di Gianni Amodeo
E’ stata una costante e tenace testimonianza di passione civile e d’impegno culturale, quella vissuta dal professore Luigi Buonauro – tout court, Gino per la vasta platea di amici e conoscenti che annoverava in città, nei Comuni dell’intera area nolana e della Bassa Irpinia, oltre che nel mondo accademico- docente ordinario di Diritto amministrativo nella Facoltà di Giurisprudenza della Federico II. Una testimonianza dai larghi e proficui orizzonti, le cui radici affondavano nella dimensione della formazione sociale che negli anni giovanili aveva maturato sia con la partecipazione all’intenso e rigoglioso crogiuolo delle iniziative con cui si connotava l’allora Azione cattolica particolarmente operosa e dinamica nel territorio diocesano, sia e soprattutto nelle attività del Circolo della Federazione universitaria dei cattolici italiani che apriva i battenti in piazza Giacomo Matteotti – meglio nota come piazza dell’Immacolata– e ch’è stato tra gli anni ’60 ed iniziali anni ‘80 un interessante e bello spazio di libera democrazia plurale dedicato a confronti e convegni pubblici su tematiche culturali e problematiche di attualità sociale.
Ed è- quello appena delineato per sommi capi- il background che proietterà il professore Luigi Buonauro nelle vita politica ed amministrativa locale, con l’adesione alla Democrazia cristiana, anche per impulso dello zio, Alfonso Ambrosino, ch’è stato sindaco della città e parlamentare del Collegio nolano proprio in rappresentanza del partito Scudocrociato. E’ il percorso che Buonauro compie insieme con l’architetto Vincenzo Meo, che sarà docente della Facoltà d’Architettura nella Federico II e senatore, l’avvocato Raffaele Napolitano, il dottor Felice Mauro, l’avvocato Erminio Capezzuto, il professore Vincenzo Quindici e l’avvocato Michele De Simone innescando nell’organizzazione cittadina della Dc elementi di cambiamento e di apertura alle istanze sociali, alimentando, nel contempo, il dibattito sull’assetto urbanistico dell’area nolana, destinato negli anni ‘70 ad assumere risalto nel più generale discorso pubblico sulle politiche regionali della Campania, che coinvolgeranno in vivace dialettica per ricchezza e articolata varietà di proposte la Dc, il Pci e il Psi ; politiche, che sfoceranno sul finire degli anni ’80 e negli anni successivi nella configurazione e nell’operatività del Distretto del terziario avanzato e della logistica nella Piana di Boscofangone, Cis–Interporto–Vulcano buono, il più importante complesso infrastrutturale del Sud a dimensione europea.
E’ una presenza notevole, quella della Dc nella realtà di Nola. E’ la presenza che rende il partito Scudocrociato forza largamente maggioritaria tra gli anni ’70 e ‘80, eleggendo nelle tornate per le elezioni amministrative mediamente tra 24 e 25 su 40 consiglieri. Una rappresentanza preponderante che, però, penalizzerà per bizzarro paradosso, la qualità e la stabilità delle gestioni amministrative, unici principi e metodi per il normale buon governo delle città,spesso disattesi e mandati in soffitta. Ma questo è un discorso particolare e complesso che viene da lontano, spesso tracciato e sviluppato, senza trovare ascolto né fare breccia, pur piccola che fosse, almeno finora, anche con amministrazioni di diverso segno politico e partitico succedutesi nella guida dell’Ente di piazza Duomo nei trascorsi quindici anni, a riprova della persistenza della mala pianta dei particolarismi e dei personalismi che sviliscono la buona gestione della cosa pubblica e della città. Di certo, il professore Luigi Buonauro, ch’era stato eletto con larghi consensi personali consigliere comunale, approda nell’82 alla carica di sindaco, espressione di un monocolore- Dc. E’ la funzione che eserciterà per un anno- segretario del partito scudocrociato, era Raffaele Napolitano – in ragione dello strano paradosso appena accennato e costituito proprio dalla Dc super maggioritaria che non riusciva ad amministrare la città in stabile continuità per crisi generate da dissidi interni e interessi scomposti tra le sue “correnti” di difficile, se non impossibile comprensione alla luce del comun buon senso.
