Come si presentano e si riconoscono la paura, la depressione ed il panico?
Al fine di non chiuderci in tecnicismi ma imparare a riconoscere i nostri stati d’animo, possiamo paragonare la paura a quella morsa che sentiamo, ultimamente, quando guardiamo il telegiornale o quando il Presidente del Consiglio ha proclamato, inaspettatamente, il nostro intero Paese come “Italia Protetta”.
In generale, la identifichiamo per l’effetto che produce: la voglia di scappare, di cercare riparo e salvezza. Fisicamente, ci porta ad essere molto “attivati”: il cuore batte molto forte, la respirazione aumenta. Ciò accade in quanto, nel mondo animale, l’emozione della paura funge da salvavita per le prede contro i predatori: attiva il corpo per recepire il pericolo ed avere la forza di trarsi in salvo. Quando diventa troppo incessante, quella respirazione può diventare affanno e sfociare nel panico: uno stato in cui le nostre capacità di pensiero si riducono.
Ne abbiamo un esempio non molto lontano: la paura di non sapere ciò che accadrà, come andrà a finire, la paura della solitudine, la paura della paura stessa, ci può portare ad avere solo voglia di tornare a casa dai propri affetti e prendere quell’unico treno, nella vana speranza che il virus possa non badare agli spazi così stretti in quel convoglio.
D’altro canto la tristezza, la paura, l’immobilità ed il senso d’impotenza possono condurre ad uno stato depressivo, in cui il nostro tono dell’umore comincia ad essere sempre più basso: può risultare più difficile da riconoscere perché può manifestarsi in modi diversi come, ad esempio, la tendenza ad avere sempre sonno o non averne affatto, la tendenza a colmare il vuoto col cibo o ampliarlo con il digiuno. E’ uno stato che va contestualizzato al momento che viviamo, e considerato come la somma di diverse caratteristiche (atteggiamento rispetto al sonno, rispetto al cibo ecc.) in cui la matrice comune è il senso di apatia, ovvero la tendenza a non percepire nulla come qualcosa di piacevole.
E’ perciò importante mantenere viva la speranza e la voglia di fare: programmare il proprio futuro, riconsiderare la propria vita. Prendere da tutto quello che stiamo vivendo, un insegnamento che ci porti a vivere la vita con maggiore coscienza e attenzione verso la nostra felicità.
Il periodo di quarantena, le fake news, la convivenza forzata come incidono sull’individuo?
La quarantena è un contesto a cui non siamo abituati. E’ una situazione nuova, forzata, in cui le relazioni con l’altro vengono messe a dura prova. Mi riferisco alle famiglie e alle coppie in cui i problemi del passato non sono stati risolti e la cui convivenza non può più mantenersi sul filo del “esco, ci vediamo stasera”.
All’interno di quest’atmosfera, va poi tenuto conto del peso della paura dell’ignoto: non sappiamo cosa ci accadrà, non sappiamo se e quando finirà.
L’unica certezza che abbiamo è riportata dai giornali: lì sono custoditi i numeri delle persone che hanno lottato e che, purtroppo, non sono più con noi. In tanti ci siamo soffermati a pensare come debba essere dire addio nella solitudine totale.
All’interno di questo calderone fatto di paura, preoccupazione, ansia, rabbia e speranza incidono molto le fake news, le quali contribuiscono a rendere la situazione ulteriormente poco chiara. Girano così tante informazioni che il confine tra il Vero e il Falso diventa sempre più impercettibile. Ciò contribuisce a far salire i dubbi, a far perdere le certezze che abbiamo, generando in noi un forte senso d’impotenza e d’inutilità che possono esacerbarsi e contribuire all’innalzamento dei livelli d’ansia e/o abbassamento del nostro tono dell’umore. E’ importante scegliere con cura le fonti attraverso cui restare informati; è importante informarsi solo quando è necessario e non 24 ore su 24: non è una caccia alle streghe, è la ricerca di notizie chiare e puntuali. Restare informati è importante; mantenere la calma, pure.
Com’è possibile difendersi? Ci sono dei presidii di riferimento?
Sono partite iniziative disposte dai Comuni, organizzando servizi di sportelli d’ascolto gratuiti (a distanza) per la comunità. Le Aziende Sanitarie Locali e gli Ospedali hanno attivato servizi di supporto psicologico a distanza. E’ importante controllare su internet i numeri da contattare, gli orari di servizio e le singole modalità di accesso. E’ possibile, inoltre, fare riferimento all’Ordine Nazionale degli Psicologi con l’iniziativa #psicologicontrolapaura, sul cui sito internet è possibile trovare materiale e contatti di esperti con cui far fronte alla situazione. Tutte queste iniziative sono promosse nell’interesse della popolazione, non perché dobbiamo essere “tutti pazzi” ma perché viviamo un periodo così anomalo e difficile che è importante poter parlare con qualcuno per sentirsi capito ed ascoltato. E’ importante sentirsi accolti nelle proprie difficoltà e paure, perché queste possano ridursi. E’ importante riferirsi a un professionista con cui poter rintracciare le strategie più adatte a vivere questo momento così delicato per il mondo intero. E continuare a lottare.
Miriam Petraglia