanno attraversato la vita italiana tra la fine degli anni ’ 60 e l’intero arco degli anni ’70 con propaggini negli iniziali anni ’80. Sono i tormentati anni del terrorismo politico, in cui il “brigatismo rosso” e lo “stragismo nero” aggrediscono i pilastri della democrazia repubblicana e parlamentare, restandone duramente respinti e sconfitti dallo Stato e, prima ancora, dalla coscienza civile del popolo. Da investigatore di rigorosa competenza e alto profilo, Luigi De Sena approda ad incarichi importanti, esercitando le funzioni di vice-capo della Polizia di Stato, assumendo in progressione la direzione della Criminalpol, la direzione centrale per i servizi tecnico-logistici e la gestione patrimoniale del Dipartimento di pubblica sicurezza.
Pagine di vita impegnata ed operosa da uomo delle istituzioni, quella di Luigi De Sena, che aveva con Nola, forti legami con la cura delle amicizie della sua generazione. Una generazione, quella cittadina e dell’intera area nolana, che aveva avuto un ancoraggio di forte caratura culturale, costituito da quel laboratorio di idee e di confronto qual è stato il Circolo della Federazione universitari dei cattolici italiani, animato da don Filippo Menna, perspicace e dotto cultore di studi filosofici; Circolo che apriva i battenti nel prospetto della monumentale Chiesa dell’Immacolata, affacciandosi -tra gli anni 50 e ’70– su piazza Giacomo Matteotti. E gli anni giovanili di Luigi De Sena come quelli di tanti suoi coetanei sono stati vissuti con un proficuo impegno sociale e nello sport in città. Il Circolo “Lello De Mita” n’è una proficua testimonianza.
Un’esemplarità civica e istituzionale– nutrita di fatti e azioni a servizio del Bene comune– che parla da sola, quella del “Meridionalista dal volto gentile”. E che ha molto da dire alla Nola degli ultimi decenni segnati da molteplici turbolenze nella vita politica ed amministrativa e dalle note traversie che hanno segnato il territorio per i condizionamenti esercitati dai clan di camorra. Un’esemplarità paradossalmente ignorata, quasi misconosciuta. E che va resa patrimonio etico e sociale- soprattutto– delle giovani generazioni.