Nel coniugare l’impegno politico ed amministrativo con quello della docenza universitaria, Gino Buonauro – il padre Carlo è stato valente magistrato e presidente della Corte d’Appello di Napoli – ha sempre conservato al meglio e dispiegato compiutamente la qualità delle conoscenze e delle competenze, per essere al servizio delle comunità, del territorio e delle giovani generazioni, riservando, ad esempio, attenzione per il discorso pubblico sull’istituzione dell’ Unione dei Comuni del Baianese e dell’Alto Clanio, in vista della fusione per la Municipalità unica, con un interessante saggio pubblicato negli Atti del Circolo L’Incontro. Un rapporto forte, schietto e genuino, che ravvivava con l’interesse per la comunicazione e l’informazione stampata, partecipando alla vita dei periodici del territorio, primo tra tutti l’impegno, ma anche un rapporto segnato dallo spiccato senso del rispetto delle Istituzioni e del loro ruolo. Di rilievo, in questa prospettiva sono le modalità e gli obiettivi, con cui per dodici anni ha esercitato le funzioni di presidente della Pro Loco Nola,Città d’Arte; un itinerario aperto e che il sodalizio di corso Tommaso Vitale prosegue con varietà e ricchezza di qualificate iniziative proprio sullo slancio impresso da Buonauro, in virtù della convenzione che lega la Pro Loco all’amministrazione comunale di piazza Duomo; convenzione sottoscritta dal commissario straordinario pro tempore a Palazzo di città, il prefetto Pasquale Manzo e Buonauro. Un rapporto che, di fatto, rende la Pro Loco un’articolazione istituzionale dell’amministrazione, riconosciuta dallo Statuto cittadino, a cui l’Ente-Comune assicura risorse economiche vincolate in bilancio, pari a venti mila euro all’anno, a sostegno proprio delle attività e delle iniziative della Pro Loco Nola, Città d’Arte. E con il varo dell’importante convenzione, all’azione svolta dal professore Gino Buonauro si deve anche l’acquisizione dell’attuale sede in capo alla Pro Loco, in virtù del comodato d’uso concesso dalla Curia vescovile. E si ricorderà che i restaurati locali che ospitano la Pro Loco componevano la seicentesca Cappella, un tempo consacrata al culto di San Giuseppe.
E nel chiudere questa nota, non può essere tralasciato il significativo e particolare dettaglio, per il quale Gino Buonauro, pur formalmente in stato di quiescenza pensionistica, ha continuato a vivere ed esercitare l’attività di docente. Lo ha fatto, programmando i corsi di studio e tenendo le lezioni di Scienze giuridiche, che si svolgevano fino ad alcuni anni fa nella sede dell’ Università Parthenope, nell’ex–palazzo degli Uffici finanziari di piazza Giordano Bruno, istituita in città con l’amministrazione- Serpico quindici anni orsono. Una dismissione che non ha fatto bene alla città, tanto che sul ritorno a Nola dei corsi di studio della Parthenope sono impegnati fattivamente da circa un anno l’amministrazione-Minieri che ha siglato lo specifico protocollo d’intesa con il Rettore Carotenuto, cittadini, gruppi politici e associazioni. Un fronte largo, a cui Gino Buonauro aveva aderito con entusiasmo e convinzione, perché la città merita un’Istituzione di profilo universitario per la sua storia e posizione baricentrica nel territorio rispetto alla rete di tutte le infrastrutture viarie, autostradali e ferroviarie della Campania.
Alla moglie, Giuliana Finaldi, alla figlia, la dottoressa Rosa, ai figli, Carlo e Michele, magistrati amministrativi, e Massimo, notaio, giungano i sentimenti di cordoglio della direzione e della redazione del giornale.