Consigliere regionale per tre legislature nel segno popolarismo democratico, è stato dinamico uomo di lavoro e d’impresa, alla guida dell’azienda familiare
di Gianni Amodeo
Una persona dabbene, aperta e disponibile all’ascolto sereno, nel conversare pacato sui temi sociali e di elevazione civile delle comunità locali che tanto lo appassionavano. E profondamente umile e semplice, com’è nella natura e nel temperamento degli uomini che costruiscono da soli, con le proprie mani, il proprio destino, il proprio pensare e sentire nell’operosa e civile convivenza. Erano -questi- i tratti, con cui si connotava Sebastiano Sorrentino, grande lavoratore e attento imprenditore alla guida dell’azienda familiare, specializzata nella lavorazione di marmi e graniti che ha rappresentato tanta parte della sua vita. Un impegno, quello per il lavoro, che ha vissuto con meticolosità e cura da sempre nella quotidianità, con la stessa dedizione e intensità che era solito profondere nell’azione politica.
Una presenza di onesta laboriosità, la sua, per la città e per l’area nolana, che la perfida e vorticosa Sars–CoV–2 ha colpito e sottratto all’affetto dei familiari e di coloro che ne hanno conosciuto amicizia e in sincerità di relazioni. E già nel maggio del 2013, Sebastiano Sorrentino era stato duramente e fortemente colpito negli affetti e nei sentimenti per la terribile morte incontrata dalla figlia Annamaria insieme con il marito, Salvatore Monda e i tre i nipoti, Vittoria,Gaetano ed Angela in un tremendo incidente automobilistico sulla “statale” del Vesuvio; una ferita profonda, che ne aveva scosso la fibra morale e mai rimarginata, a cui lo scorso aprile era seguita a settant’anni la morte della moglie prediletta, Angelina Cerciello.
L’uomo delle istituzioni e il politico
Nella linearità e chiarezza della visione della vita e della realtà sociale, a cui si rapportava, Sebastiano Sorrentino si ispirava agli ideali del popolarismo democratico, matrice identificativa della Democrazia cristiana e di quel Partito popolare italiano, ch’era stato fondato da don Luigi Sturzo nel primo Novecento e ri-costituito a metà degli anni ’90 – dopo la travagliata trasformazione del Partito scudocrociato, per effetto della “tangentopoli” giudiziaria che scardinò il sistema dei partiti della cosiddetta prima repubblica- a cui aveva aderito con ferma convinzione. E nelle tornata del 1995 per la sesta legislatura risultò tra i consiglieri regionali della Campania eletti con il maggior numero di voti, in rappresentanza dei “popolari”, con l’on.le Antonio Rastrelli, di Alleanza nazionale, alla presidenza della Giunta di palazzo Santa Lucia; e sempre in rappresentanza dei “popolari” venne eletto, con larghezza di consensi, per il secondo mandato consecutivo, nella settima legislatura 2000–2005, con l’on.le Antonio Bassolino, alla presidenza della Giunta regionale.
Un ciclo importante e significativo per Sorrentino, che fornisce importanti e qualificanti prove della personale incisività di caratura politica e interessanti proposte per lo sviluppo regionale, presiedendo la commissione per la programmazione, l’agricoltura, il turismo e altri settori produttivi. Nell’ottava legislatura, 2005-2010, Sebastiano Sorrentino, conseguì il conferimento del terzo mandato elettorale nell’assemblea regionale, in rappresentanza de La Margherita–Democrazia è libertà, la formazione politica, che nel 2007 confluirà, insieme con i Democratici di sinistra, nel Partito democratico, il soggetto politico, ideato e concepito quale elemento d’intersezione della tradizione e della storia politica dei due Partiti di massa, quali sono stati la Dc e il Pci fino agli anni del Crollo del Muro di Berlino nel 1989; elemento d’intersezione da proiettare nei tempi della società multiculturale e globale, mentre il cuore delle dinamiche geopolitiche del XXI secolo pulsano sempre più sulle coordinate produttive dell’Asia, privilegiando le rotte dell’ Oceano pacifico. E della fase di nascita e formazione del Pd nell’area nolana, Sebastiano Sorrentino è stato certamente un testimone autorevole e protagonista e in più riprese nei convegni e dibattiti aperti che si svolsero a Nola, San Vitaliano e Marigliano, con filo conduttore costituito dalle modalità che avrebbe dovuto assumere l’intersezione generatrice del nuovo soggetto politico, per essere reale e vitale,evitando che fosse una fusione a … freddo e senza anima, tra mondi ch’erano stati a lungo e in gran parte contrapposti. Una fusione di … poteri.
Un itinerario fatto di capacità pragmatiche e di felici intuizioni, con tanta volontà di conoscere, per ben fare, senza presunzioni e deteriori protagonismi; un itinerario, quello ch’è stato compiuto da Sebastiano Sorrentino nel Consiglio regionale della Campania, a cui avevano fatto da viatico e, al contempo, da complemento sperimentale le funzioni di amministratore, da consigliere comunale ora di maggioranza, ora di minoranza, e per qualche anno da assessore, nella città natia, Marigliano che dagli anni ’90 ai nostri giorni ha del tutto smarrito la bussola del buon governo di sé e del proprio territorio; quel buon governo della città tanto auspicato e voluto, per il quale proprio Sebastiano Sorrentino s’era espresso con calda passione e le generosità di sempre nella Lettera aperta indirizzata alle cittadine e ai cittadini, alle associazioni nello scorso agosto, in vista dell’elezioni amministrative del 20 settembre, dopo lo shock innescato dalla vicenda complicata e intricata che a luglio aveva condotto il sindaco Antonio Carpino agli arresti domiciliari con la grave accusa – formulata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli – di collusione con i clan di camorra nella gestione dell’amministrazione comunale. Una Lettera aperta, che Sorrentino aveva scritto, uscendo dalla sfera del silenzioso riserbo di vita privata e personale che s’era ritagliato, dopo i lutti patiti e sofferti negli ultimi anni, rendendosi disponibile “contribuire ad un cambiamento di rotta e di passo. Una disponibilità a unire e non a dividere. Perché il tempo e lo spazio di Marigliano hanno bisogno di concretezza e esperienza”.
Auspicava, in pratica, la formazione di una coalizione civica di ampio respiro, che superasse gli ottusi radicalismi e particolarismi, che hanno punteggiato la vita della città di tutti questi anni, con frequenti crisi amministrative senza ritorno e un inverecondo balletto di gestioni commissariali del Palazzo comunale. Un auspicio di normalità e crescita che Marigliano, città media con una popolazione di oltre 30 mila abitanti, merita. E che resta di calzante attualità. Il modo migliore, per onorare la memoria di Sebastiano Sorrentino, è la capacità di tradurre in concreto la sua volontà. Una svolta- il “cambio di rotta e passo” invocato nella Lettera di cinque mesi fa-che spetta certamente alla compagine amministrativa eletta a settembre, con Iossa sindaco, interpellando anche e soprattutto l’intero ceto politico e le articolazioni associative della città, ponendo al bando personalismi e sciocchi particolarismi che se salvaguardano gli interessi dell’immediatezza, alla lunga sono penalizzanti per chi li persegue, oltre che per la città.