di Gianni Amodeo
Sono due prospetti progettuali, quelli che raccontano una parte significativa della storia architettonica e costruttiva della Chiesa, che dal ‘700 è dedicata al culto di Santo Stefano, Patrono della comunità cittadina e Protomartire della cristianità, mentre per lungo corso di secoli è stata consacrata alla venerazione di San Rocco, San Vito e alla Madonna delle Grazie; sono prospetti cartacei in fotocopia, messi cortesemente a disposizione di chi scrive e che occupano una delle sezioni del Corpus di atti e documenti dello studio professionale dell’architetto Angelo Piciullo, che è un attento cultore del patrimonio di beni monumentali e storico-culturali d’Irpinia e dell’area nolana. Pubblicati – in coincidenza del crescente rincorrersi e dilatarsi sugli accidentati e impervi fronti transalpini degli infernali e atroci gironi di morte della Grande guerra– nel numero unico riservato al biennio 1914\15 de Il Primo Martire!, il periodico della comunità parrocchiale , forniscono utili tracce di conoscenza e scoperta di vita e costumi locali.
Un prospetto rappresenta la pianta dell’edificio sacro, che s’innalza in longitudine sulla direttrice est–ovest, ai piedi della collina di Gesù e Maria, con accesso all’unica navata, dal lato ovest. E’ una peculiarità caratterizzante la struttura, quella dell’accesso da ovest, per la quale- spiega il caro amico Romeo Lieto, geometra di larga esperienza progettuale e imprenditoriale, con oltre 50 anni di esercizio professionale- la spaziosa facciata frontale della Chiesa per larga parte della giornata, specie quando il tempo tira al bello, ad iniziare da mezzogiorno e fino al tramonto che avanza, è rischiarata dalla diffusa e intensa luce solare che rasserena e accoglie.
E’ la luce che d’inverno, disegnando cangianti ghirigori nel terso bianco e nel cristallino azzurro del cielo, s’irradia di soffuso calore, quasi mitigando e attenuando la sferza delle rapide folate del furioso vento di tramontana, spavaldo e irritante frequentatore di questi luoghi, su cui fanno buona guardia i Monti Avella, per quanto salutare e inesauribile purificatore d’aria da malsani germi e insidiosi batteri, e da benedire e ringraziare fosse solo per questa presenza, al netto di sconquassi e tiri birboni che combina, di tanto in tanto. In realtà,il prospetto sotto la … lente d’ingrandimento colloca nel VI secolo la pianta del basamento per la costruzione dell’edificio, lasciando intuire con lineamenti pressoché inconfondibili la presenza della cella tricora, intesa come sepolcreto, il classico ipogeo per la sepoltura dei morti. Una configurazione di cappella con i nitidi lineamenti della forma a trifoglio, costituita da tre absidi semicircolari, di cui una in posizione più avanzata e le altre laterali in posizione inferiore. Ed è la configurazione che si ritrova nel secondo prospetto, datato all’ XI secolo, ma con le tre absidi semicircolari allineate.
Sono profili intuiti, al filtro delle competenze tecniche e delle esperienze di campo dirette, ma bisognevoli di riscontri e verifiche, la cui entità e portata è strettamente correlata con le risultanze delle ricognizioni dirette. Un percorso, la cui praticabilità può essere auspicata e sostenuta con forza e convinzione, ma spetta ad Enti e Istituzioni preposte decidere e fare scelte; e se le ipotesi e le intuizioni che appaiono affidabili, fossero inverate, farebbero denotare una significativa testimonianza di vita paleocristiana sul territorio. E siamo pur sempre nel contesta dell’antica e fascinosa Abella\ Avella con la corona dei suoi Casali, di cui Baiano è parte costitutiva. Un quadro che si connette strettamente con la maestosa e solenne Cittadella delle Basiliche paleocristiane, che San Paolino fondò, a Cimitile distante neanche dieci chilometri. E nel monumentale complesso di rinomanza internazionale si vivono i forti e suggestivi sentimenti della religiosità cristiana, coniugati con storia, cultura e archeologia. Non va dimenticato che tra le Basiliche della Cittadella spicca quella dedicata a Santo Stefano, mentre nella Basilica nova, dedicata a San Giovanni pure sono presenti tracce d’abside tricora.
“La documentazione disponibile- dice l’architetto Angelo Piciullo– stimola e induce ad ampliare gli orizzonti di congrui approfondimenti e studi. Di certo, nella Chiesa di Santo Stefano merita attenzione e rilievo la giacitura della navata centrale per gli elementi tecno-scientifici e i riverberi astronomici con cui è atteggiata, in funzione dell’asse longitudinale inclinato di circa 28° rispetto alla linea equinoziale. Un dato- spiega Piciullo– in virtù del quale l’abside è orientato verso il punto di leva del sole nel solstizio d’estate”. Il che conferirebbe ulteriore valore alla peculiarità della facciata frontale dell’edificio sacro “tutta solare”. Una conferma per … un “qualcosa” di studiato e voluto.
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