di Gianni Amodeo
E’ giornata particolare, quella odierna del 15 maggio, dedicata alla concelebrazione eucaristica e alle liturgie che ricordano la traslazione avvenuta oltre un secolo fa in città delle spoglie di San Paolino dalla Basilica di San Bartolomeo nell’Isola tiberina, a Roma, dove opera con capillare azione di carità aperta e soccorrevole la comunità di Sant’Egidio, modello di accoglienza e spirito umanitario; celebrazioni che saranno officiate e vissute nella Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta in Cielo – ad iniziare dalle ore 19,00– nel rispetto delle rigorose disposizioni che regolano sia nelle Chiese cattoliche e cristiane che negli Spazi sacri di tutte le altre professioni religiose il confinamento e il distanziamento sociale per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del covid–19, con la partecipazione del vescovo Francesco Marino, ma senza il popolo dei fedeli.
E’ una giornata dall’atmosfera insolita, quasi percorsa e soffusa da sfumature di mestizia, ben diversa da quelle della consuetudine, per la quale proprio il 15 maggio coincide con la simbolica e gioiosa apertura del Grande teatro, di cui sono ammirevoli protagoniste le Macchine scenografiche dei Gigli; è l’evento, quello memoriale della traslazione delle spoglie del Santo, che da sempre fa da anteprima e annuncio al Cartellone della girandola di iniziative e manifestazioni d’arte e umanità varia che attraversano in lungo e in largo del Giugno nolano. Un Grande teatro che per il 2020 è invece languidamente e di necessità chiuso. E non può essere altrimenti, finché il corona virus resterà incombente con le sue insidie di contagio aggressivo e letalità.
Torna, tuttavia, utile recuperare e rimettere a lustro alcuni … spiccioli di Storia cittadina, collegati con la cerimonia memoriale in programma in serata. Uno è lo spicciolo che fa ricordare il tortuoso itinerario fatto compiere alle spoglie del Santo, per poter rientrare in città e nella Diocesi di cui era stato vescovo; spoglie lasciate senza pace da deviate e perturbate fisime umane, forse per esercitare una qualche pressione spiegabile solo con gli apporti della psicologia sociale o della psicoanalisi, che furono trafugate dai Longobardi, tra il IX e il X secolo e sottratte alla venerazione dei fedeli frequentatori di quella Cittadella dell’accoglienza, ch’era stata fondata a Cimitile proprio dal Santo di Bourdeaux, diventata metà di pellegrinaggi per larga parte dei secoli alto-medievali. Una volta trafugate, i Longobardi depositarono le spoglie nella loro testa di ponte logistico, qual era Benevento, importante tassello di quell’architettura geo-politica che si chiamò Longobardia e che da Pavia correva verso il Sud …. quale abbozzato presagio e sogno di porre ad … Unità il Bel Paese, già una decina di secoli orsono. Ma c’era di mezzo il temporalismo assoluto della Chiesa. Ed hai detto tutto, per mettere in quarantena il desiderio e il progetto, svuotandoli e vanificandoli. Di certo, da Benevento le spoglie del Santo bordolense finirono a Roma, nel complesso basilicale di San Bartolomeo, da dove furono traslate a Nola, dieci secoli dopo il trafugamento, auspice il vescovo Agnello Renzullo e il sindaco pro tempore della città, l’on.le Tommaso Vitale. Era il 15 maggio del 1909. Cento undici anni fa. E da allora le spoglie di Paolino che con San Felice vescovo e martire condivide il Patronato protettivo sulla città sono custodite nell’urna bronzea nella Cripta della cappella che Gli è dedicata in Cattedrale.
L’evento -altro spicciolo corrente di Storia nolana– connotato dalla celebrazione eucaristica e dalle liturgie d’omaggio alla traslazione, coincise con l’inaugurazione della Cattedrale, consacrata per la circostanza a Santa Maria Assunta in Cielo, considerato che proprio sul finire a metà dell’800 fu proclamato da Pio IX il dogma dell’ Immacolata Concezione, dando notevole impulso al culto mariano, nella più generale azione di promozione e diffusione dei valori del Vangelo. Era stata incendiata, la Cattedrale, nella notte del 13 febbraio del 1861, con una tecnica ben studiata e dagli esiti infallibili. Gli incendiari spalmarono petrolio e grasso sulle estremità delle travi di sostegno e sulle suppellettili lignee della Cattedrale, risalente al ‘300, ed aveva subìto un vasto rifacimento sul finire del ‘ 500, per porre rimedio al crollo di parte del tetto.
L’incendio fu di natura dolosa, senza alcun ombra di dubbio, riferibile verosimilmente anche al clima politico che viveva la Nola di quell’Italia, ormai avviata alla proclamazione del Regno d’Italia sotto forma di Stato unitario, a palazzo Carignano, assurto a Parlamento, il 17 marzo del 1861, a Torino. Era la Nola, in cui si fronteggiavano importanti frange di opinione pubblica e cittadinanza sui versanti d’ orientamento clericale e su quelli di orientamento laico anti-clericale con addentellati negli epigoni della Carboneria artefice dei Moti del ‘20 e in latenti presenze massoniche, senza tralasciare affatto il respiro e il fascino liberale e libertario che esercitava il pensiero di Giordano Bruno nell’atmosfera delle idealità romantiche. Certo è che il giudice incaricato delle indagine procedette spedito nella ricerca degli incendiari. E nel carteggio istruttorio che compose in pochi giorni, il solerte e scrupoloso magistrato, ne indicò persino le generalità, per mandarli a processo. Ma la cosa non ebbe alcun seguito. Il giudice fu trasferito in altra sede. E dopo qualche mese, si apprese che era morto.
Nihil novi sub sole … Niente di nuovo sulle umane vicende, perché il potere s’imponga e si faccia valere, come che sia, facendo strame del giusto e del vero.
Altro … spicciolo da annotare è quello dei costi sostenuti, per realizzare la ricostruzione dell’imponente e maestosa Cattedrale in eccellente stile neo-rinascimentale. Furono necessari oltre due milioni delle lire del corrente conio, ripartite in quote-parti tra il governo nazionale, la municipalità cittadina e la Curia vescovile con il supporto di donazioni anche delle comunità parrocchiali della vasta Diocesi nolana.