di Lucio Ianniciello
San Tommaso alla ricerca di punti dopo tre sconfitte consecutive, l’ultima maturata ad Acireale, di misura oltre il 90′. Domani non si può sbagliare contro una diretta concorrente, la calabrese Palmese. Liquidato fa un resoconto su quello che e’ stato: “Lo sapevamo che il calendario inizialmente non era alla nostra portata. E’ vero che noi stessi ci siamo complicati la vita contro il Troina, poi abbiamo fatto una gara importante ad Acireale. Abbiamo subito dei torti sia in Sicilia che in casa contro il Troina. Dobbiamo mettere da parte queste 6 partite e fare il massimo come abbiamo sempre fatto. Forse abbiamo toppato a Giugliano se si escludono i primi 30′”.
La conferenza stampa di Annino Cucciniello sulla situazione impianti di gioco ad Avellino ha rimbombato, intanto domani si giocherà a porte chiuse a Montemiletto: “Abbiamo ascoltato tutti quello che ha detto il nostro dg. Appoggio in pieno la società, ci siamo trovati senza campo. Ricordo che siamo la seconda squadra di Avellino, contro il Troina abbiamo avuto il benestare dell’Us Avellino alle 16 del pomeriggio col rischio di perdere la gara a tavolino. Sulle cifre non posso dire niente. Da irpino e da baianese mi sento offeso, volevo che il San Tommaso avesse le stesse possibilità dell’Avellino di giocare al Partenio Lombardi. Andremo a giocare a Montemiletto a porte chiuse. Non e’ un bene per il calcio, non fa bene alla città di Avellino. Il San Tommaso va coccolato, e’ venuto fuori dal nulla, a braccetto va portato in salvo anche dalle istituzioni. Siamo diventati zingari: Roca, Partenio Lombardi, Montemiletto. Non abbiamo una casa stabile”. In questo peregrinare c’è un match da giocare e da non fallire: “Dobbiamo comunque fare il nostro dovere, mi dispiace per la gente che ci ha seguito. Giocare a porte chiuse e’ la morte del calcio”. Eppure c’è un quarto impianto che e’ stato individuato come la casa del San Tommaso per la stagione attuale: “A Pratola Serra abbiamo lavorato dal 22 luglio. Vorremmo giocare sempre qua, manca ancora qualche lavoro. Ora siamo costretti a zingarare da un campo all’altro”.