di Lucio Ianniciello
Oggi in sala stampa oltre a Capuano c’era anche il ds Di Somma il quale viene subito incalzato sul caso Meola, che da possibile biancoverde si è accasato al Chieti in D: “C’era la possibilità, volevamo tenerlo qualche giorno per valutare la condizione fisica. Passate 3 settimane abbiamo ritenuto giusto tesserarlo. Lunedì scorso ho avuto l’ok di Mauriello, martedì mattina mi chiama Christian Vecchia perché il ragazzo aveva la febbre. Mercoledì mattina ho cercato di contattarlo tre volte ma non ho avuto risposta. Poi Meola ha parlato con Vecchia. La sera ho visto la presentazione al Chieti. La colpa non è nostra, rispetto Chieti, bellissima città e società gloriosa ma il calciatore ha preferito il penultimo posto in D. L’accordo era già stato trovato nei primi giorni in cui era ad Avellino”. Prosegue: “Meola se era corretto, quando si e’ accasato al nuovo club chiamava il mister. Al sottoscritto non lo salutava neanche”. Interviene Capuano sulla vicenda: “Ho chiesto se era possibile avere Meola, prima che mettesse piede qui gli ho detto che poteva valere tantissimo e l’Avellino gli avrebbe riconosciuto una determinata cifra. Gli è stato mandato il tesseramento a casa tramite una mail di Vecchia, lui mi ha chiamato e ha detto che gli avrebbero elargito più soldi altrove”.
La parola ritorna a Di Somma, l’attenzione si sposta sul mancato riconoscimento dei contributi Lega per la valorizzazione degli under di proprietà ma il ds controbatte su somme che saranno incassate più tardi: “Sentivo parlare di Cavese e Paganese ma l’Avellino avrà 200mila euro di valorizzazione per Karic, Rossetti, Fallou, Micovschi”. Poi il tono cambia, oggi è l’anniversario del terremoto e in quella tragica giornata di 39 anni fa Di Somma era il condottiero in campo dei lupi in Serie A, è perentorio sul mister: “Finché starò qua, Capuano non si muoverà. Se non ci sarò, decideranno gli altri. Oggi per me sono 39 anni, ogni 23 novembre sono un po’ tesi e nervoso perché mi ritorna in mente tutto di quel giorno”. Il legame con Avellino è forte: “Non mi piace fare brutte figure, soprattutto in questa città dove ho dato il cuore. Non mancherò di rispetto alla mia gente”.
La conclusione e’ una specie di commiato: “Già ho i bagagli in macchina, la società non ci fa mancare niente. Sicuramente andrò via, a luglio quando fui chiamato non dormivo la notte. Il mio sogno era venite ad Avellino da dirigente, sono stato 4 anni a Benevento con risultati straordinari ma il mio desiderio era qui. Ho sempre detto tra me e me che volevo smettere ad Avellino. Sono arrivato però il sogno è durato pochi mesi. Il legame con città e provincia e’ fortissimo, lo dico a chi non mi conosce. Se dovesse concretizzarsi l’arrivo di un’altra proprietà io non ci sarò più. Sono 55 anni in questo ambiente e conosco tutto il mondo calcistico”.