a cura di Grazia Russo
18 aprile, sabato San Galdino, vescovo
Proverbio: Levante non giunge mai vacante
Cioè quando soffia il levante porterà con sé o nebbia o pioggia.
L’organizzazione del tempo-lavoro in campagna avveniva secondo il calendario rurale. L’avvicendarsi delle stagioni, come l’alternarsi del giorno con la notte, dettava i ritmi e le pause di ogni attività
Esisteva un calendario rustico ovvero in una zucca svuotata il contadino poneva all’inizio dell’anno 365 ceci o fagioli, ogni giorno ne toglieva uno fino a che, svuotata del tutto, la zucca avvertiva che l’anno era finito e ne cominciava uno nuovo.
Nelle nostre piccole comunità le ore più importanti della giornata, segnate dal suono delle campane, erano:
l’ora del garzone, detta così perché, due ore prima dell’alba, il garzone doveva abbeverare le mucche;
il mattutino, annunziato da 9 tocchi o da 15 battuti in tre riprese. Ed era l’ora della sveglia, dalle cinque alle sette.
l’ora della messa delle undici, a cui assistevano quasi solo donne
mezzogiorno, l’ora del pranzo
ventunora, annunziata con 21 tocchi di campana tre ore prima del tramonto, variava in base alle stagioni.
ventiquattrore, mezz’ora dopo il tramonto, è l’ora della morte di cristo, per cui veniva indicata con trentatré rintocchi di campana a memoria degli anni vissuti da Gesù.
Era l’ora del ritorno del contadino dai campi, e il momento in cui la famiglia si riuniva attorno al tavolo per mangiare una semplice ed umile cena.