Fino a quando non sarà chiaro il concetto che siamo degli “ospiti” e che il nostro dovere è quello di preservare ciò che la natura e l’opera dell’uomo ha con impegno quotidiano realizzato, non possiamo meritare l’appellativo di “Homo Sapiens”, ma quello di capre che consumano quello che trovano lungo il cammino per sopravvivere.
Corre voce che volge al termine il recupero del Convento di Santa Maria degli Angeli a Montoro, e almeno per quanto è stato possibile accertare della rimozione del Ponteggio, sembra confermare ciò.
Già la parziale rimozione del ponteggio però fa emergere con tutta la sua “drammaticità” un intervento, che nelle intenzioni sarebbe stato di Restauro, di fatto si è trasformato in una “ristrutturazione” dove si legge e preciso intento di “mettere a nuovo” il Complesso Conventuale a cui la Storia purtroppo ha preservato uno strano destino.
Ciò che si vede è solo una “esercitazione” per il Restauro, siamo al Karaoke dove con la complicità degli Enti preposti al controllo hanno “clonato” il già discutibile intervento di Restauro, del Convento Agostiniano alla frazione Piano, attuale Sede Municipale, edificato però due secoli più tardi.
Pochi sanno che stiamo parlando del bene Culturale più importante di Montoro, edificato dai Frati Minori nel 1588 su di un’area donata dalla Famiglia Mastrangelo, uno straordinario Complesso Monumentale che ancora conserva al suo interno manufatti di inestimabile valore storico e architettonico, modello per tutti i Conventi Francescani realizzati in Campania.
È davvero incredibile che tutto questo è stato compromesso nella sua “unità storica” e Architettonica da dilettanti allo sbaraglio e da amministratori compiacenti.
A questo punto, c’è solo da chiedersi perché, chi avrebbe dovuto approvare i progetti di Restauro e vigilare su tali opere, ha lasciato fare, nonostante l’intervento progettato in nessun modo lasciava ipotizzare un intervento rispettoso delle elementari Norme Tecniche e Teoria del Restauro dei Monumenti.
A guardare, la sola parte scoperta dal ponteggio, si prova solo sconforto e disorientamento, l’intero edificio, ha subito una trasformazione che ha portato ad una alterazione della Composizione Architettonica e Storica a cominciare dalle cromie, senza entrare in questa sede negli aspetti esecutivi, che già da soli rappresentano un’offesa al Monumento, diventato di fatto una casa di campagna.
La zoccolatura in “marmo botticino” realizzata lungo tutto il perimetro, che ha cancellato la vecchia zoccolatura in con ringrosso di intonaco a base di calce, è un affronto grave ed evidenzia da sola come quanti hanno operato, si occupano di altro. La vecchia zoccolatura in calce, lasciava intravedere i frammenti lapidei di contonali, e pannelli in muratura grossolanamente squadrati, ormai tutto risulta intonacato, compreso l’accoltellato in pietra 0degli archetti e le voltine della vecchia loggia che prospetta sull’orto, diventati ormai segni insignificanti compromessi ulteriormente dalla discutibile esecuzione, atteso che le curve degli archi somigliano alla strada che conduce all’Incoronata.
La cosa ancora più assurda è l’attintatura, grigio antracite (quasi nero) delle riquadrature e cornici delle finestre, compresi gli architravi del primo piano. Si ha la sensazione di trovarsi di fronte a “saggi”, fatti predisporre non si sa da chi ed in quanto tali preoccupano poco, ma nella realtà non è così, è stato “ridicolizzato” un Monumento utilizzando con il denaro pubblico. Siamo al Karaoke del Restauro.
In assoluto la cosa più assurda, è la perdita del valore cromatico rappresentato dal vecchio intonaco con disegni geometrici di sapore Rinascimentale, la sua fattura era tutt’altra cosa rispetto a quanto realizzato con premiscelato. Tutto è stato barbaramente cancellato. È inutile spiegare che tutti i Monumenti della stessa Epoca, ma anche quelli successivi, che sono stati oggetto di Restauro, anche l’intonaco banale è stato consolidato, non fosse altro per la memoria storica. Tale scelta avrebbe impedito di fare “saggi” sulle cromie e sulle rifiniture, incomprensibili perché la qualità dei materiali esistenti li avrebbe guidati.
