a cura di Grazia Russo
Martedì 3 marzo, si celebra Santa Cunegonda, imperatrice
Proverbio: Quando in marzo di notte tuona la vendemmia sarà buona
La pupa quaresimale
Per il contadino e per il pastore irpino, l’anno era costituito da due sole stagioni: la staggiona, era la stagione della mietitura e della vendemmia, e la vernata, la stagione della semina.
La prima era la stagione grassa, la seconda invece quella magra, tempo in cui ci si asteneva dai cibi a base di carne, una volta esaurite le scorte di carnevale, cominciava la Quaresima.
La Quaresima era non solo il lungo tempo di astinenza ma soprattutto tempo di purificazione del copro e dell’anima: ogni sera, accanto al camino, si raccoglieva la famiglia per recitare il rosario.
In alcune campagne della nostra terra i contadini costruivano una pupa di stoffa nera che rappresentava una vecchia in atto di filare col fuso. Il corpo era fatto con una patata, in cui si infilzavano sette penne di gallina, sei nere e una bianca, a rappresentare le settimane della quaresima. La pupa veniva inchiodata sul portone di casa. A ogni domenica, dopo la funzione domenicale, al ritorno a casa si staccava una penna nera fino al sabato santo, a mezzogiorno, si staccava la penna bianca.
La pupa, che rappresentava appunto la Quaresima, al termine del lungo digiuno, veniva gettata tra le fiamme del camino come segno di liberazione.