a cura di Grazia Russo
19 aprile, domenica San Leone, patrono di Guardia dei Lombardi
L’asino che beveva nell’acquasantiera
A Guardia una volta avevano fabbricato una chiesa, ma l’avevano lasciata aperta, perché non avevano proprio idea di cosa fossero le porte. Venne un’estate afosa e asciutta, e mancò l’acqua nel paese. Don Pietro, il sindaco, teneva un asino, ma si dimenticava di portalo alla fontana a valle per abbeverarlo. E così la povera bestia se ne usciva dalla stalla e, spinta dalla sete, se ne andava a zonzo in cerca d’ acqua. Trovò la chiesa aperta, entrò e si abbeverò nella pila dell’acqua santa. Una bigotta vide l’asino nel luogo sacro e accorse: lo tirò con la cavezza, lo minacciò, ma non ci fu verso. Chiamò aiuto: – Correte, l’asino si beve l’acqua benedetta!
Accorse gente, ma non le riuscì di schiodarlo di lì. Si allontanò solo quando ebbe placato la sua sete. I parrocchiani bloccarono l’ingresso. Avvertito, il parroco fece gettare il bando: – C’è un asino che si abbevera nell’acquasantiera. Il padrone lo tenga chiuso nella stalla!
– Non credo che il mio asino dia ascolto al bando! – disse sghignazzando don Pietro.
Il giorno successivo, alla medesima ora, l’asino uscì dalla stalla e trottò sicuro alla volta della chiesa. Buttò a terra quanti volevano fermarlo, entrò in chiesa e si abbeverò. Poi uscì e andò a brucare nel giardino pubblico. Ai parrocchiani radunati in chiesa il parroco disse: – C’è un’altra soluzione: gli uomini a tagliare rovi spinosi, le donne a raccogliere frasche. Così chiudiamo l’ingresso alla chiesa.
Poche ore dopo accatastarono all’entrata frasche e rovi, come fa il contadino per ostruire il passo che dà l’accesso nel suo podere. L’asino non tardò a venire: vide le frasche con tante belle foglie verdi e prima si fermò a mangiarle, e poi penetrò in chiesa per abbeverarsi…