La spicconatura dei disegni geometrici a rilievo del prospetto e la loro ricostruzione, è stata una vera assurdità, tanto più che non si sono neppure resi conto di come gli stessi risultano realizzati.
Al Convento di Santa Maria degli Angeli è stato messo l’abito della festa, e non è finita, perché siamo solo all’esterno!
In realtà, si è trattato di una tragedia annunciata, infatti all’inizio dei lavori sono stati denunciati interventi dissacranti ed evidenziato a più riprese che, la ricerca del nuovo non ha nulla a che vedere con il Restauro dei Monumenti. Basta dire che all’interno risulta spicconato l’intonaco in ottimo stato di conservazione e danneggiato gli affreschi. Purtroppo però bisogna prendere atto ancora una volta che ci troviamo a valutare gli effetti di scelte scellerate, perché è mancato l’approccio interdisciplinare, indispensabile per tutto ciò. Risultano eseguite opere senza avere l’idea del Restauro, ma tanto per farle.
Ancora più grave è che, coloro che avrebbero dovuto controllare, e/o guidare le scelte, sono stati colpevolmente assenti evidenziando con ciò come unico obiettivo fosse la “Scuola di Alta Formazione” e non quello della Salvaguardia e Valorizzazione del Monumento.
Le sue sorti, non interessano a nessuno. Vista l’assurdità delle opere eseguite e quelle ancora n corso, non si comprende bene neanche il ruolo della Soprintendenza BAP, considerato che tutto ciò non è certo rispettoso delle Teorie del Restauro. La documentazione fotografica bene rappresenta tutto ciò.
Malgrado i danni fatti, sono ancora a chiedere di fermare tutto, per liberare il Monumento dalla “paccotiglia” che ne ha fatto un’opera Kich.
Purtroppo i Barbari non sono quelli arrivati nel VI e VII secolo, sono in mezzo a noi e si annidano anche nella parte alta della Società Civile.
Il solo fatto che nessuno della squadra coinvolta nell’intervento si è posto il problema, diventato critico sulle opere in corso, è ancora più grave perché a parte la sensibilità, che ognuno può avere su questi temi, evidenzia che è un problema di formazione.
Come è possibile assistere a tutto ciò, quando le nostre Università, le Scuole di Specializzazione in Restauro dei Monumenti sono le più accreditate del Mondo?
È necessario che tutti facciano la loro parte, anche la gente comune affinché si possono sconfiggere i “soloni” di turno per tutelare il nostro Patrimonio Culturale affinché possa continuare a raccontarsi e a “permeare” la Società Civile, e rappresentare la nostra identità
Solo la conoscenza può salvare il nostro Patrimonio Culturale con la sua Bellezza.
Giovanbattista Vico sosteneva che: …l’uomo può conoscere fino in fondo soltanto ciò che egli stesso ha prodotto: si sa ciò che si fa…..
Non si comprende tutto ciò e del perché si continui ad essere così irrazionali e distanti da certe tematiche che si propongono peraltro di cancellare un modello culturale che conferisce valore esemplare all’antichità.
Quali sono gli interessi che soggiacciano a tutto ciò portando gli attori della salvaguardia del Patrimonio Culturale e della Storia, ad occuparsi di altro. Ho letto da qualche parte… che è stato fatto “l’efficientamento energetico dell’edificio” che in una struttura del genere rappresenta una stupidaggine.
Queste scelte giustificate solo dall’ignoranza, non possiamo permetterle, perché quanto è rimasto, è davvero poco e si interviene poco per il recupero. Quanto poi agli interventi di sostituzione edilizia o il nuovo proposto per, infrastrutture e servizi, continuano a segnare in negativo il nostro territorio, rappresentano un affronto alla Storia, al Paesaggio e al nostro Patrimonio Culturale fortunosamente salvato e perché manca la cultura del Progetto.
È solo il progetto che consente approfondimenti e studi preventivi, che poi rappresenta l’aspetto più interessante nella scelta del Restauro.
Trovo davvero assurdo che ciò che ci circonda, continua a non fare da guida per le nuove proposte, e non voglio riportare nuovamente l’elenco perché, ormai è tutto visibile.
