Se potete, dedicate 2 minuti a leggere questa storia. Condividete. Aiutiamo questo angelo che anche io ho incontrato personalmente, a ritrovare un minimo di serenità e di luce.Lui oltre a vivere un disagio mentale, è anche estremamente povero, come la stragrandissima maggioranza dei ragazzi in Africa. Ora questo problema lo condanna a una morte sicura e sofferta.Serena ha scelto di non postare le foto del piede per rispettare la sensibilità di tante persone.Credo nei miracoli e nella vostra bontà.
La storia è di Serena Sicari.
IL MIO EROE
Il mio eroe si chiama Abraham, è nato nel 1991 ma non si sa il giorno…
Come non si sa?
No perché qui in Africa la data di nascita la sa a malapena la madre ma é morta nel 2011 a causa di una malattia.
Sarebbe importante saperlo magari è qualcosa di genetico collegato a lui…
Me ne rendo conto ma purtroppo non si sa e non ho modo di scoprirlo.
All’età di 9 anni il mio eroe era seduto su una sedia e il padre si è accorto che la gamba destra era notevolmente più grande della sinistra e ha deciso di portarlo in un “centro di salute”.
Cos’è?
Beh in Africa chiamano così delle sottospecie di cliniche pubbliche dove i più disperati hanno accesso ad un prezzo molto più basso dei comuni ospedali.
..e cosa gli hanno detto?
Gli hanno chiesto il motivo, ma non era successo nulla, non c’era nessuna causa scatenante, quindi gli hanno prescritto una pomata.
..e come è andata?
Che la gamba ha continuato a crescere in modo inarrestabile, nel 2010 il papà ha addirittura optato per la medicina tradizionale cinese. In quella sede il “medico” disse che era un problema di circolazione del sangue.
Nel 2013 la sua storia arriva alle orecchie di una Onlus italiana che si chiama Azione Sorriso. Il suo caso viene preso subito a cuore tanto che l’anno seguente riescono a fare venire un medico italiano ad operarlo.
Nel 2014 il chirurgo arrivato dall’Italia l’ha operato nella parte inferiore della gamba all’ospedale di Afagnan in Togo.
Ha scoperto che in realtà non si trattava di elefantiasi ma di una sindrome vascolare. Non avendo i mezzi necessari, ha fatto ciò che poteva. Sostiene che la situazione poteva rimanere stabile come dopo l’operazione (gamba nettamente più sgonfia) se avesse usato le calze compressive. Azione Sorriso ha dato dei soldi ad una suora per comprargliele nel tempo ma ovviamente non si sa come sia andata. Secondo il medico, non è operabile in Togo (sarebbe disponibile a dichiararlo per ottenere il trasferimento in Italia) perché si tratta di una patologia seria. Ha spiegato che sanguinava tantissimo durante l’intervento ed è stato lì che si é reso conto che si trattava di altro. Il Dottore è un chirurgo plastico ma ad Abraham serve un chirurgo vascolare… Questa è l’unica certezza!
E poi?
… purtroppo dopo 2/3 mesi la gamba ha ripreso a gonfiarsi, il papà lo ha anche riportato in ospedale ma gli é stato solo detto che era una conseguenza naturale della malattia
Ma tu quando lo hai conosciuto?
Ne avevo sentito parlare tanto dall’associazione così il 2016 quando sono stata in Togo ho deciso di andarlo a trovare per sincerarmi delle sue condizioni
..e come è andata?
Male direi, la gamba era molto più gonfia rispetto alle foto che avevo ed era piena di cicatrici profonde dovute all’intervento..
Ero emotivamente coinvolta dalla storia di Abraham, ma quando poi l’ho conosciuto dal vivo me ne sono “innamorata” un ragazzo dolcissimo, con un leggero ritardo mentale, che nonostante il dolore non si lamentava minimamente, era solo felice perché ero andata a trovarlo.
…e a quel punto cosa hai fatto?
All’inizio ero nel panico più totale, non sapevo da dove iniziare, poi per fortuna è intervenuta la ragione, mi sono rimboccata le maniche e sono andata prima ad Afagnan dove lo hanno operato poi l’ho portato fino in Benin in un ospedale dove mi avevano detto che c’era una suora chirurgo che faceva miracoli. Questa però visitandolo ha dato la peggiore delle sentenze: inoperabile!
Non in Togo perlomeno dove non c’erano scorte di sangue sufficienti per un intervento così complicato.
L’unica speranza è di trovare qualcuno in occidente disposto ad operare un caso così critico. Non mi resta che tornare in Italia e continuare a contattare medici spiegando quello che so della sua storia clinica nonostante non esistano né cartelle né referti “ufficiali”.. lui mi saluta con un abbraccio e mi rigrazia pieno di gioia per avergli comprato un telefono con il quale avremmo potuto sentirci.. provo a spiegargli che, anche in questo caso, il merito non è il mio ma di una persona generosa che ha fatto una donazione per questo, non so se lo ha capito ma l’importante è che sia felice nonostante tutto.
Il 22.04.2017 è stato nuovamente visitato da un’equipe italiana.
Concordano con quanto già detto dai responsabili degli Ospedali di Zinvié e di Zagnanado. Il ragazzo non è suscettibile di terapia chirurgica: si tratterebbe non di una amputazione ma di una disarticolazione e forse addirittura di una emipelviectomia con rischio vita correlato alla perdita di sangue non accettabile. Purtroppo in quelle latitudini è frequentissimo trovarsi di fronte a casi così avanzati da aver perso la chance di ogni possibile terapia.
Lui é sereno, anche di fronte a quest’ennesima delusione, io, che non sono forte come il mio eroe invece, sono disperata ma continuo a sperare.
Il 20 giugno 2019 torno in Togo dopo quasi 3 anni e il mio pensiero corre naturalmente a lui, faccio i salti mortali per riuscire a rintracciarlo dato che ha cambiato casa e nessuno ha più sue notizie, ma sono cocciuta si sa, quindi torturo il mio povero amico Barnabé che alla fine riesce in questo obiettivo quasi impossibile e qualche giorno dopo lo andiamo a trovare.
Gli corro incontro e lo abbraccio, lui è felicissimo e anche io. Il padre mi dice che proprio ieri aveva chiesto di me e si domandava se mi fossi dimenticata di lui, no tesoro non mi sono dimenticata, sono qui!
Dopo aver visto il suo sorriso e i suoi occhi dolci lo sguardo si dirige sulla gamba per vedere la situazione.. non volevo credere ai miei occhi, mi veniva da piangere.
Gli sono spuntate delle enorme “pustole” (ammesso che si possano chiamare così) nel gennaio del 2019 che sono infette, maleodoranti e un banchetto per le mosche nonostante la gamba sia fasciata.
Purtroppo mi rendo conto che la situazione è ancora più grave e che ora bisogna affrontare questa nuova emergenza prima che l’infezione diventi letale.
Lo porto all’ospedale di Lomé dove ci prescrivono una biopsia e un ecodoppler..
Ora sono qui in Italia, aspetto i risultati e prego di trovare un chirurgo vascolare disposto ad operarlo in qualsiasi parte del mondo…
Abraham, mio dolce eroe, anche da qui continuerò a lottare per te, te lo prometto❣️
QUESTA LA STORIA “ROMANZATA” DEL MIO AMICO ABRAHAM.. AIUTATEMI A TROVARE UN CHIRURGO VASCOLARE, IN QUALSIASI PARTE DEL MONDO, DISPONIBILE AD AFFRONTARE QUESTO RISCHIOSO INTERVENTO!