In riferimento agli ultimi episodi riguardanti l’Ordine degli Avvocati di Nola e a notizie diffuse tramite i media e i social network, il presidente Domenico Visone precisa:
“Ciro Sesto non è il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Nola.
Chiunque sostenga, affermi e diffonda questa notizia, distorce la realtà di quanto avvenuto nel corso della seduta tenutasi lo scorso 25 luglio 2019, durante la quale il Presidente Domenico Visone non solo non ha rassegnato le proprie dimissioni, non solo non è stato surrogato, ma ha anche dibattuto, ed a lungo, sull’insussistenza delle censure mosse, smontate una ad una, il tutto nel segno della Probità e del Decoro che hanno sempre contraddistinto la sua attività forense ed il suo percorso di vita.
Se vi è una sola riga di verbale successiva alla chiusura disposta dal Presidente Visone, effettuata su invito del Presidente del Tribunale di Nola di non protrarre oltre i lavori, in assenza di autorizzazione e dei requisiti minimi di sicurezza di permanenza nei locali del Tribunale, la stessa è stata redatta in dispregio di qualsivoglia norma, di legge e/o regolamentare, con arbitraria ed illegittima estensione degli argomenti posti all’ordine del giorno, tra i quali non era ricompreso la determinazione sull’applicabilità dell’istituto della surroga.
La verità è altra ed il contenuto dei verbali ne sono testimonianza: quella che viene definita “volontà politica” non è altro che il tentativo di sventare il processo di Trasparenza e Legalizzazione avviato dalla Presidenza Visone, in merito alla “Fondazione Forense di Nola”, sussunto nella delibera adottata in data 25 giugno 2019, con la quale il Consiglio – dopo anni di illegittimità dell’operato della Fondazione stessa (che tale non è e non è mai stata, in ragione del mancato assolvimento del regime pubblicitario cui è sottoposto un ente di tal genere) – si è determinato alla costituzione di un nuovo ente, considerata la necessità di non continuare oltre nell’attività di quello assuntamente operante.
Tale operazione di Trasparenza e Legalizzazione, dapprima sostenuta dai consiglieri Carbone, Lombardi, Napolitano, Pandico e Sesto (che quella delibera del 25 giugno 2019 hanno approvato e sostenuto), è stata – poi – oggetto di un resipiscente ed incomprensibile ripensamento, che questa Presidenza, in nome degli iscritti e di quanti hanno aderito – con il proprio voto e sostegno – al pro-gramma elettorale, non può e non potrà mai accettare”