Tutto questo evidenzia la povertà intellettuale e la difficoltà a confrontarsi con gli “antefatti”, con la Storia del luogo.
È necessario guadare al Classicismo come modello culturale per conferire valore esemplare all’antichità, altrimenti non c’è salvezza.
Sulla facciata del Convento di Santa Maria degli Angeli, sembra sia stato disegnato un Pentagramma su cui sono state riportate delle note, le pause, ecc… accostamento che può sembrare “nobile”, di fatto però rappresenta la “Marcia Funebre” del Convento di Santa Maria degli Angeli e della frazione Torchiati. Siamo arrivati al “karaoke del Restauro”
A quanti hanno operato, non deve essere sufficientemente chiaro che cosa si intende per Restauro, non hanno ben compreso, che il Restauro è tale solo se inserito in una visione “diacronica”, l’opera interessata deve far dialogare il passato con il presente e il futuro, altrimenti Restauro non è, ma solo ristrutturazione.
È assurdo che si possa arrivare a tanto, tutto può essere spiegato solo dal fatto che manca già la cultura del progetto che rappresenta lo strumento base per “materializzare” ciò che viene pensato insieme alle immagini e il racconto mentale dell’intervento nel suo divenire.
Solo in questo modo possiamo lasciare una pagina aperta sulla Storia, quasi come un “fumetto”.
Tutto deve raccontare qualcosa, anche se a volte le esigenze di rifunzionalizzare degli spazi costringono a pensare molto sulle scelte che non devono servire ad ottenere le autorizzazioni ma a conservare il monumento.
Ritornando ai “fumetti” l’aspetto più tragico di un intervento di Restauro sbagliato, è rappresentato dal fatto che, mentre i “fumetti” restano tali e di solito tendono al “lieto fine”, il Restauro ci porta immediatamente alla realtà, alla fisicità dello spazio alle pietre, alla qualità dell’architettura, alla composizione e alla sua storia. Di conseguenza un Restauro sbagliato rappresenta la distruzione del Monumento.
Il Convento di Santa Maria degli Angeli a Montoro, è tutto questo rappresenta il “manifesto” che spiega che cosa il Restauro non è.
Ciò che appare mette in evidenzia che quanti hanno operato, non si sono mai confrontati con queste tematiche e i risultati sono altrettanto evidenti. Si è creata una rete stupida di complicità che ha coinvolto tutti coloro che avrebbero dovuto vedere, e non hanno visto.
È stata compromessa l’unità Architettonica e Storica dell’Edificio, facendola diventare una Villa Padronale Ottocentesca, le scelte fatte, hanno “ridicolizzato” un Monumento compromettendo tutto quanto prima dell’intervento conservava il suo fascino, la cromia, le decorazioni geometriche con le sbrecciature, i blocchi lapidei a vista, gli accoltellati degli archi e delle voltine, ecc…. è tutto scomparso.
Tutto questo oggi appare come una signora con in testa un velo nero, e la “minigonna” rappresentata dalla zoccolatura. Tutto questo è inaccettabile ed offensivo non solo per la professione degli Architetti, ma per tutti i cittadini di Montoro, perché stiamo parlando di u n T e s o r o c h e f a p a r t e d e ll’ A r t e e d i n q u a n t o t a l e è Patrimonio di T utti .
Nascosti dietro al ponteggio, hanno compromesso un Monumento e cancellato due secoli di Teorie e Storia del Restauro, distruggendo la nostra identità e credibilità.
È stata distrutta una meravigliosa facciata Rinascimentale, già salvata dall’Architetto Mario De Curzo e Adele Pezzullo nel 1997 e successivamente con il Lotto finanziato nel 2007, c’è da augurarsi che venga aperta una inchiesta, tanto più che, a parte il danno al Patrimonio, risultano anche demolite opere realizzate e collaudate, in perfetto stato di conservazione.
La “discreta” presenza delle decorazioni a rilievo geometrico di sapore rinascimentale presente sulle facciate che armonizzavano l’intera composizione architettonica, è diventata una rappresentazione astratta, inconciliabile con il contesto, con l’Architettura, cancellato la Storia e la Bellezza.
Architetto Carmine Petraccaro