“La Tunisia non diventerà, come molti altri paesi del Sud, un cimitero per gli scarti di paesi e aziende capitaliste a scapito della vita umana e della natura”. La voce del Partito dei Lavoratori della Tunisia sceglie Potere al Popolo per far viaggiare il suo messaggio da un capo all’altro del Mediterraneo fino alla Campania, dove ha sede la società SRA di Polla (Salerno), addetta allo stoccaggio di rifiuti coinvolta nello scandalo che sta facendo tremare le diplomazie dei due paesi e varie autorità istituzionali.
“Consideriamo che queste operazioni costituiscano crimini contro l’umanità e una sorta di azioni terroristiche che prendono di mira sia l’intera collettività che l’ambiente – si legge nella nota del Partito dei Lavoratori a Pap – minando il diritto alla vita”.
“Quello che è successo ci ha mortificati e non potevamo rimanere indifferenti – commenta Giuliano Granato Coordinatore di Potere al Popolo Campania – per questo rivolgiamo un appello al Ministro Costa anche per i nostri fratelli tunisini che ci sollecitano ad invitare le forze progressiste nei due Paesi ad avere un maggiore coordinamento di azioni per denunciare e contrastare l’attività commerciale ed economica mafiosa che beneficia in modo subdolo della copertura di strutture istituzionali, affinché vengano intraprese tutte le azioni necessarie al perseguimento di coloro che sono coinvolti in questi crimini”.
Nella vicenda ci sembra paradossale non tirare in ballo la regione Campania, che ha dato l’autorizzazione all’esportazione di questi rifiuti pericolosi, in barba ad ogni convenzione internazionale. C’è l’urgenza di stabilire anche qui in Italia quale sia stata la catena di comando che ha permesso ciò. In Campania, tra l’altro, conosciamo molto bene il sistema marcio, corrotto e criminale che esiste nell’ambito della gestione dei rifiuti, che tanto ha danneggiato la nostra terra. Intanto le associazioni presenti in Tunisia stanno sollecitando la stampa locale ad approfondire la questione e stanno esercitando pressione sul Governo perché vengano fatti rientrare i container di rifiuti in Italia.
LA VICENDA
Al centro dell’intrigo potrebbe esserci la società privata italiana SRA di Polla (Salerno), addetta allo stoccaggio di rifiuti. In base ad un accordo di fornitura sospetto, stipulato con la società tunisina SOREPLAST, titolare di licenza di attività di selezione, recupero e riciclaggio dei rifiuti di plastica, avrebbe spedito in Tunisia migliaia di tonnellate di rifiuti risultati poi pericolosi, almeno così lascia intendere la lettura dei report della stampa informata sui fatti. L’esportazione di tali rifiuti, però, è vietata dalla legislazione tunisina nonché dalle convenzioni internazionali (accordo di Basilea e convenzione di Bamako). In estate i funzionari doganali, nell’ambito di un’ispezione nel magazzino della società fornitrice, constatarono un’infrazione in considerazione della tipologia di codice di identificazione in base al quale i rifiuti sono arrivati in Tunisia (classificati come rifiuti di plastica in realtà contenevano rifiuti pericolosi). Nonostante la prima contestazione, con la richiesta di riesportare i container vietati, la SOREPLAST ha continuato ad operare, facendo arrivare nel porto di Sousse 212 nuovi container carichi di rifiuti pericolosi. Le autorità doganali hanno sequestrato il secondo lotto di rifiuti, per il quale la parte tunisina avrebbe dovuto ricevere l’equivalente di 150 dinari per tonnellata (circa 45 euro), secondo il contratto stipulato con la SRA, che mirava a smaltire circa 120.000 tonnellate nelle discariche tunisine, per un fatturato complessivo di quasi 5 milioni di euro. A Sousse, l’8 luglio, è stato finalmente deciso di sequestrare i container per rispedirli in Italia ma, fino ad oggi, i rifiuti sono ancora in Tunisia.